• A proposito di Imu, scuole e Chiesa cattolica
    27/02/2012 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    “IL PROSSIMO ANNO iscriverò mio figlio alla scuola privata, dai Salesiani, dove si studia veramente, io ci tengo alla sua formazione e farò tutti i sacrifici necessari pur di mandarlo ad una scuola cattolica. Mica sono fesso io!”. Così si è espresso un mio collega, qualche tempo fa, scindendo, all’occorrenza, la sua persona in due: docente in una scuola pubblica per i figli degli altri; padre di un ragazzo per il quale la scuola pubblica che dà da mangiare a lui e alla sua famiglia, non è adatta. Sforzandomi, anche parecchio, da convinta sostenitrice della scuola pubblica, avrei potuto comprendere alcune considerazioni della sua affermazione (per esempio la formazione cattolica che, comunque, può essere garantita anche dalla famiglia), ma il non essere “fesso”, quello proprio no! Tipico atteggiamento di chi si sente più “intelligente” degli altri, che è poi una caratteristica odiosa dell’italiano medio. Lo stesso italiano medio che dice: “E che, sono fesso io a pagare le tasse!”.

     

    E’ una storpiatura evidente del significato di intelligente. Il mio collega sarebbe stato infatti molto, ma molto più intelligente se avesse pensato, da padre e da docente, che il bene di suo figlio e dei figli degli altri, era lottare e pretendere che venisse migliorata la scuola pubblica…Ma questo sarebbe un discorso molto lungo perché entrerebbero in gioco tanti aspetti: i significati di libertà, di uguaglianza delle opportunità educative e didattiche, di discriminazione, di privilegi, di laicità della scuola ecc. ecc. Ora, qual è il punto? L’esenzione dall’Imu, stando alle ultime novità del governo Monti, sarà garantita agli enti “no profit”, senza fini di lucro quindi. Ciò vorrà dire che la maggioranza assoluta delle scuole private cattoliche, poichè sono dichiarate enti “no profit”, avranno diritto all’esenzione. Altre prerogative per ottenere l’esenzione saranno: essere scuole paritarie e non avere limiti di accesso. Poca cosa sarà dunque l’incasso di somme dalle scuole religiose, speriamo almeno nelle attività commerciali, che almeno quelle siano tassate nel giusto modo. A questo punto, spero tanto, per il mio “povero” collega, che continuerà a percepire lo stesso stipendio fermo ad anni e anni fa, e tra i più bassi in Europa, che la scuola frequentata da suo figlio sia una di quelle esentate dal pagamento dell’Imu, altrimenti non penso proprio che riuscirà a pagare le tasse, perché sicuramente queste aumenteranno.

     

    Nel qual caso, mi dispiace per lui, perché vedrà vacillare la convinzione di sentirsi più “intelligente” degli altri. Che ci siano enti assistenziali cattolici che alleviano disagi ed emarginazione, è cosa encomiabile perché svolgono un importante ruolo sociale, spesso supplendo a mancanze dello Stato. Per questi enti, dunque, parlare di Imu sarebbe veramente ingiusto. Ma quando si tratta di certe scuole innegabilmente elitarie che, per loro stessa costituzione, garantiscono privilegi alle già privilegiate categorie sociali, allora il discorso dovrebbe essere diverso.

     


     
  • Lascia un Commento

    L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    *