• Un libro a settimana – “Umiliati e offesi” di F. Dostoevskij
    5/10/2014 | Gabriele Giordano | Edicola di Pinuccio

    “Umiliati e offesi” di F. Dostoevskij narra le storie, raccontate dal protagonista Vanjia, della giovane Nataša, da lui amata, e della piccola Nelly.

    Ambientato nella San Pietroburgo dell’800, il romanzo contiene due storie simili che partendo da posizioni diverse finiscono per incrociarsi.

    Alle loro spalle si staglia, a muovere le fila ed influenzare i destini di entrambe, la figura del principe Valkovskij il quale, dapprima offende e annienta la famiglia della giovane Nataša, e successivamente, ostile all’amore della giovane verso il di lui figlio Alëša, umilia e “tortura” la stessa giovane.

    Nataša, nonostante la lite tra il padre ed il principe ed incurante della maledizione paterna, abbandona la casa familiare per fuggire, in preda alla passione, assieme al giovane Alëša, figlio di Valkovskij. L’amore tra i due giovani è fortemente osteggiato dal Principe il quale, avido di denaro e potere, ha altri piani per il figlio, per il quale ha organizzato un matrimonio di interesse con una nobile ereditiera.

    Parallelamente, Vanija narra la seconda storia, anch’essa dominata dalla maledizione paterna.

    Il protagonista-narrante accoglie in casa la piccola orfana Nelly, la cui madre è morta in povertà poco tempo prima, scacciata e maledetta dal padre, il vecchio Smith, che lanciò il suo anatema in seguito alla fuga della figlia con un uomo che, dopo averle rubato il denaro paterno, la scaccerà e abbandonerà lasciandole un unico ricordo, l’unica cosa di cui il falso amante avrà timore per tutta la vita: la piccola Nelly.

    Ma quale legame lega il perfido Valkovskij alla seconda storia?

    A tramare le fila del romanzo è il tema della ingiustizia sociale e, più in generale, dell’ingiustizia tout-court. Tema che riapparirà nei successivi romanzi dell’Autore a scuotere le coscienze e che giungerà, nei “Fratelli Karamazov”, a toccare il suo punto più alto con la dissertazione sul male sofferto dai bambini e a sondarne le cause di giustificazione alla luce dell’esistenza di Dio e/o del celebre pensiero in base al quale “Se Dio non esiste, tutto è permesso”.