• Un libro a settimana – Quando ci batteva forte il cuore (Stefano Zecchi)
    09/11/2014 | Gabriele Giordano | Edicola di Pinuccio

    È una storia triste quella narrata da Stefano Zecchi in “Quando ci batteva forte il cuore”.
    La storia del piccolo Sergio, di sua madre, di suo padre, dei suoi amici.
    La storia delle terre irredente dell’Italia al confine con la Jugoslavia.
    La storia dell’annessione dell’Istria alla Jugoslavia di Tito.
    È una storia che parla di assenze ingombranti, di morti, di fughe, sullo sfondo del dramma delle foibe.
    È la storia di Sergio, bambino di Pola, che cresce con la madre e con l’assenza del padre Roberto, combattente nella seconda guerra mondiale.
    Ma è anche la storia di Sergio che vive il ritorno del padre: evento che turba la vita domestica, fatta dell’intimità con la madre Nives, ed invasa da un uomo (suo padre) sconosciuto.
    E poi è la storia del rapporto padre-figlio: un rapporto che stenta a consolidarsi a causa dei segni della prigionia che il padre porta addosso, la storia di un bambino troppo piccolo per comprendere le liti tra i due genitori, dovuti all’impegno politico di Nives.
    Nives, idealista e patriottica, è uno dei punti di riferimento del CLN che lotta prima contro i fascisti e poi contro l’annessione della propria terra alla Jugoslavia.
    Impegno politico che la porterà a sacrificare la propria famiglia e a costringere alla fuga Roberto e Sergio.
    La tragedia della perdita della madre rappresenterà per Sergio l’occasione di acquisire una figura nuova, mai avuta fino a quel momento della sua vita, quella del padre.
    Durante le fughe notturne per fuggire agli sc’avi (slavi) e alle foibe si cementerà un rapporto padre/figlio dolce ed emozionante, nutrito da un istinto reciproco di protezione, che, però, non sarà in grado di lenire – nel lettore – il sapore agre di una tragedia ancora un po’ sconosciuta rispetto all’eco dell’Olocausto.
    Sono le assenze, quella paterna, quella materna, quella della libertà, a riempire le pagine del romanzo, in una circolarità degli eventi che non è in grado di giustificare la sofferenza di un bambino, neanche alla luce di un più alto ideale di libertà.