• Opinioni. Annachiara Crea debutta in Edp e racconta la sua esperienza in America
    "Come sei mesi passati in America mi hanno svegliata dal 'sogno americano' ” Luoghi comuni, stereotipi, opinioni generali sugli Stati Uniti d’America: verità o utopie?
    25/10/2015 | Annachiara Crea | Edicola di Pinuccio

    sogno americanoAppello raccolto. Annachiara Crea, giovanissima studentessa, ha partecipato con molta attenzione all’incontro promosso da Edp la scorsa settimana  volto a dare l’opportunità ai giovani di collaborare nel campo dell’informazione attraverso corrispondenze e/o contributi da pubblicare sull’Edicola di Pinuccio.  Questo di seguito è il suo “primo pezzo” che ha voluto dedicare alla personale esperienza vissuta in America e durata sei mesi. Con molto piacere lo pubblichiamo augurandole di realizzare il suo di “Sogno”, quello di diventare giornalista professionista. Ed in questo senso siamo orgogliosi di poterLe dare il giusto spazio. In bocca al lupo Annachiara! (EdP)

     

    Lo chiamano “il sogno americano”: la speranza di trovare successo e fortuna semplicemente attraversando l’Oceano e calpestando il suolo del grande Paese a stelle e strisce. Saranno gli alti grattacieli, sarà tutta colpa della televisione, saranno le infinite opportunità che hanno da offrire. Qualunque sia il motivo, gli Stati Uniti rappresentano il luogo ideale per chi nella vita ha grandi ambizioni da realizzare. Il che non è ovviamente un semplice effetto collaterale della globalizzazione: l’America, vissuta “dall’esterno”, corrisponde in tutto e per tutto all’idillico dipinto dei mass media. Ma vissuta “dall’interno”,  la sfrenata vita americana non è esattamente un sogno.

     

    Ed è qui che inizia a sfatarsi qualche “mito”. Il primo e più acclamato fra tutti recita: “L’America è un paese libero”. Niente di più lontano dalla verità. Rigore e rispetto delle regole sono in realtà le parole d’ordine in ogni ambito della vita americana. Dall’educazione familiare, al sistema scolastico alla semplice vita in comunità… Tutto appare perfettamente “squadrato”, organizzato con la precisione di un orologio svizzero. Le alternative sono: obbedire o cambiare Paese.

     

    Un altro luogo comune è l’apparente apertura mentale degli statunitensi. Un popolo accogliente, che difende a spada tratta i diritti degli omosessuali, che predica il rispetto reciproco… Tutta un’utopia. I giudizi, così come i pregiudizi, sono all’ordine del giorno. L’individualismo è ciò che muove la società. E non importa se il presidente Obama sia un uomo di colore: il razzismo esiste, ed è presente tanto quanto le insegne dei McDonald’s.

     

    E non dimentichiamoci dello stereotipo più diffuso, quello secondo il quale alla parola “America” va inevitabilmente e automaticamente associata la parola “benessere”. In quanti pensano che gli americani abbiano le tasche piene di banconote verdi con la faccia di George Washington stampata sopra e la pancia piena di Hot Dogs? Probabilmente tutti, ma tutti si sbagliano. I cosiddetti “anni ruggenti” sono finiti da decenni, le donne non indossano più cloches e collane di perle, e le parole “crisi” e “risparmio” sono ormai parte integrante del vocabolario.

     

    Ma passiamo ai giovani. Quanto sembra perfetta la loro vita nelle serie televisive? Quante cose si potrebbero fare se all’età di sedici anni si potesse aprire il portafogli ed esibire con orgoglio la propria patente? Quello che non ci si domanda è: perché lo stato americano permette una responsabilità del genere a dei ragazzini di sedici anni? Semplice. Dipendere dai genitori negli Stati Uniti non è un’opzione e già da adolescenti bisogna alzarsi dal divano, spegnere la Play Station e darsi davvero, seriamente da fare.

     

    D’altronde, l’essere intraprendenti è l’unico mito americano che non può essere sfatato.

     


     
  • 1 commento

    1. Rosanna Giovinazzo

      Un incoraggiamento è d’obbligo. Brava Annachiara, continua così!

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