• L’urgenza della riforma del sistema elettorale è una priorità ineludibile per garantire la governabilità
    29/05/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    STANDO A QUANTO s’apprende da autorevoli fonti Reuters la Commissione Europea nelle raccomandazioni sui programmi di consolidamento fiscale dei paesi europei che saranno pubblicate domani indicherà che, secondo le aspettative,  l’Italia rispetterà il nuovo vincolo di riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil di un ventesimo all’anno in media per la parte eccedente il 60%.  Potrà essere quella  buona notizia che si attendeva nella  speranza di poter  rassicurare i mercati e far abbassare la soglia dello spread tornata pericolosamente a svettare sopra i 400 p.b. Intanto perché ciò stà a significare che le misure intraprese dal Governo iniziano a divenire efficaci in quanto indirizzate a far diminuire la spesa pubblica,  che così come preannunciato dal commissario Bondi, entro giugno subirà una prima importante sforbiciata di ben 4,2 miliardi di €, fino a raggiungere le migliori aspettative esternate per mezzo del Ministro Giarda che prevede nel medio periodo una possibile riduzione dei costi per un importo vicino ai 100 mld/€ (circa il 5% del debito pubblico complessivo) proiettandosi addirittura ai 300 mld/€ nel medio lungo periodo (ben il 15% dell’attuale debito pubblico). Dal canto suo  L’Italia, con un debito pubblico a fine 2012 stimato a 123,4% del Pil (fonte Ministero dell’Economia), ha previsto un percorso discendente a partire dal 2013. Anche se v’è da sottolineare come sarà abbastanza arduo rispettare tale rapporto di riduzione se se la crescita economica continuerà a rimanere al palo com’è adesso, tenendo sempre d’occhio l’obiettivo conclamato del raggiungimento del pareggio di bilancio, concordato proprio in sede europea proprio per l’anno prossimo. Ma sempre secondo le indiscrezioni la Ue dovrà altresì registrare il punto dolente : vale a dire il mancato recupero della credibilità sui mercati interni ed internazionali da parte dei paesi dell’euro, atteso che tutti gli sforzi sinora compiuti dai diversi governi sul piano del consolidamento fiscale non si sono tradotti in una stabilizzazione dei mercati finanziari. E proprio il tema della liquidità (e quindi la possibilità di reperire finanziamenti) stà divenendo patologica in Europa con un indirizzo della richiesta che si volge sempre più frequentemente ad altri mercati, in particolare a quello americano dove, come riporta il WSJ, si sono ottenuti in prestito ben €14,4 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno (più del doppio dell’intero 2011). Ma la vera novità che ci si attenderebbe dovrebbe essere di natura politica. Proprio in questo delicato momento i partiti dovrebbero percorrere la strada delle necessarie riforme istituzionali assieme al Governo per irrobustire l’intelaiatura strutturale evidentemente troppo debole del nostro sistema Italia, per poi passare speditamente a concordare la riforma elettorale che dovrebbe ridare governabilità al nostro Paese in un ottica di medio periodo. L’obiettivo di una nuova legge elettorale (col suggerimento ad un sistema maggioritario a doppio turno con sbarramento e collegi uninominali) in fondo, deve essere interesse di tutti i partiti che compongono il frammentato quadro politico nazionale, poiché come abbiamo sinora potuto osservare l’attuale sistema, non solo non garantisce la governabilità, mantiene in vita l’ingiusto sistema delle nomine partitiche finendo così di fatto per favorire le lobbies, ma oltretutto aumenta la tendenziale litigiosità di “poli” prigionieri di fazioni estreme, favorendo la nascita e la conseguente frammentazione  di coalizioni governative troppe volte intente a mediare per provare a conciliare l’inconciliabile.  Giuseppe Campisi.