• La giustizia sociale in un paese anormale. Ai lavoratori di Pianambiente la solidarietà apparente non basta più
    13/11/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    MA PERCHE’, IN UN PAESE NORMALE, in una regione normale i lavoratori hanno bisogno di salire sui tetti, di urlare slogan di proteste, hanno necessità di iniziative eclatanti solo per rendersi almeno visibili agli occhi dei potenti o udibili a quelle stesse orecchie che magari qualche tempo prima hanno colto lo scroscio degli applausi, appurando l’elezione, il raggiungimento del traguardo bramato e prefisso, camuffato dalla volontà di mettersi al servizio di una comunità – verrebbe da ritenere più virtuale che reale – per di più sofisticato da un falso buonismo di maniera che, una volta occupato lo scranno, viene cestinato senza riciclo ne dimenticatoio dei propri affari personali? Ma è chiaro! Perché, non di colpo, ci siamo accorti di sopravvivere in un paese anormale, men meno che in una regione normale! I lavoratori di Pianambiente non sono figli di un dio minore.

    Così come non lo sono quelli dell’Alcoa, gli “eccedenti” dei servizi Wagon Lits delle FS, del porto di Gioia Tauro e chissà magari quanti altri ancora. Forse protestare  può essere anche accettabile se il dissenso lo si intende quale libera manifestazione d’un pensiero o d’uno stato d’animo. Ma disperarsi e, cosa peggiore, umiliarsi, no. Avvilirsi per trovare una via d’uscita, per garantire il minimo indispensabile di ordinaria serenità quotidiana ai propri figli ed alla propria famiglia è non solo devastante per compie il gesto, ma molto più significativo per l’opinione pubblica, poiché certifica, inesorabilmente, il fallimento dell’essenza, del valore e del significato del sostantivo “politica”. E’ demandato al governo della cosa comune, e più in alto, ai suoi rappresentanti, la risoluzione delle problematiche che premono dal basso per favorire la pacifica convivenza e restituire a ciascuno il diritto di uguaglianza che è manifesto nella irrinunciabile condizione di nobiltà ontologica e morale in cui l’uomo è posto dalla sua natura umana.

    Ma quando ciò non avviene, per imperizia, incapacità, inettitudine, incoscienza, ed ancor oltre per disprezzo, o per la turpe ignoranza (che è di gran lunga la limitazione più odiosa ed impedente) allora è bene, per preservare lo Stato da dissesti maggiori, arrestare questo circuito dannoso e promuovere le dimissioni dal mandato e dalla  carica di coloro i quali si sono resi rei di ignavia pubblica. Come si possa, in una regione abitata da poco più di 2 milioni di persone costantemente irrigata da fondi europei, essere in stato d’emergenza perpetuo sotto il profilo sociale, politico ed economico diventa davvero difficile da spiegare ed impresa addirittura eroica tentare di decifrarne le conseguenze. Ciò che è triste è dover accettare la rassegnazione come ineluttabile normalità. Allora un atto, moralmente legittimo peraltro opportunamente giustificabile, quale quello di manifestare solidarietà, pretende giustizia rapportato alle vittime di tali abusi di potere viepiù poiché costrette, se non coatte alla genuflessione ad un sistema ambiguamente gerontocratico e provocatorio, organico ad una certa egemonia di casta, la cui pacca sulla spalla, visti i frutti scabrosi, non deve bastare più.


     
  • 1 commento

    1. sandro spanò

      PERCHE ? perchè in italia e solo in italia, che fa parte della comunita’ europea, i diritti dei lavoratori non vengono più rispettati ormai neanche i tg regionali, vedi quelli di oggi, non hanno neanche citato la cosa la rete d informazione e in mano ai potenti e queste cose e meglio non farle vedere, ma spero tanto che a non molto ci ribbelleremo tutti e poi succeda quel che succede. sandro indignatissimo

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