• Dilagano i tributi locali: +115% in 15 anni. Ecco come la fiscalità nemica divora l’economia reale
    28/08/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    ABBIAMO IMPARATO, manco a dirlo sempre a nostre spese, che non c’è settore o comparto ove i risvolti della crisi non si facciano sentire con intensità mordace che passa dal costante al variabile in aumento. E, come voler parlare di corde in casa dell’impiccato, ecco che un recente studio della Cgia di Mestre mette a nudo un’altra ineludibile verità : la decisa cabrata delle tasse locali che nel corso degli ultimi 15 anni ha portato il picco d’aumento a +114,4 %, che in termini assoluti vuol dire aver superato i 102 miliardi di euro di importo, gravando su ogni italiano per 1.684 euro/anno. Assodato il fatto che è terminato (da un pezzo) il paese di bengodi, la triste realtà che pare attenderci è fatta di un futuro a tinte fosche ove, se ancora possibile, la situazione è destinata a peggiorare. Lo studio ci informa che tra il 1996 e il 2011, il gettito riferito alla tassazione locale è più che raddoppiato e che,  sempre in questo lasso di tempo, le entrate fiscali di Regioni, Province e Comuni sono passate appunto da 47,6 a 102 miliardi di euro. L’Amministrazione centrale, invece, ha ritoccato in aumento le entrate “solo” del 9%. Infatti, se nel 1996 il gettito era stato di 320,9  miliardi, nel 2011 l’Erario ha incassato 349,9  miliardi di euro, mentre il Pil nazionale, sempre in questi ultimi 15 anni, è cresciuto del 15,4%. Ma volendo fare una scelta tra la fornita carrellata di tasse tra le 16 principali voci, ce sono davvero per tutti i gusti. Ricordiamo quelle applicate dalla regione a cittadini ed imprese che sono : IRAP (imposta regionale sulle attività produttive); Addizionale regionale IRPEF;  Tassa automobilistica (bollo auto); Addizionale regionale all’accisa sul gas naturale;  Tassa sulle concessioni regionali; Tassa diritto studio universitario. Quelle applicate dalle provincie : Imposta sulle assicurazioni RC auto; Imposta provinciale di trascrizione (autoveicoli, camion e rimorchi);  Addizionale provinciale sul consumo di energia elettrica (diverso da abitazioni); Tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell’ambiente. E per finire quelle applicate dai comuni :  ICI (imposta comunale sugli immobili) ricordando che l’Imu è stata introdotta nel 2012;  TARSU/TIA (tassa sui rifiuti);  Addizionale comunale IRPEF; Tassa occupazione spazi e aree pubbliche; Imposta comunale sulla pubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni; Addizionale sul consumo di energia elettrica (abitazioni). Ed è Giuseppe Bortolussi, direttore della stessa associazione, a spiegare come in un lasso tutto sommato breve si è passati dall’osanna al crucifige  - Non dobbiamo dimenticare che, negli ultimi 20 anni, Regioni e Comuni  sono diventati responsabili della gestione di settori importanti come la sanità, il sociale e il trasporto pubblico locale senza aver ricevuto un corrispondente aumento dei trasferimenti. Anzi. La situazione dei nostri conti pubblici ha costretto lo Stato centrale a ridurli progressivamente, creando non pochi problemi di bilancio a tante piccole realtà amministrative locali che si sono ‘difese’ aumentando le tasse locali. - Ma è chiaro che, passato lo stato emergenziale, sarà vitale una diminuzione generale della insostenibile pressione fiscale su imprese e lavoratori per poter riattivare consumi ed economia e per evitare l’avvitamento implosivo del paese. Affinché gli sforzi richiesti per rimanere ancorati in Europa non vengano vanificati dall’arretramento del well-being complessivo con uno scadimento della qualità della vita che porterebbe a rischio, compromettendolo, addirittura il mantenimento dell’asset sociale del sistema Italia. E’ bene sapere che gli strumenti ci sono. E’ inderogabile instradare una seria politica che contrasti evasione e corruzione trovando, nel contempo, coraggio e consensi per  adottare una patrimoniale di scala, una strategia durevole di riduzione di costi, sprechi e privilegi affinché questi non rimangano slogan elettorali di cui riempirsi la bocca al momento opportuno. Anche perché è evidente che il tempo in cui si poteva legare la vigna con le salsicce è da parecchio scaduto, pur tuttavia ritenendo comodo l’utilizzo, improvvido, dell’orecchio del mercante.  gc