Molti sono coloro che vivono nella zona grigia, mi riferisco agli ignavi, che mai prendono posizione, evidentemente per convenienza o altro, accettando lo stato di cose presente, ritenuto ineluttabile (“E che ci vuoi fare, è così!”: è il ritornello preferito, inteso, nella maggioranza dei casi, non come stoica rassegnazione, ma come giustificazione alla non azione). In particolare, molti di coloro che, in un periodo ormai lontano, si sono sentiti gratificati per l’appartenenza a quella che pensavano fosse un’ élite (il cosiddetto ceto medio) scoprono, solo adesso, con inquietante ritardo, la qualità della disubbidienza e la grandezza sociale dell’indignazione. Non si sono resi conto, ripeto, per convenienza o altro, del terribile inganno che questo sistema ha prodotto. Certo è che sarebbe stato molto meglio manifestare prima la loro obiezione di coscienza, o meglio far soffrire la loro coscienza di fronte alle scelte. Sì, perchè le scelte, in primis, quelle della protesta e del non allineamento, costano sacrificio ma, alla lunga, avrebbero potuto rappresentare la salvezza di questo paese in mano a lobby potentissime che hanno avuto vita facile proprio grazie a loro, agli ignavi, peccatori che Dante stesso, nella Divina Commedia, non ritiene degni nemmeno di una collocazione nei gironi infernali, vagano infatti nell’Antinferno inseguendo, un’insegna che è un vacuo simbolo, evidente allegoria, secondo la legge del contrappasso, di quel simbolo, di quell’ideale che mai inseguirono in vita.