• Pd, conclusione tragicomica. D’Attorre dichiara la resa e rimanda i congressi sine die
    10/06/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    DICIAMOLO, I PROCLAMI trionfali della prima ora avevano fatto ben sperare. Tanto da farsi sfuggire un ottimistico stavolta ci siamo, è quella buona. O forse no. O magari non abbastanza dalle parti del Pd calabrese verrebbe da dire, visto che, come non sazi delle vicende in salsa scandalistica di questi ultimi tempi a carico degli esponenti regionali, a quanto pare sempre in lizza per dare contributi e buoni esempi, ultimo in ordine di tempo il novello Savonarola de noantri, tal che fu Demetrio Naccari Carlizzi presunto reo, o meglio correo unitamente ad altre dieci persone tra cui la moglie, di aver fatto favorire proprio la consorte in un concorso-farsa presso l’ospedale reggino Bianchi Melacrino Morelli e di cui ancora si attende di conoscere sulla vicenda, oggetto di attenzione giudiziaria, le esternazioni pubbliche (si spera non eccessivamente fantasiose od elaborate) dell’interessato, probabilmente tutte condensate in una dichiarazione di innocenza per fatti accaduti magari anche questa volta ad insaputa degli autori, si registra la continuazione della saga infinita della riffa ad oltranza per la nomina del segretario regionale, che forse passerà alla storia ai più come la comica finale piuttosto che una scelta ponderata.

     

    Ebbene, s’apprende di un ulteriore rinvio (a data incerta, sic!) della convocazione della convention elettiva regionale da parte del commissario D’Attorre che ha inteso ripiegare in  ritirata per permettere di sbollentare il clima teso che trapela finanche dalla conferenza stampa di questa sera a Lametia Terme. Ancora non si capisce bene chi dovrà eleggere chi, oppure chi potrà candidarsi e perché. Ci si domanda chi saranno i competitors legittimati ad occupare, dopo oltre due anni di commissariamento, unico caso in Italia per il PD, lo scranno di responsabile regionale del partito ma soprattutto con quali programmi e con quali alleanze. Quale guru avrà l’arduo compito di arginare la diaspora dei dissidenti del giorno dopo e, ed è quel che più dovrebbe contare, dell’emorragia di consensi in cronica defezione in una regione ove si sente arrivare giusto l’eco del supporto dei vertici nazionali. Cosa rende così impenetrabile la cortina di ferro del PD calabrese  tale per cui non si riesca a quadrare il cerchio per la nomina del segretario, che peraltro dovrebbe essere normale routine in un partito che si definisce democratico? Viene il serio dubbio che vi possa essere, per nemesi, un vero e proprio difetto di democrazia frutto di un continuo stillicidio interno che si consuma, dietro l’apparente parvenza d’una inusuale concordia, un frammisto di odi e vendette personali per misurare il peso specifico di ciascun probiviro. Forse quello che manca realmente è il ricambio generazionale. L’innesto per potatura di quei tronchi pesanti, prepotenti nonché eccessivamente voluminosi che non lasciano spazio per emergere alle foglie verdi che porterebbero nuova necessaria linfa vitale ad un partito stanco quanto stantìo.

     

    Il cambio di passo si rende ancor oltremodo necessario per un partito che non riesce a rappresentare nemmeno l’idea di un’alternativa vera in Calabria e del quale ogni tentativo di rinnovamento par essere soffocato in culla per mezzo di chissà quale longa manus. Il fallimento, sin qui conclamato, di non aversi saputo dare una guida credibile potrebbe avere delle ripercussioni elettorali importanti per il futuro (anche prossimo) del partito che tra commissari ad hoc, rottamatori e colonnelli si sforza, con la più efficace strategia del gambero, di fare un passo avanti ogni due indietro. Alla luce di tanto e quando mai avverrà la fine della gestazione che porterà al travaglio forse questa montagna di incongruenze e contraddizioni partorirà il suo topolino. Ad attendere con spasimo, la fine dell’ultimo atto di questa pantomima tragicomica, ci sono come sempre iscritti e simpatizzanti a cui la pazienza, manco a dirlo, non deve far certo difetto.


     
  • 1 commento

    1. compagno

      D’Attorre è il termometro. Le faide che paralizzano il Pd, ormai partito di professionisti della politica, sono la febbre.

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