CINQUEFRONDI - In questi ultimi anni ho avuto modo di leggere alcune pubblicazioni di Carmelo Neri su Vincenzo Bellini, il famoso “Cigno di Catania”, e ora trovo ancor più ricco di interesse e di novità un suo recente lavoro dal titolo Lettere di Vincenzo Bellini a Francesco Florimo (1828-1835), pubblicato da Algra Editore – Viagrande (CT). È un bel volume di quattrocento pagine, con una pregevole prefazione del Professore Constantine P. Carambelas-Sgourdas di Atene, seguita da una lunga nota introduttiva, e da centodieci lettere, distribuite in ordine cronologico, indirizzate da Bellini al più illustre figlio di San Giorgio Morgeto.
Per meglio approfondire l’argomento trattato, l’autore ha corredato la sua scrupolosa trascrizione dei singoli documenti con un minuzioso apparato critico, in cui sovrabbondano note storiche ed esplicative, opportuni chiarimenti linguistici, precisazioni e curiosità varie, e frequenti rimandi e confronti con quanto si legge nella prima edizione dell’epistolario belliniano, curata da Florimo nel 1882.
L’introduzione, scritta in maniera semplice e scorrevole, è dedicata soprattutto a un attento esame della raccolta anzidetta; di essa occupandosi, Neri ha fatto un’importante scoperta, e, per primo dopo centoquarant’anni, è riuscito a dimostrare con prove inconfutabili che la stesura delle lettere di Bellini, consegnate per la pubblicazione all’editore Barbera di Firenze, fu compilata da Michele Scherillo (1860-1930), un collaboratore non privo di talento, ma non all’altezza dei difficile compito assegnatogli da Florimo. Da parte sua, quest’ultimo, giunto alla veneranda età di anni ottantuno, e con problemi di vista, non era più in grado di applicarsi da solo a una fatica tanto impegnativa, e, avendo accettato il consiglio di alcuni amici di far stampare quell’epistolario, per la copiatura degli autografi fu costretto a incaricare altri.