• Migrazioni e shoah. Un intervento di Renato Fida, presidente del Consiglio d’Istituto del Liceo Rechichi
    27/02/2012 | Renato Fida | Comunicato

    POLISTENA – Nelle ultime settimane si è nuovamente accesso il dibattito sulla condizione dei migranti di Rosarno. Le dichiarazioni del professore Antonio Sorrenti, infatti, hanno dato avvio ad un confronto molto vivace, in quanto il Presidente del Centro Studi Triveneto per la Shoah ha sostenuto che le condizioni di vita estremamente disagiate degli africani di Rosarno paradossalmente si presentano peggiori di quelle degli ebrei che furono internati nel Campo di Ferramonti, durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Non voglio entrare direttamente nella polemica che ha visto contrapporsi alcuni esponenti del mondo politico e delle associazioni rosarnesi, la comunità sefarditica di Siracusa e il professore Sorrenti, poiché la stampa ha dato ampi spazi di chiarimento ad entrambe le parti. Sento, però, il bisogno, nella duplice veste di Presidente del Consiglio d’Istituto del Liceo Magistrale “Giuseppe Rechichi” di Polistena e di Segretario Generale della Flai-Cgil della Piana, di esprimere alcune considerazioni. La scuola si avvale ormai da anni della qualificata collaborazione del prof. Antonio Sorrenti – a cui esprimiamo la nostra sincera stima e gratitudine – per organizzare percorsi didattici laboratoriali sulla Shoah, che hanno visto, tra l’altro, un gruppo di docenti ed allievi impegnati nell’approfondimento della realtà del Campo di Ferramonti e nell’esperienza altamente formativa della pulizia, secondo le usanze ebraiche, delle tombe ormai dimenticate dell’annesso cimitero. È un dato storico certo che, nonostante l’internamento coatto in conseguenza delle leggi razziali, a Ferramonti si fosse mantenuta una certa umanità: furono, infatti, aperte una scuola e tre sinagoghe e gli internati poterono usufruire anche dell’assistenza spirituale di un frate cappuccino. È fuori di dubbio che la condizione dei migranti di Rosarno, a distanza di due anni dalla “rivolta”, permane ancora estremamente critica, come ho avuto più volte occasione di sottolineare: baracche fatiscenti, casolari abbandonati senza servizi e senza energia elettrica, un’area recintata di container (e i lager tedeschi non erano forse costituiti da una serie di baracche recintate…) continuano ad essere, purtroppo, l’unico tetto che “ospita” la maggior parte dei migranti. C’è da ringraziare la D.ssa Elisabetta Tripodi, Sindaco di Rosarno, che ha fortemente voluto l’allestimento di una tendopoli per circa 260 posti letto, nel tentativo di alleviare con tutti i mezzi (pochi a dire il vero) le condizioni di vita dei ragazzi africani. E’ chiaro che siamo paradossalmente lontani anni luce dalle condizioni di vita degli internati di Ferramonti, questo è un dato di fatto molto inquietante, forse troppo “duro” da digerire per le nostre coscienze, ma non può che spronarci ad ulteriori riflessioni ed azioni. La questione dei migranti è, ovviamente, estremamente complessa e di non facile ed immediata soluzione, ma occorre fare molto di più operando sinergicamente a tutti i livelli e coinvolgendo il maggior numero possibile di attori sociali, in primo luogo le Istituzioni e mi riferisco in modo particolare alla Regione Calabria che dovrebbe intervenire in maniera concreta nella piana di Rosarno, formulando un serio e concreto piano di sviluppo agricolo per risollevare economicamente il territorio. Il mondo agricolo pianigiano non può sopravvivere se le arance vengono pagate a 0,6 centesimi al Kg., tant’è che molti produttori preferiscono non raccogliere gli agrumi perché non remunerativi, basterebbe pagare le arance a 18,00 centesimi al Kg. per risolvere il problema. Questa nostra scuola, della quale sono onorato d’essere il Presidente del Consiglio d’Istituto, come luogo privilegiato di formazione morale delle coscienze, sono certo che continuerà a profondere le sue energie perché i propri allievi conoscano e facciano esperienza della Shoah, della situazione dei migranti e di qualsiasi altra problematica storico-sociale che necessiti di un approfondimento critico, perché i nostri giovani possano dare un contributo attivo alla costruzione di un paese maggiormente civile e democratico e sappiano rispondere adeguatamente alle sfide poste da una realtà sempre più complessa, globalizzata e multirazziale.