• I docenti del Rechichi contro l’innalzamento dell’orario di lavoro. I motivi in un documento del Collegio
    01/11/2012 | Collegio docenti Istituto Rechichi Polistena | Comunicato

    l'istituto magistrale rechichi di polistena

    POLISTENA – Con un’azione incomprensibile agli stessi addetti ai lavori, il Governo ha inserito nel c.d. “Decreto di stabilità”, al vaglio del Parlamento, una norma che innalza da 18 a 24 ore l’orario settimanale di servizio per i docenti della Scuola Secondaria. La norma, pur nella sua voluta genericità ed ambiguità, rappresenta una riduzione del personale docente della Scuola Secondaria che potrebbe arrivare al 25%. Al momento in cui il presente documento viene redatto, il dibattito parlamentare, attraverso l’accordo di tutte le forze politiche e sindacali, sembra indirizzato a respingere la norma prevista dal Governo; il testo di legge è tuttavia ancora oggetto di una discussione aperta i cui esiti non sono attualmente prevedibili. In queste ore determinanti e decisive per la sorte della Scuola italiana, l’unanimità del Collegio Docenti del Liceo Magistrale Statale “Giuseppe Rechichi” esprime la propria ASSOLUTA CONTRARIETA’ ALL’INIZIATIVA GOVERNATIVA.

     

    L’azione del Governo di questi giorni è soltanto l’ultimo ed il più grave episodio di un attacco concentrico alla Scuola pubblica che dura ormai da troppo tempo, e che unisce discutibili iniziative legislative ad un’insistita campagna di discredito. Strumento principe di tale discredito è un uso mistificatorio del linguaggio: comunicare all’opinione pubblica che l’orario di lavoro dei docenti comprende attualmente solo 18 ore settimanali, nei termini in cui è stato fatto, lascia intendere che il corpo docente lavori poco. In tale computo non sono comprese infatti le numerose ore dedicate alla preparazione delle lezioni, all’elaborazione ed alla correzione dei compiti, alla partecipazione agli Organi Collegiali, alle attività di programmazione ed aggiornamento: tutte operazioni che impegnano duramente il docente, ben oltre le 24 ore proposte, spesso anche in giorni ed orari improponibili per altre categorie professionali. I demolitori dell’Istituzione Scolastica parlano spesso di condurre la Scuola italiana a livelli di efficienza e produttività europei, dimenticando tuttavia di aggiungere che quei docenti percepiscono quasi il doppio della retribuzione. La condivisibile genericità di tali parole si incarna però adesso in un provvedimento che mortifica la qualità e l’efficacia dell’azione didattica, che viene ridotta a quantità pura, passibile di essere aumentata o ridotta in modo estemporaneo al pari di una merce commerciabile. Il lavoro del docente viene così assimilato a quello di una catena di montaggio.

     

    Alla base della proposta dell’innalzamento dell’orario di servizio, infatti, per esplicita ammissione del MIUR, non c’è nessuna ragione di utilità pedagogica, ma l’esclusiva esigenza di fare cassa, a scapito del diritto costituzionale al lavoro da parte dei docenti e di quello all’istruzione da parte degli alunni. Da questo punto di vista pare proprio il caso di dire che LA SCUOLA HA GIA’ DATO, e che le esigenze di bilancio, piuttosto, dovrebbero intaccare finalmente privilegi e sprechi sempre tutelati. Obiettivo principale dell’innalzamento dell’orario di servizio è la drastica riduzione, ovvero l’annichilimento degli incarichi conferiti ai docenti precari. I docenti precari, spesso plurilaureati, titolari di Dottorati di Ricerca, Master e molteplici abilitazioni, sempre ricchi di una lunga esperienza di insegnamento, sono una risorsa preziosissima per la scuola italiana di oggi. I docenti precari, sempre vulnerabili, troppo spesso umiliati, ricattati, sfruttati, sono l’emblema più evidente di un’Italia che mortifica e punisce risorse eccellenti, premiando troppo spesso percorsi “furbi” e privi di qualità. A questo proposito, appare VERGOGNOSO che il Governo, proprio mentre sta per vibrare un terribile colpo a quell’Istruzione che dovrebbe tutelare, abbia intrapreso una campagna pubblicitaria che, attraverso generici e forzatamente condivisibili appelli alla dignità della Scuola, ha l’unico scopo di confondere l’opinione pubblica, nascondendo la sottrazione di risorse e l’avvilimento del sistema formativo statale.

     

    Parimenti vergognoso, in un momento di difficoltà e di persistenti tagli alla Scuola Pubblica, è il continuo flusso di denaro pubblico a vantaggio dell’istruzione privata. Con l’eliminazione di alcune sovvenzioni alla scuola privata previste dal Decreto di Stabilità sarebbe possibile reperire un terzo dei risparmi richiesti dal Governo al comparto-Scuola. Va da sé che sarebbe consigliabile che l’azione legislativa ritrovasse in altri settori l’intera somma da destinare alla spending review. Il Collegio Docenti del Liceo Magistrale “G. Rechichi” rivolge un appello alle forze sociali, politiche, alla comunità tutta ed in particolare al corpo docente: è ora di riunire finalmente le forze, di dire basta ad un sistema che approfitta di una categoria troppo spesso poco coesa e sempre pronta ad abbassare la testa di fronte a tutto (compreso un concorso bandito, a caro prezzo, su numeri irrisori e rivolto a personale già selezionato). Il grido di protesta non si deve limitare agli Istituti delle grandi città, in quanto tocca la dignità professionale e la coscienza civile di ognuno. E’ ora di essere meno “generosi”, per parafrasare le parole dell’attuale Ministro, di fronte a chi dimentica che la scuola è al centro della società. Nel ribadire la sua contrarietà all’azione intrapresa dal Governo, il Collegio Docenti del “Rechichi” preannuncia iniziative per diffondere le ragioni del dissenso e per difendere i diritti costituzionali messi in forse dall’iniziativa di Governo. Auspica inoltre un coordinamento con altri Istituti al fine di intraprendere azioni di protesta.