• Giustizia. Via al processo contro i trafficanti di armi nella Piana di Gioia Tauro
    Il Gip ha fissato per il 6 febbraio la data dell'udienza preliminare. Alla sbarra sette uomini ed una donna
    21/01/2015 | G. Baldessarro | Strill.it

    tribunale di reggio calabriaREGGIO CALABRIA – Inizierà il prossimo 6 febbraio il processo contro otto presunti trafficanti di armi della Piana di Gioia Tauro. L’Ufficio Gip ha infatti fissato la data dell’Udienza preliminare a cui dovranno prendere parte sette uomini e una donna che, a vario titolo, saranno chiamati a rispondere di detenzione, acquisto e cessione di armi da fuoco, anche da guerra. L’indagine condotta dai carabinieri e coordinata dalle Pm Adriana Sciglio e Annamaria Frustaci della Procura di Reggio Calabria, riguarda in particolare Antonella Bruzzese di Cinquefrondi, di 33 anni; Lorenzo Bruzzese di Anoia, 33 anni; Ettore Crea di Taurianova; di 42 anni; Giuseppe Ladini di Polistena, di 37 anni; Emanuele Papaluca di Cinquefrondi, di 24 anni; Antonio Raso di Polistena, di 29 anni; Leonardo Tigani di Cinquefrondi, di 32 anni e Antonio Valerioti di Cinquefrondi di 49 anni.

     

    L’operazione era scattata all’alba del 7 aprile scorso, quando cinquanta i militari del comando Provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori, erano entrati in azione per la fase esecutiva del decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, per un’indagine che aveva seguito una delicata attività, in cui era già stato arrestato, in flagranza di reato, Ettore Crea, trovato in possesso di un fucile mitragliatore. Nello stesso periodo era stato fermato anche Giuseppe Ladini, titolare di un casolare in cui erano nascoste armi e munizioni di vario calibro. Gli investigatori dei Carabinieri della Compagnia di Taurianova sotto la direzione della Dda di Reggio Calabria, avevano scoperto come proprio intorno a Giuseppe Ladini e alla sua abitazione, gravitava una rete di soggetti dediti all’acquisto, alla cessione ed alla movimentazione di armi e stupefacenti. Gli Imputati utilizzavano il casolare di fronte all’abitazione di Ladini per custodire tutte le armi, le munizioni e lo stupefacente oggetto del traffico, usando poi la stessa abitazione come luogo ritenuto sicuro per condurre trattative di ogni natura.