• Monti lo sminatore. Missione difficile per il premier in pectore: con la classe politica che ha attorno tutto potrebbe esplodere in qualsiasi momento
    13/11/2011 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    CINQUEFRONDI – Per un attimo è parso rivivere i cruciali momenti dell’aprile del 1993, quando Bettino Craxi uscendo dalla sua residenza romana dell’Hotel Raphael era atteso dalla folla concitata ed urlante che ne sanciva definitivamente la fine con il lancio di monetine, volendo così spazzare via la prima repubblica. Allora l’incipit fu tangentopoli, ora la gente. Attraverso la controfirma dell’accettazione delle dimissioni nelle mani del Presidente Napolitano, s’è dato voce al malessere d’una intera nazione sottoposta ad un giogo personale pesantissimo durato 17 anni e fatto in buona sostanza di leggi e leggine ad personam che nulla hanno avuto a che vedere con l’interesse generale. E le sbandierate riforme? Ed il desiderato benessere per tutti? E la finta giustizia sociale? I milioni di posti di lavoro in palio? Niente, non pervenuti. Ecco che così s’è accumulato nel corso di questo tempo un mix micidiale di delusione, malcontento, rabbia e insofferenza tanta quanta una carica di dinamite esplodente che poi ha preso il volto ed i nomi della gente nelle piazze e sottoposta in sì bella quanto involontaria mostra ad ogni buona occasione dinanzi a telecamere e cronisti, spesso anche stranieri. Il fallimento del governo Berlusconi stà scritto, prima di tutto, nell’intima convinzione di ciascun suo elettore, che non ha visto confermati nei fatti i sempre buoni propositi della campagna elettorale, ma che anzi al contrario ha visto aumentare a dismisura disparità sociali, malessere e sacrifici a favore della casta e degli amici di contorno. Un governo per pochi intimi, insomma. Sia chiaro, deve finire un’epoca e voltar pagina. Allora l’atto conclusivo o meglio il primo e più importante atto s’è registrato. Le dimissioni del capo del partito dell’amore, amorevolmente accolte dal Capo dello Stato e da qualche altra diversa decina di milioni di italiani che non vedevano l’ora che ciò accedesse. Ed è stato sempre troppo tardi, per il bene di tutti. La nostra anziché essere una repubblica democratica era diventata una monarchia videocratica. E quindi il sic transit gloria mundi s’è appropriato anche del nostro monarca. Dunque, l’avvento già da qualche giorno nell’aria del neo senatore Mario Monti in qualche modo è la misura transitiva del passaggio ad una fase diversa. La presa di cognizione che qualcosa si è rotto negli ingranaggi stritolatori del Premier. Ma si faccia attenzione a non sovraccaricare d’aspettative il nuovo Presidente del Consiglio, per ora in pectore, ed il nuovo governo, che hanno rilevato un’eredità pesantissima non solo dal precedente esecutivo ma anche da una pregressa situazione contingente che, in maniera del tutto bipartisan, non si è mai voluta affrontare con serietà e risolvere veramente con fatti sin dal passato più recente. Se ora Berlusconi, come politico e come italiano, in un insperato refuso d’orgoglio e benevolenza interessata volesse dimostrare d’avere a cuore il futuro del nostro Paese, dovrebbe far di tutto per agevolare l’operato del nuovo governo senza frapporre ostacoli o veti, senza meschinamente gongolarsi di potergli staccare la spina in qualunque momento e senza, almeno per una volta, voler guardare prima di tutto ai suoi malsani interessi personali. Monti è oggi al pari d’un artificiere che è chiamato a disinnescare una bomba. Egli ha una sola certezza. Che deve agire con precisione e tempestività. Conscio della spada di Damocle che ha sul capo. Poiché con la classe politica attuale che lo circonda, l’ordigno potrebbe esplodergli in mano in qualsiasi momento

     

     

     


     
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