• Marco Rossi-Doria, “ministro di strada”. Al posto della Gelmini il docente che insegnava nei quartieri napoletani: chissà che non cambi qualcosa…
    03/12/2011 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    LA NOTIZIA della nomina di Marco Rossi Doria a sottosegretario del Ministero dell’Istruzione mi fa sperare in un qualche cambiamento della scuola, istituzione deputata per eccellenza alla formazione dell’uomo e del cittadino, ma volutamente fatta sprofondare in logiche aziendalistiche e in pseudo-teorie pedagogiche devastanti, che hanno reso sempre più difficile il raggiungimento delle finalità proprie della scuola. Rossi Doria, un maestro che ha lavorato per le strade, anzi un maestro di strada che ha avuto la sua “cattedra” nei quartieri spagnoli ed in altri quartieri difficili di Napoli e che ha veramente “sofferto” la scuola. Personaggio lontano mille miglia da molti dei suoi predecessori, soprattutto degli ultimi che hanno affiancato il ministro Gelmini. Mi aspetto da lui e dal nuovo ministro prof. Profumo, tante cose, mi limito ad elencare solo quelle che ritengo prioritarie: dare alla scuola pubblica una fisionomia nuova che guardi alla riappropriazione dei valori fondanti di una società civile mediante una severa riflessione sul sistema scuola, oggi; far scomparire dal linguaggio scolastico parole come marketing, azienda, manager, prodotto, pubblicità, progettificio che non possono essere associate, proprio perché legate all’idea di profitto, competizione tra scuole, immagine, spettacolarizzazione, alla finalità della scuola che è di certo qualcosa di molto diverso e di molto più sostanziale : la formazione dell’uomo e del cittadino, appunto; garantire veramente a tutti (soprattutto ai più deboli, dal diversamente abile, agli svantaggiati, ai ragazzi di strada, già fortemente “ipotecati” dalla vita) il diritto all’istruzione; riconoscere il ruolo importantissimo, determinante che i docenti rivestono e metterli in condizioni di poter meglio operare, prime fra tutte la dignità retributiva e logistica (impensabile poter dare tutto ciò di cui i ragazzi hanno bisogno in classi-pollaio di 35 alunni); privilegiare i contenuti culturali che, proprio per la loro peculiarità, sono la base vera della formazione, piuttosto che le varie iniziative cosiddette extracurriculari, che pur servono, ma che non possono divenire l’ossessione di molti docenti che investono troppo le loro energie in questo tipo di attività; attuare un sistema di reclutamento di docenti e dirigenti che sia veramente efficace e che tenga conto delle reali competenze professionali (l’ultima prova selettiva al concorso per dirigente scolastico, non so se definirla pietosa o altro, di peggio). Chiedo troppo, lo so, e mi sono limitata solo alle cose che ritengo più importanti, ma un segnale sì, quello lo si può dare.

     

     

     


     
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