• Terzo incontro a Polistena dei seminari antimafia di Libera. “Il processo Meta spiegato alla cittadinanza”
    24/01/2013 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    POLISTENA – Si è tenuto, il 22 gennaio, presso il Salone delle Feste del Comune di Polistena, il terzo degli incontri seminariali previsti dal Progetto “Conoscere è vincere. Libera apre le porte del processo Meta alla cittadinanza” promosso dall’associazione antimafia Libera, che si è costituita parte civile al processo Meta, ritenuto il processo più importante di questi ultimi anni in quanto esplicativo delle gerarchie e dell’impostazione della ndrangheta calabrese. Tema dell’incontro: Il processo Meta come caso giornalistico, legale e sociale. Relatori: il dirigente scolastico del Liceo Rechichi di Polistena, Giovanni Laruffa; la vicepreside del Liceo Scientifico “Piria” di Rosarno,  Fernanda Stucci; Lucia Lipari dell’Ufficio legale di Libera; Angela Panzera, giornalista;  Pierfranco Amati, dirigente del commissariato di Polistena; Domenico Nasone, coordinatore Libera di Reggio Calabria.

     

    A realizzare tale iniziativa il Liceo Rechichi, da sempre sensibile ai temi della legalità e della lotta a tutte le mafie, che ha aderito a questo progetto che prevede, oltre agli incontri seminariali, la partecipazione di studenti maggiorenni ad alcune udienze del processo. Alla presenza di una nutrita rappresentanza di docenti e alunni del Rechichi e del Liceo Piria di Rosarno, altra scuola coinvolta nello stesso progetto, il dirigente scolastico, Giovanni Laruffa, ha aperto i lavori spiegando le finalità educative di questo progetto, che ha il sostegno dell’Ufficio scolastico provinciale e della Presidenza del tribunale di Reggio Calabria dove si celebra il processo Meta. Finalità educative che si concentrano nelle parole conoscere e vincere. Conoscere il fenomeno mafioso per vincerlo. Conoscere per acquisire coscienza piena dell’assoluta necessità di una concreta mobilitazione della società civile, perché la lotta alla ndrangheta è qualcosa che riguarda tutti, nessuno escluso. Partecipare ad alcune udienze del processo è dunque da considerare un’esperienza altamente formativa per gli studenti, che possono e devono essere testimoni autentici di legalità e democrazia.

     

    Lucia Lipari, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza del senso di cittadinanza attiva e consapevole nella lotta a tutte le mafie, e invita a riflettere sull’eccezionalità della costituzione parte civile a questo processo, di un’associazione antimafia qual è Libera. Una vera e propria rivoluzione culturale, oltre che caso nuovo nella storia giurisprudenziale. Ha ricordato, infine, che Libera si è costituita parte civile anche nel processo per l’assassinio di Mauro Rostagno, in Sicilia. La giornalista Angela Panzera, pur sottolineando la difficoltà di parlare del processo Meta che lei segue giornalisticamente, in quanto processo ancora in corso, ha riferito sulle fasi investigative che hanno portato al processo stesso, soffermandosi sulle guerre di mafia che si sono consumate nella città di Reggio fino al 1991 e sulle “logiche” devastanti dell’agire mafioso improntate sul potere che si acquisisce con il “rispetto” e il denaro. Pierfranco Amati si è soffermato sul fenomeno estorsivo che è venuto fuori dalle indagini Meta e che può essere definito il denominatore comune di tutte le organizzazioni mafiose. Pratica mafiosa, quella dell’estorsione, comune a tutti i clan, che si dividono il territorio, pur trattandosi di una pratica meno “redditizia” rispetto al traffico di droga e di armi. Il fenomeno dell’estorsione è così radicato che, automaticamente, chi apre, per esempio, un esercizio commerciale, prima di ricevere la minaccia, preferisce pagare il “pizzo”. Non adeguarsi alle convenzioni mafiose che ci ha imposto la criminalità organizzata: è questo l’unico modo per non soccombere alla prepotenza. E per fare ciò è necessaria la collaborazione delle vittime che devono denunciare gli atti estortivi.

     

    Fernanda Stucci, nel nome della libertà che è il valore più profondo, ha invitato gli studenti a non farsi ammaliare dai falsi valori che, in realtà, rendono schiavi, ma di adoprarsi per la cultura e la legalità che, sole, possono realmente favorire il riscatto sociale e civile. In ultimo Domenico Nasone si è soffermato sull’importanza della conoscenza del fenomeno mafioso per poterlo combattere. Partecipare alle udienze di questo, ma anche di altri processi può essere molto più istruttivo di mille libri. Conoscenza, ma anche denuncia, così come hanno fatto alcuni imprenditori di Reggio vessati dalle minacce estortive. Ognuno di noi deve fare la sua parte, pretendere da se stesso e poi dagli altri che si operi per il bene. Un incontro, quello promosso dal Liceo Rechichi, certamente interessante per i validi spunti di riflessione e di sensibilizzazione offerti.