• SGC, l’infinito travaglio d’una strada di percorrenza a rischio continuo
    21/01/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    SI FOSSE POTUTA immaginare una strada asservita ad intenso uso, non si sarebbe costruita così. Non si fa alcun torto alla verità nell’affermare che la SGC Jonio Tirreno, più che di grande comunicazione, è una bretella che, sostituendo le vecchie mulattiere che da Cinquefrondi – Cittanova – San  Giorgio Morgeto conducevano a Mammola o a Locri e sulla costa jonica, si occupa di far percorrere i circa 43 km che separano Rosarno dall’ingresso di  Siderno in maniera abbastanza ansiogena. Oramai ci si è resi congruamente conto che per la portata di traffico odierna questa strada è divenuta inadeguata. Ma non solo. E’ anche alquanto insicura e pericolosa, presentando un tracciato piuttosto ricco d’insidie e di minacce, con il manto talvolta divelto e non conforme, con gard-rail per lo più inadatti e con una galleria di valico della Limina (già tra le prime cento in Italia per lunghezza di scorrimento) bisognevole d’ogni cura e manutenzione che da ordinaria s’è tramutata in straordinaria. Per quasi la totalità del suo tracciato essa è composta da due sole carreggiate, non esistendo corsie d’emergenza, ed anche quando varcata la galleria, ci si ritrova la corsia aggiuntiva, che non è comunque d’emergenza, essa non risulta sufficientemente idonea alla continua percorribilità di auto e mezzi pesanti. Se si pensa  poi che nella seconda piccola galleria che segue, l’illuminazione era del tutto inesistente sino a poco più d’un anno fa, questo la dice lunga circa la scarsa attenzione che è stata prestata ad’una arteria strategica ed oramai essenziale per i traffici merci e persone che dalle due aree attraverso essa interagiscono da oltre venti anni. Ma non sarebbe ora di rivedere le manifeste criticità del tracciato? E magari di metterlo in sicurezza, poiché questa strada viene attraversata quotidianamente da un gran numero di cittadini che forse consci o meno della sua pericolosità se ne servono per vivere un pezzo della loro vita. Vita che non è più accettabile che si fermi dietro una curva di una strada. Non è più ammissibile che si debbano pianger morti giovani o meno giovani, di gente che si reca al lavoro per il pane quotidiano o che da esso fa ritorno verso casa. Non si può addurre sempre alla tragica fatalità, all’errore umano che pure ci può essere. Ma ora si è reso indispensabile intervenire poiché s’è visto che questa strada, forse come tutte le strade, ma più di altre, grida un bisogno disperato d’attenzione, visto che tra l’altro ha anche una grande valenza turistico-ricettiva. Voci e penne autorevoli hanno scritto della rischiosità di questa ineludibile via di comunicazione, fornendo dati, cifre e riscontri qualificati e significativi. E non c’è da credere che non ci siano in terra di Calabria ed ancor più nella nostra provincia tecnici Anas qualificati ed esperti che possano, col loro ingegno, fornire le soluzioni migliori per la messa in sicurezza di questa travagliata arteria che dal 1990 ad oggi detiene una contabilità altissima di fin troppe vittime sul suo tracciato. L’appello più accorato và di sicuro ai sindaci dei comuni attraversati dalla SGC, i quali dovrebbero riunirsi per prender atto e far fronte comune chiedendo all’unisono ai vertici Anas nonché al Sig. Prefetto, al Presidente della Provincia passando per lo sproloquiante Assessore regionale ai Trasporti ed al Governatore di intervenire con immediatezza e tempestività per porre rimedio agli svantaggi tecnici che hanno procurato sin qui troppo dolore. E senza ricorrere all’alibi della mancanza dei fondi che, è bene che si sappia, ci sono.Difatti basterebbe utilizzare quelli stanziati o di prossimo stanziamento per il piano infrastrutturale per il Sud elaborato dal Governo, purché qualche accorto parlamentare calabrese ne facesse notare l’evidenza, se non fosse troppo ardire. Sarebbe davvero un segnale importante. Oltreché una indifferibile necessità, una concreta battaglia politica di civiltà a favore dei cittadini. Giuseppe Campisi.