• Natale, odissea ferroviaria. Da un nostro collaboratore la cronaca di un viaggio ordinariamente anormale da Reggio Calabria a Firenze. “Per non intristirmi non penso a come sarà il ritorno”
    02/01/2013 | Filippo Mammì | Edicola di Pinuccio

    VORREI RACCONTARE  l’ennesima odissea avvenuta sul tratto ferroviario Reggio Calabria – Napoli. Per essere più precisi: questa è la quarta volta che mi succede e la seconda in cui cambio repentinamente treno. Ma andiamo con ordine. Alle ore 07:50 del 27 dicembre parto con la mia compagna dalla stazione centrale di Reggio Calabria con il treno Intercity 552 diretto a Roma Termini dove dovremmo arrivare alle 15:21 e prendere la coincidenza delle 16:32 per Firenze Rifredi. La mia ragazza è toscana e desideriamo festeggiare il Capodanno a casa dei suoi genitori. Il viaggio prosegue tranquillo almeno fino a pochi chilometri da Scalea, quando il treno, misteriosamente, si ferma e resta bloccato sui binari per circa mezz’ora.

     

    Una voce dall’altoparlante avvisa che c’è un guasto e che ripartiremo “tra cinque minuti” (lo ripete ogni due minuti). Tra i passeggeri serpeggia il comprensibile timore di arrivare in ritardo, di restare fermi per chissà quanto oppure di perdere una coincidenza. Finalmente, dopo trenta minuti, l’Intercity riparte e, durante il viaggio verso Napoli, sembra addirittura recuperare al punto da dare l’impressione che si arriverà a Roma in perfetto orario. Purtroppo, ogni illusione si rivela vana: a Napoli il convoglio arriva con quindici minuti di ritardo e non riparte più. Dalle 13:20 in poi, resta fermo alla stazione di Napoli Centrale. Il nervosismo aumenta, tutti cominciano a chiedersi quando, e se, si ripartirà. La mia compagna ne approfitta per scendere e far sgranchire le zampe alla nostra cagnetta che abbiamo deciso di portare con noi a Firenze e, mentre chi scrive cerca un po’ di tranquillità infilandosi nelle orecchie le cuffie dell’Ipod, e di carpire qualche informazione dai controllori.

     

    E qui la vicenda diventa una barzelletta: all’inizio si sparge la voce che qualcuno in un’altra carrozza si è sentito male ed è stato chiamato il 118; dieci minuti dopo, arriva la notizia che un disabile non riesce a scendere da un vagone e si sta aspettando il servizio d’assistenza; altri dieci minuti ed ecco il gran finale, è stata chiamata la Polfer a causa di una lite tra un numero impreciso di persone che se le stanno dando di santa ragione (scusa plausibile, dai finestrini si vedevano alcuni agenti dirigersi verso la fine del treno). La mia donna, molto più perspicace del sottoscritto, aveva già pensato, se il treno avesse portato ancora più ritardo, di scendere e prendere un altro convoglio che ci avrebbe portato direttamente a Firenze. Altri interminabili minuti di attesa. Infine, sul tabellone elettronico compare un numero malaugurante: sessanta. Un’ ora di ritardo prima di poter raggiungere finalmente la capitale. A questo punto, per evitare di vedere Firenze a notte fonda, la mia compagna decide che, per noi, è arrivato il momento di scendere.

     

    Prendiamo le due valigie che abbiamo con noi, di cui una stracolma di regali e dolciumi, e il gabbiotto con dentro la nostra cagnetta Viola la quale, visto il fuori programma, inizia a tremare così forte che avverto una vibrazione per tutto il braccio. Abbiamo deciso: pagheremo un altro biglietto per un Frecciarossa che ci porterà direttamente alla stazione di Santa Maria Novella. Alla biglietteria napoletana scopriamo che molti altri passeggeri hanno avuto il nostro stesso lampo di genio: i poveri impiegati partenopei, di cui va segnalata l’umanità e la squisita gentilezza, non sono neppure stati informati che l’Intercity sosterrà a Napoli fino a tempo indeterminato; forse anche noi, data la fretta e il nervosismo, non riusciamo a spiegarci bene, sembrando una coppia che è scesa dal treno solamente per chiedere spiegazioni. Non ci eravamo accorti, nel trambusto, di esserci recati al banco informazioni e non alla biglietteria per i treni Alta Velocità!

     

    Una donna alla quale ci siamo rivolti ci dà l’indicazione giusta e riusciamo a metterci in fila presso la biglietteria designata. Alle 14.30, abbiamo per le mani due biglietti del Frecciarossa 9544 che partirà alle 15:00 con destinazione Firenze Santa Maria Novella alle ore 17:50. Con calma, raggiungiamo il nostro treno, già pronto al binario 18, a raggiungere i nostri posti, a posare i nostri bagagli e… scoprire, da un passeggero, che le Ferrovie hanno deciso, per quelli che come noi hanno abbandonato l’Intercity, di non far pagare il biglietto a chi deve scendere a Roma, mentre per Firenze, Bologna e Milano bisogna sborsare! Non ne so onestamente il motivo, bisognerebbe chiederlo a Trenitalia, come molte altre cose.

     

    Grazie a Dio, arriviamo a Firenze in perfetto orario e adesso posso rilassarmi aspettando il nuovo anno. So che a molti è capitato anche di peggio e non hanno avuto neppure la possibilità di poter cambiare come ho fatto io, mi auguro però di incrementare con questo scritto le lamentele che quotidianamente le Ferrovie dello Stato ricevono e che i disservizi confermano. D’altronde, non ho idea di come sarà il viaggio di ritorno per Reggio, è già tanto se otterrò un rimborso. Buon anno a tutti.


     
  • 1 commento

    1. enzo

      a me e’ successo all’incirca la stessa cosa 18 anni fa…dovevo andare a milano centrale x prendere la coincidenza per metz (francia) e dopo tutte le fermate ingiustificate era un diretto villa san giovanni stazione centrale milano, invece ci hanno fatto scendere a lambrate senza motivo era il mese di agosto un caldo bestiale gente piena di pacchi che saliva dalla sicilia.ecc.. e’ successo il finimondo di grida insulti alle ferrovie… morale ho perso la coincidenza e sono rimasto per un giorno a milano in stazione!!! allora si chiamavano ferrovie dello stato… ma vedo che e’ cambiato solo il nome! da quel giorno solo macchina, autobus o aereo!

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