• Le valutazioni intercambiabili delle agenzie di rating. Depositarie di verità assolute o espressione di giudizi di parte?
    13/07/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    IL VATICINIO DI MOODY’S, tonitruante e sibillino al tempo stesso, si è avverato con insolita puntualità sui titoli di Stato italiani che, ancora una volta, sono stati declassati pesantemente incassando un severo giudizio di prospettiva negativa e, tenuti sospesi per i capelli, mantenuti appena due gradini sopra il livello spazzatura. Ma chi sono e cosa c’è dietro le agenzie di rating? E, a cosa servono queste loro valutazioni? E, saranno davvero imparziali? Il dubbio amletico sicuramente si sarà affacciato almeno una volta al davanzale della comune curiosità. Con l’aiuto prezioso degli scritti del ricercatore Aldo Giannuli a cui si fà  riferimento, proviamo a far un po’ di luce su questi oracoli, decisori di ultima istanza del destino economico e finanziario di qualsiasi cosa possa aver un merito valutabile. Le agenzie di rating, nate agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, analizzano la solidità finanziaria di soggetti quali stati, enti, governi, imprese, banche, assicurazioni e, le principali, sono tutte statunitensi :  Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch. Il rating, vale a dire, il metodo che valuta l’entità del rischio di credito si divide in due principali categorie: il rischio commerciale ed il rischio paese, trascurando di misurare altri tipi di rischi, quale il rischio di tasso o di cambio, ecc.  e la valutazione della capacità del debitore di far fronte al rimborso del proprio debito finanziario viene espressa ricorrendo ad una scala alfabetica che va da un valore massimo ad uno minimo. La visibilità di cui esse (e non altre) godono è pressoché planetaria come la loro notorietà incomparabile, essendo dei giganti con bilanci stratosferici (Standard & Poors nel 2011 ha avuto ricavi per 1,33 miliardi di dollari con un utile operativo di 572 milioni; Moody’s rispettivamente di 1,7 miliardi e di 716 milioni e Fitch di 525 milioni e 162 milioni), il che tradotto, significa poter far valere una  forza operativa, una capacità di condizionamento dei soggetti, una influenza sui mass media oggettivamente senza confronti. Le tre agenzie, meglio conosciute nell’ambiente finanziario come le tre sorelle newyorkesi, si servono dell’operato costante di una delle più grandi agenzie di intelligence del mondo, la Kroll che è detta “la Cia di Wall Street”, per la sua specializzazione nel mondo finanziario. E’ del tutto evidente la loro capacità d’assoggettamento, così com’è  impressionante la loro capacità di esercitare delle moral suasion sia preventive che ex post, su mercati ed influenze correntizie di qualsivoglia genere che li vede legati ad una molteplicità di interessenze mondiali di società, titoli e benchmark. Eppure esse non sono affatto infallibili avendo “bucato” i tre  maggiori scandali finanziari degli ultimi 10 anni (Enron, Parmalat e Lehman Brothers) con dei flop fragorosi. Dopo tre “scivoloni” di questa portata, piuttosto eclatanti se si pensa alle ripercussioni devastanti comminate all’intera economia mondiale, il loro ruolo di discrimine avrebbero dovuto essere ben più ridimensionato e magari altre agenzie internazionali avrebbero dovuto avere maggiore spazio, peso valutativo e considerazione. Ma il fatto stesso che ciò non sia avvenuto rivela in tutta evidenza la mole imponente del rincorrersi di interessi e coinvolgimenti trasversali che si celano dietro questi giganti delle valutazioni, percepiti come opinion leader o opinion maker di settore. Ma di contro, gli argomenti per confutare che le valutazioni delle agenzie siano molto arbitrarie certo non mancano. Stranamente, esse non rivelano mai le loro formule di calcolo, non riferiscono quali dati hanno considerato, risultano molto evasive circa le fonti da cui hanno attinto, e per di più, appartengono a società finanziarie su cui poi emettono giudizi non del tutto disinteressati. E per finire, una curiosità : Standard & Poor e Mody’s  sono partecipate l’una dell’altra e questo, già di per sé, non rappresenta un buon auspicio né una garanzia di giudizio obiettivo ed equilibrato e come non bastasse, il cartello tra le tre sorelle è regolato da una sorta di accordo sottinteso. Solitamente la prima a declassare è Moody’s che finge la parte della cattiva di turno, a Standard & Poor è riservato il compito di rappresentare la linea più misurata e prudenziale, ed in mancanza di conformità di pareri tra le prime due, il mediatore super partes appare Fitch. Senza dimenticare che in questa rappresentazione, le parti sono disinvoltamente intercambiabili. Naturalmente, secondo copione. Giuseppe Campisi.