CITTANOVA – Per salvare una vita umana e ridurre i tempi di attesa per l’accesso alle cure sanitarie, a volte si utilizzano aerei militari, elicotteri e tutti i mezzi superveloci possibili per garantire le prestazioni necessarie nell’emergenza medica. Questo accade normalmente in tutte le regioni italiane dove le sedi provinciali del 118 dispongono di risorse umane e mezzi idonei al soccorso. Nella Piana di Gioia Tauro purtroppo non è così, o almeno, la gestione dell’emergenza viene affidata a due linee d’intervento (non sempre in comunicazione tra di loro), quella provinciale e quella di coordinamento locale (con reperibilità notturna e festiva di tre infermieri), creando inevitabile confusione. Premesso che per salvare una vita umana, crediamo sia necessaria la presenza di alta professionalità di operatori e mezzi di soccorso efficienti per superare le criticità dell’intervento in estrema urgenza, a fronte di ciò, riteniamo del tutto delittuoso e irresponsabile mettere a rischio la vita dei cittadini ammalati, dei medici, infermieri e autisti soccorritori, utilizzando un’ambulanza vetusta con circa 500.000 chilometri in lunghi percorsi (Catanzaro, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Scilla, Locri) e persino in codice rosso. Nessun buon padre di famiglia si sognerebbe di accompagnare i figli a scuola con automezzo in simili condizioni, invece, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria continua imperterrita a lasciare circolare questo rottame di ambulanza.
Nonostante le continue denunce pubbliche fatte soltanto dal Sulpi non si interviene responsabilmente per porre fine al pericolo di morte che può disseminare questa “carretta della strada”. Crediamo proprio che si è oltrepassato il limite della sopportazione. Continuare a mettere a rischio la vita delle persone ammalate potrebbe veramente configurarsi nel reato di tentato omicidio colposo. Sorge il dubbio che gli operatori della centrale operativa siano all’oscuro delle precarie condizioni di questa famosa ambulanza e delle condizioni disastrose in cui si trova (barcollante in curva), altrimenti non si sognerebbero minimamente di comandarla in codice rosso. Oppure, chi risponde alle chiamate dei cittadini, non sa di quante volte questo automezzo si è fermato con l’ammalato a bordo sfiorando la tragedia (persino sull’autostrada A3 in prossimità di Palmi), ma, se la centrale di Reggio non vede, la famosa sede di coordinamento intravede il mezzo tutti i giorni e sa benissimo di quanti topi e blatte si aggirano di notte nei locali dove sostano medici, infermieri ed autisti del 118.
Questi interrogativi, più volte posti pubblicamente all’attenzione della direzione dell’ASP di Reggio Calabria, non hanno ancora avuto risposte positive se non qualche promessa da marinaio pubblicata dalla Direzione dell’ASP il 10 Settembre 2012 che così recitava: 1) assunzione autisti per ambulanze 118; 2) procedure già avviate per l’acquisto di nuove ambulanze; 3) convenzione con il volontariato per l’affidamento dei trasporti secondari (procedura già esecutiva); 4) redistribuzione razionale delle risorse pubbliche al fine di mantenere i servizi, ivi compresi quelli relativi alla Pet di Polistena; ecc. ecc. A distanza di oltre un anno, dobbiamo prendere atto che, delle tre ambulanze aziendale ne è rimasta solo una con 500.000 chilometri (le altre due sono state destinate a Reggio Calabria), gli autisti da 5 sono passati a 4, il volontariato è fuori dal 118 (altro che procedura esecutiva). Questa è la grande attenzione messa in atto dal governo regionale e dalla direzione dell’Asp per garantire il diritto alla salute del popolo della Piana.
1 commento
Giuseppe
20 ottobre 2013 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
l’asp vuole risparmiare facendo morire gli ammalati della piana