• La prefettura rilascia il certificato antimafia al Gruppo Zen. Per il difensore, Saccomanno, è “un atto di giustizia”
    15/11/2012 | Giacomo Saccomanno, avvocato | Comunicato

    ROSARNO – Con nota dell’11 ottobre 2012, numero 55733 di protocollo, ricevuta il 5 novembre 2012, la Prefettura di Reggio Calabria ha riconosciuto le ragioni del Gruppo Zen escludendo che carico delle aziende, degli amministratori e dei soci, vi siano condizioni di possibili infiltrazioni mafiose. Nel provvedimento della Prefettura, a firma del Dirigente Area I, Viceprefetto dr. Campolo, si legge: ”Di seguito alla nota nr. 50886 del 20/9/2012, concernente l’argomento in oggetto, si comunica che questo Ufficio, con prefettizia in data 10 ottobre 2012, ha comunicato all’Autorità Portuale di Gioia Tauro che, in esito agli ulteriori accertamenti disposti per il tramite delle forze di polizia, successivamente alla decisione del TAR ed all’istanza di riesame prodotta dalla S.V., non sono emersi motivi ostativi nei confronti della società in oggetto, ai sensi dell’articolo 10 del DPR 252/98”. Un atto di giustizia dinanzi ad una palese ingiustizia, che, però, non ha soddisfatto il Gruppo Zen, che con nota del 14 novembre 2012, a firma del difensore avv. Giacomo Saccomanno, inviata al Prefetto dottor Vittorio Piscitelli, al Capo di Gabinetto, dottor Enrico Gullotti, ed allo stesso dottor Campolo, ha precisato e chiesto, tra l’altro, oltre all’accesso a tutti gli atti, ai sensi della legge n. 241/90,:

     

    a) Chi ha formulato la richiesta di informative antimafia e per quale ragione; b) Le ragioni di inserimento e coinvolgimento della Zen Marine srl, in relazione alla posizione della Zen Yacht srl ed al certificato antimafia riguardante solo questa ultima società; c) Le ragioni per le quali dinanzi a due posizioni diverse (informative Carabinieri e della Polizia di Stato) non vi è stato un ulteriore provvedimento istruttorio e chiarificatorio, come avviene di consueto. Forse non ci si è resi conto del danno arrecato alle aziende e della ripercussione a livello nazionale, essendo il Gruppo Zen ben conosciuto ed avendo rapporti di rilevante importanza con altre aziende del settore, anche internazionali. Ne consegue, che essere state accusate di condizionamento mafioso è un qualcosa di gravissimo che deve essere eliminato, per quel che è possibile, con un provvedimento adeguato, preciso e non ambiguo. La questione, per tali elementi è urgentissima e, quindi, si chiede una risposta celere e possibilmente compiuta e definitiva. Appare evidente il diritto del Gruppo Zen di conoscere le ragioni di quello che è accaduto e le eventuali responsabilità di chi ha affermato cose non risultante vere che hanno portato alla emissione di un provvedimento gravissimo.

     

    E poi, ancora, le ragioni della richiesta della certificazione antimafia dinanzi a nessuna ragione sostanziale e giuridica. Un comportamento questo dell’Autorità Portuale che non può passare inosservato e che dimostra, ancora una volta, l’astio esistente nei confronti del Gruppo Zen, il quale ha subito inverosimili ingiustizie, illegalità ed illiceità, nel silenzio di chi avrebbe dovuto controllare, vigilare ed agire. Ma, le ragioni delle persone per bene possono essere solo offuscate momentaneamente, ma certamente alla fine verranno a galla i veri motivi e ragioni di una palese azione di persecuzione che ha quasi distrutto delle aziende sane e che davano lavoro ad oltre 100 dipendenti. Perché tutto ciò? Per ottenere l’accertamento della verità il Gruppo Zen ed il difensore, che ha sostenuto tante battaglie tutte vittoriose, proporranno ogni possibile azione a tutela dei lavoratori e delle aziende, per mantenere ed arricchire una vera risorsa della Calabria.