• La ndrangheta a Sedriano. Il sindaco del comune lombardo sciolto per infiltrazioni mafiose scrive all’Edp: “Non mi dimetto, è un gesto di coraggio”
    La relazione della commissione è un atto unilaterale, redatto senza contradditorio con gli amministratori e, allo stato attuale, non se ne conoscono i contenuti
    29/10/2013 | Alfredo Celeste, già sindaco di Sedriano, Milano | Edicola di Pinuccio

    SEDRIANO – Sedriano è balzata ai disonori della cronaca perché il Consiglio dei ministri, su proposta del responsabile degli Interni on. Alfano, avvalendosi della relazione della commissione prefettizia, semplice nella sua fredda espressione burocratica, ma spaventosamente rilevante di effetti infamanti e disonorevoli su un’intera comunità, su persone oneste e sulla verità in genere, ha deciso per lo scioglimento del consiglio comunale. Alcune osservazioni: non pochi mesi fa lo stesso ministro Alfano aveva respinto lo scioglimento dei consigli comunali di Serra San Bruno e Rende e dichiarato, circa un anno fa, che lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria era stato un atto illegittimo. La relazione della commissione è un atto unilaterale, redatto senza contradditorio con gli amministratori e, allo stato attuale, non se ne conoscono i contenuti e, in particolare, quali sono gli amministratori collusi e quali uffici si siano prestati a tale deviazione dai doveri pubblici.

     

    Finalmente abbiamo la prova provata che la criminalità organizzata è effettivamente presente anche in Lombardia, non bastando tutti gli innumerevoli episodi e cronache di arresti, condanne e mappe di dominio di paesi in mano a questa o quella cosca e che inoltre, molto importante, la politica e i suoi amministratori sono stati presi in castagna, come del resto tutti i vari movimenti per la legalità, costituitisi in varie denominazioni all’insegna dell’antimafia, vanno dicendo da tempo: una vittoria dell’impegno continuo e perseverante, anche se ideologicamente orientato da una parte sola (la sinistra) perché quelli di destra sono i cattivi. Tutto nasce da un’accusa assurda della procura che mi addebita solo la corruzione (senza l’aggravante mafiosa) che si è rivelata, con lo dispiegarsi dell’inchiesta e l’attività d’indagine successiva, priva di riscontri probatori (vedi relazione del perito della procura) e solo fondata su intercettazioni intersoggettive che parlano di promesse che mai sono state proferite dalla mia persona; questo è confermato dagli stessi inquirenti, che escludono tutto ciò nelle mie telefonate registrate.

     

    Non vi sono altri indagati tra i consiglieri e gli assessori. Da quell’accusa assurda nasce la commissione prefettizia che agisce in concorso con la commissione provinciale di vigilanza, al cui interno è presente la procura. Perché nasce: ritenendo di aver subito una gravissima ingiustizia non diamo le dimissioni, che sarebbero un atto esplicito della fondatezza delle accuse, e rimettendoci all’art 27 della Costituzione, che ha visto i presidenti Errani e Vendola arrivare fino a alla sentenza del loro processo, rimaniamo in carica. Questo atto di coraggio, mal sopportato da tutti i giustizialisti e supporter dell’“accusa” che è sacra e sempre giusta, ci sottopone a intimidazioni e insulti e ci consegna alla futura inchiesta amministrativa di cui sopra, che contesteremo in tutte le sedi opportune, anche quelle penali, al solo fine di ricondurre il tutto alla verità e che ribadisca, ancora una volta e per sempre, che il nostro comune mai è stato sottoposto a condizionamenti o altro. Quando scoppia l’inchiesta pubblichiamo tutti gli atti sul sito del comune, perché non abbiamo nulla da nascondere e con questo si può vedere il vuoto dell’accusa: a fronte di impegni e favori mai assunti dalla mia persona, che le carte confermano, io avrei ricevuto un corrispettivo elettorale per le mie elezioni, pur dichiarando gli inquirenti che non vi è stato accordo illecito pre-elettorale E allora? Una deduzione.

     

    Ma ancor più grottesca l’ipotesi del mio sogno (mai oniricamente affermato) di un posto da senatore. E il porcellum? Non c’è la preferenza. Decidono i gran capi e non un mezzo presunto ndranghetista. Ma gli stessi inquirenti per farmi contento e per ripagarmi dell’arresto scrivono che sono una persona fondamentalmente onesta, che non prendo tangenti, che nelle mie intercettazioni non vi è reato, che non conoscevo la natura di Costantino e della sua presunta appartenenza alla consorteria, che non vi è accordo pre-elettorale e altro di positivo. Grazie, comunque, per avermi rovinato la vita. Successivamente la commissione, ma nel frattempo la procura chiede anche la mia sorveglianza speciale in quanto socialmente pericoloso. E’ vero lo sono. Ho sempre lavorato come dipendente da sempre di un lavoro onesto e, anche da sindaco, non ho rinunciato ad andare a scuola per fare il docente. Non ho proprietà e sono in affitto, perché ho sempre vissuto per la politica e non di politica.

     

    Appena insediatomi come sindaco ho dismesso i cellulari di servizio a carico dell’ente pubblico e non ho mai addebitato un euro alla mia amministrazione in pranzi e viaggi per missioni approvate dalla giunta e, viste le lunghe indagini che hanno rivoltato la mia vita come un calzino, il silenzio su questo conferma quanto dico. Ho una famiglia bellissima con una figlia che ha un lavoro importante e onesto con la padronanza di quattro lingue. La stima, ancor oggi, di una parte importante della mia cittadinanza. Senza andare oltre, con queste caratteristiche, come non posso essere socialmente pericoloso? Per concludere il mio comune sciolto per infiltrazioni mafiose ha fatto sino ad oggi molte iniziative per contrastare tali fenomeni. In particolare: A) mentre la regione Lombardia e un grosso movimento d’opinione si interroga come contrastare il fenomeno della ludopatia, nel 2010 (duemiladieci) abbiamo approvato un regolamento molto restrittivo per le richieste di autorizzazioni alla apertura di sale slot- machine. Questo atto consigliare ci ha fatto vincere una causa al Tar per un diniego nei confronti di un richiedente: ad oggi non abbiamo notizia di nuove richieste. B) abbiamo multato di 3.600.000 (tremilioniseicentomilaeuro) la Fiat Cav TOMI per escavazione terra senza autorizzazione di circa 310.000 metri cubi. La causa è in appello. In primo grado il giudice ha motivato la sua decisione sfavorevole nei nostri confronti per il fatto che la sanzione doveva essere eseguita tra il 2006 e il 2008: noi ci siamo insediati nel 2009. C) nel 2011 abbiamo intitolato tre vie a vittime della mafia: don Peppino Puglisi, il magistrato Rosario Livatino e il politico (non giornalista) Peppino Impastato. D) il mese di settembre il Tar ha confermato la sanzione di circa 21.000 (ventunomilaeuro) nei confronti di una impresa edile che ha escavato terra irregolarmente per circa 1.700 metri cubi. Ancora altro che qui ometto ma che posso descrivere con facilità.

     

    Le invio gli articoli che “la giovane cronista” ha scritto insieme al suo direttore fino a pochi giorni prima del mio arresto. Vedrà personalmente che nulla dicono di ciò che è successo clamorosamente dopo. Potrà constatare che sono attacchi ad attività della mia amministrazione, tesi a farmi rimettere l’unica (una sola) querela presentata alla procura di Biella, che ha elevato l’accusa di diffamazione continuata e aggravata nei confronti dei due “eroi dell’antimafia” e, quali imputati, dovranno comparire in giudizio il prossimo 18 dicembre. Non esistono continue querele e diffide e, tantomeno, l’assurdità di un comandante dei carabinieri soggiogato e asservito ai miei desideri. Molto probabilmente non conosce lo zelo e l’autonomia dell’Arma. Dopo il mio arresto i due eroi hanno utilizzato la mia unica querela per millantare una presunta inchiesta che i mass media hanno accettato acriticamente essendo in quel momento Alfredo Celeste brutto, sporco e cattivo. Le posso mandare gli articoli pubblicati sul giornale “antimafia” fino al mio arresto. Constaterà gli attacchi alle nostre azioni amministrative con l’unico scopo di farmi rimettere la querela. Non è finita. Aspettiamo. Grazie, cordiali saluti.