• Il blocco dei Tir: protesta sociale o furbesca difesa d’un interesse particolare?
    28/01/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    MOLTI DEI MANIFESTANTI arroccati al bivacco dei tir in blocco sulle strade calabresi, probabilmente disconoscevano financo i motivi della protesta. Ebbene, spiace dirlo, ma così pare. Chiariamo subito che manifestare, protestare e dimostrare le proprie idee e convinzioni è più che legittimo anzi addirittura costituzionalmente garantito e certificato persino da un’ Authority ad hoc. A patto che, ovviamente, di idee e motivi se ne abbiano e soprattutto siano comprensibili e condivise. Quel che appare non sempre è. E col senno di poi, cessata la burrascosa protesta, pare opportuno cercare di capire come possano stare le cose. Dunque, il costo del carburante era il casus belli. Bene.


    E’ vero che purtroppo ogni qual volta si presenti un’emergenza finanziaria che faccia correre un Governo ai ripari, la prima fonte ove s’attinge sono le accise sul carburante ( e magari anche quella sui tabacchi, per non omettere nulla…) ma ci si dimentica ben presto che su 1 euro di costo ben 75 cent vanno in accise e tasse allo Stato e che questo sport ha origini ben più lontane dell’anno corrente. Non che sia giustificabile, peraltro, per una nazione come la nostra che è vero è grande importatrice di petrolio ma è altresì grande raffinatrice della materia con conseguente possibilità di riduzione di costo a monte, specie se si potesse metter mano alla rete distributiva intesa quale trasporto del prodotto finito alla rete degli eroganti da effettuarsi magari non più per lunghe tratte su gomma bensì via mare, ed ottimizzando per economie di scala anche la quantità trasportata. Un piccolo ma importante segnale in questo senso è stato dato con l’ultimo decreto liberalizzazioni dal Governo con la possibilità per i gestori di acquistare fino al 50% del carburante da qualsiasi fornitore applichi il costo più basso, di fatto slegando loro le mani per ottenere un prezzo di vendita alla pompa, si spera, più adeguato e quindi più conveniente anche al consumatore finale. Ma per tornare alla protesta, essa è apparsa più come la solita difesa corporativa d’ un settore abusato, che non il vessillo che si voleva sventolare e far sventolare anche dalla popolazione quale moto risorgimentale contra argumenta adversus il lavoro del Governo Monti, al quale beninteso  ciascuno ha anche il dovere di muovere critiche ed appunti. Ma cosa c’è davvero dietro il blocco dei trasporti? Forse il vero motivo di questo subbuglio potrebbe risiedere nella livellazione al ribasso delle precondizioni del servizio di trasporto. Cioè nel fatto che oggi godono dello sconto della c.d. carbon tax (per non farla troppo lunga si tratta di una tassa sulle emissioni di CO2 con un meccanismo che, nelle sue intenzioni, dovrebbe scoraggiare chi produce energia dal farlo utilizzando i combustibili fossili. L’idea è quella di far pagare di più l’energia prodotta emettendo più CO2. Il meccanismo è in vigore in diversi paesi nel mondo, Italia compresa, ed è affiancata da un altro sistema che ha lo stesso fine: il mercato delle emissioni, Ets) nella forma d’una agevolazione di circa 19 cent/litro solo i trasportatori che risultino in regola sia con la parte contributiva che fiscale dell’ operato della loro azienda.

     

    Siccome s’è rilevato che ben circa l’80% delle aziende del settore non ha avuto e non ha un operato, come dire, impeccabile ecco presto spiegata l’enorme quantità di scontenti presenti in questo comparto. Ed ecco spiegato come chi non ha diritto all agevolazione costringe allo sciopero anche chi pur muovendosi nell’ambito delle regole e rispettando i canoni di queste ha pieno diritto. E per converso quindi chi è stato ligio nel suo dovere ed ha saputo rispettare le leggi è stato costretto a condividere una retro-battaglia per chi non lo fa e non lo continua a fare. Allora, giù la maschera! Sarebbe ora di raccontare alla gente la verità! Poiché alcuni si sono serviti del momento solo per fare bieca propaganda politica, molti altri per tutelare un interesse non legittimo e pochi sono stati usati quale strumento di un’azione plateale quanto inconcludente che con la scusa di portare vantaggi anche alla popolazione, l’ha costretta ad un sopruso e ad un abuso lungo quasi una settimana e non è detto sia terminato. Niente, comunque, in confronto a quelli subiti in ogni tempo dalla gente per mano dei propri finti rappresentanti.

    Giuseppe Campisi.