• Gioia Tauro. Chiude l’ospedale “Giovanni XXIII”. Longo (SiM): Ennesima eredità del modello Scopelliti
    Pagano sempre i cittadini. "La popolazione pianigiana si riprenda le redinio del proprio destino"
    23/05/2014 | Giuseppe Longo - Sinistra in Movimento | Comunicato

    ospedale gioia tauroREGGIO CALABRIA – Siamo sconcertati e allibiti dalla velocità con cui Governo e Regione stanno smantellando il sistema sanitario calabrese. Dopo il depotenziamento sistematico e feroce messo in atto, un lungo passo alla volta, da Scopelliti nelle sue vesti paradossali di commissario ad acta per la sanità, l’ospedale di Gioia Tauro rientra ora perfettamente nella descrizione degli “ospedaletti e minicliniche” che intorno alla metà di giugno verranno chiuse dal Patto della salute”. Con questo accordo tra Ministero della Salute e amministrazioni regionali, in discussione in questi giorni a Roma e vicinissimo alla firma, viene deciso il taglio degli ospedali e delle cliniche con meno di 60 posti letto, lo stop al rimborso delle prescrizioni “inappropriate” e l’estensione del ticket a tutti i cittadini.

     

    Stupisce che promotrice del Patto sia la stessa Lorenzin che, recentemente, dichiarava la sanità calabrese completamente risanata. La situazione che ci viene consegnata è terribile: con l’ospedale della piana previsto a Palmi ancora tutto da costruire e quello di Polistena allo stremo delle forze, con un esubero di ricoverati e assistiti che ha dell’incredibile, la chiusura del Giovanni XXIII arriva come una terribile doccia fredda per un territorio già da tempo senza garanzie sanitarie adeguate.

     

    Stiamo parlando del completo disfacimento del diritto alla salute e all’assistenza sanitaria per migliaia di persone, basti ricordare come l’ospedale gioiese servisse – nonostante i tagli dei posti letto, la chiusura e il depotenziamento di reparti importanti, ma grazie soltanto alla dedizione e all’umanità di un personale medico e paramedico eroico e professionale – un bacino di utenza di oltre 60 mila abitanti. Di fronte a questo sfascio istituzionalizzato non è più possibile rimanere silenti. Gli amministratori più sensibili, le forze politiche più vicine alla popolazione e le altre forze sane della società pianigiana hanno il dovere e quella che potrebbe essere l’ultima occasione di scendere in piazza e riprendersi le redini del proprio destino. Il futuro di questo territorio non è mai stato così oscuro