• Chiude il reparto di Chirurgia all’ospedale di Gioia Tauro. Gentile (Sulpi): “Si sta cancellando il diritto alla salute”
    Il primario e gli 8 chirurghi chiedono il trasferimento all’ospedale di Polistena
    06/11/2013 | Giuseppe Gentile, segretario Sulpi | Comunicato

    CITTANOVA – I dirigenti medici dell’unita ospedaliera di Chirurgia del presidio ospedaliero di Gioia Tauro nel rappresentare la grave difficoltà lavorativa, determinata da carenze professionali e strutturali difficilmente colmabili, che in atto mette in pericolo la salute dei pazienti che afferiscono alloOspedale di Gioia Tauro, nell’interesse principale della sicurezza degli ammalati, chiedono di essere trasferiti presso il prsidio ospedaliero di Polistena. Questa la sintesi della richiesta di trasferimento, sottoscritta da tutti i medici della chirurgia inviata al direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria. Una sofferta decisione dei chirurghi, rilegati in un vicolo professionale cieco senza via d’uscita. Questa decisione nasce dalla consapevolezza di non poter garantire la continuità assistenziale all’ammalato critico in urgenza perché, come più volte sottolineato dal Sulpi, i servizi pubblici essenziali e l’equipe di professionisti necessari per salvare una vita umana non sono sufficientemente presenti all’ospedale di Gioia Tauro. Quindi viene meno la sicurezza lavorativa e si mette in discussione la vita dell’ammalato e, non ultima la professionalità dei chirurghi.

     

    A queste condizioni diventa impossibile esprimere l’alta professionalità presente e, tutti gli sforzi possibili sono vanificati da un sistema fortemente carente, sia nei servizi essenziali per fare diagnosi, sia per quanto concerne l’approccio multidisciplinare sull’ammalato. Questo è l’ennesimo fatto negativo che colpisce il Servizio Sanitario Pubblico nella piana di Gioia Tauro. Come Sulpi riteniamo che, questa lunga scia di interventi scellerati mina il futuro di un intero territorio già fortemente provato da troppi aspetti di povertà. Il risultato del piano di rientro dal debito, porta alla chiusura dell’Ospedale di Gioia Tauro che non deve essere chiuso, ma, il Dprg n. 106 taglia la linfa vitale e non permette la continuità nell’assistenza. Pur tuttavia non possiamo immaginare la concentrazione di tutte le attività ospedaliere nel “Fort Apache” dell’ospedale di Polistena, perché anche in quel presidio si resiste a stento all’assalto della quasi totalità di utenza proveniente dai 33 comuni della Piana.

     

    Quindi, un indotto di circa 180.000 abitanti che chiedono di mettere in sicurezza la sanità che può e deve esprimere l’ospedale di Gioia Tauro. D’altronde è ora di finirla con i soliti giochetti di appartenenza e pensare all’ammalato attraverso interventi seri ed efficaci, partendo dalla richiesta d’incontro urgente sottoscritta da Tutti i Medici di Gioia Tauro, rivolta alla Direzione Generale dell’Asp, per trovare le giuste soluzioni e permettere rimettere in piede un sistema barcollante e colmo di disfunzioni. Forse nessuno si è accorto che il nuovo ospedale ancora non esiste? L’ammalato non solo non trova il posto letto nel territorio in cui vive ma rischia di cadere nel tranello dei Punti di primo intervento, pericolosissimi e funzionali a perdere tempo sulle criticità per poi trasferire l’ammalato a Gioia Tauro e Poi a Polistena. Un calvario inutile, rischioso, costoso talmente dannoso da poter determinare la morte dell’ammalato. I lunghi trasferimenti (persino can l’ambulanza di 500.000 km.), sono pericolosissimi e nessuno interviene per mettere fine a una tragedia annunciata; le diagnostiche lontane dai luoghi di ricovero sono dannose e impregnate di privilegi.

     

    Il governo regionale e la direzione dell’Asp, deve rivedere questo disegno terribile che stà cancellando quel poco di diritto alla salute presente nella Piana. Non possiamo aspettare le decisioni della magistratura, bisogna ridare pari dignità attraverso risorse umane, strumentali ed economie adeguate sui due ospedali di riferimento. Il tutto va posto come diritto imprescindibile e in deroga ai progetti fatti a tavolino ma, lontani dalle sofferenze dei cittadini della Piana di Gioia Tauro. Pertanto, la politica tutta deve metterci la faccia e non lasciare spazi facilmente colmabili da coloro che pensano solo al profitto ed al consenso comprato con prebende e passerelle.