• Parliamo un poco di acqua pubblica. Lo strano caso della Sorical, la società pubblico-privata che lascia a secco i comuni morosi
    25/11/2011 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    PARLIAMO UN PO’ d’acqua pubblica. Il 26 febbraio 2003,  sotto la presidenza dell’allora forzista dottor Nisticò (che non finiremo mai di ringraziare abbastanza), si dava vita alla So.Ri.Cal quale società a capitale misto (il 53.5% in dotazione alla Regione Calabria ed il restante 46,5% nelle mani della multinazionale francese Veolia) con il compito d’avere in affidamento la gestione degli acquedotti regionali calabresi con annesso il servizio di erogazione di acqua per usi idropotabili. Questo perché si pensava che l’affidamento di tale gestione ad una società di capitali con interesse all’economicità ed all’efficienza potesse comportare il maggior vantaggio della più efficace distribuzione e del miglioramento della rete idrica territoriale. Sarà stato vero? In effetti, per l’attuale presidente Sergio Abramo (strano ma vero, in quota PDL) pare di si. Ma come poteva essere diversamente, visto il compenso garantito allo stesso “caro” presidente : € 191.405,40, salvo rivalutazioni ? Bene inteso, per questo non gliene facciamo una colpa. Quello che certamente si rimprovera alla So.Ri.Cal sono altre cose : l’innalzamento senza giustificazione delle tariffe idriche ai cittadini (solo nel corso del’ultimo triennio, impennate di ben oltre il 21%), posto che la determinazione delle tariffe par essere di precisa competenza extraregionale, quindi statale, come confermato da ne due sentenze della Corte Costituzionale (n.29 e n.142 del 2010); il canone fisso ed invariato applicato a ciascun comune calabrese (pari a € 500.000,00) oltre gli aumenti tariffari che da bloccati per 5 anni si sono sbloccati improvvisamente a sfavore dei cittadini. E poi, chi ha visto e dove sono gli investimenti promessi per acquedotti e reti di distribuzione ( pari a circa 100 mln di €) da realizzarsi in concreto sul territorio? E come stanno davvero le cose sul compenso garantito a So.Ri.Cal, atteso che il presidente è di nomina pubblica e quindi posto a salvaguardia dell’interesse pubblico ma l’amministratore delegato (Maurizio Del Re) è di stretta nomina privata e quindi referente primo di Veolia, con tutta la convenienza a far utili? In medio stat virtus. Le intenzioni all’atto della costituzione erano certamente quelle di dotare la regione di un organismo snello e di gestione più fluente delle risorse idriche che potenzialmente avrebbe portato, secondo economie di scala, ad un miglioramento in basso delle tariffe ed in alto della quota servizi. Peccato però che all’economicità si sia magicamente sostituito il criterio della redditività ed ecco giustificati i tanti interventi volti a piegare le resistenze (o le sacche di esse) attraverso il restringimento dei rubinetti ed i tagli ai servizi, il recupero crediti e similari che hanno stravolto e strozzato una miriade di Comuni calabresi, compreso il nostro. Ma affinché la gente sappia par opportuno ricordare che proprio il Codice Etico che So.Ri.Cal s’è dato, al punto 5.1, art. 3 recita che la stessa “… si impegna a garantire il massimo livello di qualità nei servizi offerti, non trascurando quelle che sono le obiettive esigenze dei clienti …” e la Carta dei Servizi Idrici – parte IV – punto 12.4 recita : “Nel caso di crisi idrica So.Ri.Cal. informa l’Utente, adottando le seguenti misure: o invito al risparmio idrico ed alla limitazione degli usi non essenziali. Previo preventiva e tempestiva comunicazione al Concedente il Servizio, alle AATO interessate, all’Utenza ed alle autorità competenti, e salvo in ogni caso il rilascio del nullaosta delle Autorità Competenti e del Concedente potranno altresì essere adottate misure quali: o limitazione dei consumi mediante riduzione della portata immessa in rete; o turnazione delle utenze; o utilizzo di risorse destinate ad altri usi”. Evidentemente queste crisi idriche di portata eccezionale ci saranno state ma non ce ne saremo resi conto. Certamente ci siamo accorti, paradossalmente per un comune come il nostro ove l’acqua sorgiva ed in falda abbonda, della mancanza del prezioso liquido nel rubinetto. Ed allora sarebbe opportuno ricordarsi di dar seguito alla proposta referendaria del 12 e 13 giugno sui temi dell’acqua e delle risorse idriche risultata vincente, per far in modo che l’acqua torni ad essere bene comune e di esclusivo interesse pubblico, per evitare ogni speculazione su un bene essenziale ed insostituibile da salvaguardare e da tener alla larga quanto più possibile, visti i risultati, da ogni interessenza aziendalistica.

     

     

     


     
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