• La lunga agonia di Silvio B. Dice di voler approvare le misure richieste dall’Europa, ma il suo vero obiettivo è restare in sella fino alle elezioni
    09/11/2011 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    CINQUEFRONDI – Il percorso virtuoso che porterà Berlusconi sulla via d’uscita dal ponte di comando dell’esecutivo sarà ancora lungo e tortuoso, non ci illudiamo. Il viaggio d’espiazione verso il Quirinale e le conseguenti dimissioni (promesse e ancora da venire, ma soprattutto da verificare) sono solo un primo atto, quasi dovuto, vista la mancanza dei numeri che si è appalesata ieri alla Camera. Il Premier così prende tempo. Ci sono da licenziare i decreti attuativi al rendiconto generale dello Stato approvato ieri ed ancor più il maxiemendamento alla legge di stabilità sottoposta con lettera alla U.E. che conterrà le misure per far fronte, tra gli altri, alla diminuzione del debito, rilancio dell’economia, riforma del mercato del lavoro, pensioni e udite-udite persino della giustizia. Il Presidente Napolitano ha certamente preso nota della indifferibilità di tale atto normativo viste le contingenze europee ed internazionali e sarà stato proprio per tale motivo che non avrà preteso la remissione immediata del mandato del Presidente del Consiglio, che comunque sembra inevitabile alla luce degli ultimi sviluppi parlamentari. Ciò detto, Berlusconi non molla la presa. Afferma di non esser attaccato alla cadrega, mentre invece si adopera per allungare l’agonia e restare in sella quanto più possibile per far scivolare il termine della legislatura verso il suo vero obiettivo che è rappresentato dalle elezioni anticipate da tenersi nei primi mesi del 2012, come abbiamo più volte ribadito dalle colonne di questo sito. Non poco se si pensa allo schieramento di forze che ha dispiegato per far terra bruciata intorno ad ogni altra ipotesi diversa dalle elezioni. Solo il passaggio del testimone al duo Alfano o Letta, già col placet della Lega, pare gli dia sollievo. Non così alle opposizioni. Vero è che, nel frattempo, il Paese annaspa e si trova in piena emergenza finanziaria. Ma altrettanto vero è che in Europa fanno trapelare che il problema non è tanto la ricetta, quanto il cuoco. Dunque la matassa pare nuovamente ingarbugliarsi ed il cerino ora è in mano al Presidente Napolitano il quale ha fatto sapere che darà avvio immediato alle consultazioni tenendo conto delle legittime aspettative della maggioranza uscita dalle urne nella tornata del 2008 e delle maturate convinzioni delle opposizioni. Le quali pare siano orientate (tranne IDV e componente SEL) verso un governo di larghe intese con alla guida delle personalità super partes (leggasi Monti o Amato) che possa dar corso al contenuto, con appositi correttivi, della lettera inviata all’Europa e nel contempo attuare le riforme indispensabili (stabilità finanziaria, mercato del lavoro, impulso all’economia e legge elettorale) per far ripartire il Paese per poi avviarsi ad elezioni magari nell’autunno 2012. Per Berlusconi una vera nemesi. In ogni caso, la road-map sembra tracciata. Poiché è impossibile non garantire stabilità in un momento esiziale come questo. Con un governo politico, tecnico o tecno-politico che sia, i mercati interni ed internazionali, i nostri giovani, le imprese ed il mondo produttivo, le stesse istituzioni ed i cittadini hanno un maledetto e disperato bisogno di indirizzi e decisioni che possano far uscire l’Italia da questa triste palude di stagnazione e di speculazione, già oltre le baruffe parlamentari che, ahinoi, infruttuose e sterili ci sono costate lo scomodo posto dove ora siamo. Il migliore auspicio che possiamo farci è senz’altro quello di poterci lasciare alle spalle una stagione lunga 17 anni intrisa di veleni, false promesse ed immobilismo camuffate abilmente dietro i sorrisi ammiccanti e di facciata tipici del modo di fare berlusconiano che hanno prodotto solo macerie ed impoverimento generale, economico e culturale. Si avverte un bisogno urgente di rinascimento, d’una fase nuova, di salvataggio, ripartenza e ricostruzione. Queste sono le aspettative con le quali ci guarda tutto il mondo, essendo giunto il momento di girare finalmente pagina, lasciare i giudizi sull’operato di questo “anomalo politico” più agli storici che non ai cronisti, i quali magari potranno o sapranno esser più generosi nel metodo che non nel merito, per iniziare invece a dare le risposte a quelle domande che giacciono sul terreno dell’impellenza, da così troppo lungo tempo, in sconsolata attesa.

     

     

     

     

     


     
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