• Fabio Mollo: “Faccio il regista perché sono nato al Gebbione”
    Classe ’80, Fabio Mollo è un regista di Reggio Calabria che con il suo “Giganti” ha vinto 47 premi e riconoscimenti internazionali di assoluto prestigio, tra cui la 25°edizione del Torino Film Festival
    06/10/2013 | Valeria Bellantoni | Calabriaonweb.it
    Fabio-Mollo-foto a sapone

    fabio mollo (foto adriana sapone)

    CIAK, SI GIRA  “Il Sud è niente”: da Reggio a Cannitello. Dopo i successi di “Giganti”, ecco il Sud attraverso lo sguardo magico di una ragazza che non vuole andar via. Classe ’80, Fabio Mollo è un regista di Reggio Calabria che con il suo “Giganti” ha vinto 47 premi e riconoscimenti internazionali di assoluto prestigio, tra cui la 25°edizione del Torino Film Festival. La sua sceneggiatura de “Il sud è niente” (il lungometraggio di Giganti) ha già vinto il Production Award e il Post Production Award al Torino Film Lab, è stato selezionato alla Cinefondation del Festival di Cannes, al Talent Campus e al Talent Market del festival di Berlino, al the New Cinema Network del Festival Internazionale di Roma e all’Ateliers d’Angers diretto da Jeanne Moreau. Incontriamo Fabio al bar al centro, a Reggio, e con lui ripercorriamo le tappe di questo sviluppo creativo, dal piccolo Giganti, nel 2008, a “Il sud è niente” che inizierà a girare in questi giorni, qui, sullo Stretto, da Reggio a Cannitello. 

    “Il motivo per cui faccio il regista è che sono nato al Gebbione (quartiere di Reggio Calabria, ndr). E’ un luogo talmente ricco di varia umanità che è bastata osservarla per trarne ispirazione per le mie storie. Ma quando crescevo tutto sembrava così distante e irraggiungibile, che a diciotto anni sono andato via”. Fabio ha studiato alla University of East London, dove si è laureato in cinema, e poi a Roma, al Centro Sperimentale Cinematografico, con lo stesso gruppo con cui ha girato tutti i suoi film, tra cui, appunto, Giganti, tratto da una storia scritta da un altro giovane calabrese, Andrea Paolo Massara. “Lo abbiamo girato sullo Stretto in soli dieci giorni con attori reggini, alcuni giovanissimi e senza esperienza, come Domenico Paviglianiti, ma che si sono rivelati eccezionali. Anche se hanno vissuto quest’ esperienza come un gioco. Come, forse, anche un po’ noi”.

     

     

    Un gioco che poi è diventata una cosa seria. Giganti è stato il Saggio di Diploma del Centro Sperimentale ma, finita la scuola, è diventato molto di più di questo.

    “Finita la scuola, ho iniziato la lunga gavetta sui set: ho iniziato come stagista. Praticamente portavo caffè e tenevo l’ombrellino agli attori. Ovviamente non vedevo l’ora di poter raccontare le mie storie, ma ero talmente innamorato del cinema, che pur di starci dentro, mi alzavo alle quattro e stavo ore sotto il sole. Ho iniziato a crescere professionalmente: sono diventato assistente alla regia, poi ho iniziato le mie regie come filmmaker e documentarista. Proprio mentre ero sul set, mi è arrivata la notizia che Giganti era stato selezionato al Festival di Torino. Che poi ha vinto. La sera della cerimonia quando hanno annunciato la vittoria ho applaudito come se a vincere fosse stato un altro. Qualcuno deve avermi detto: vedi che sei tu!”. Dopo Torino, il corto è stato selezionato al Festival di Berlino e ha iniziato a vincere premi in tutto il mondo: uno dietro l’altro, premi inaspettati. Attirando l’attenzione di molti festival stranieri, interessati al progetto di sviluppo del lungometraggio dal corto. Ed anche finanziamenti per sviluppare la sceneggiatura del film. “Ci abbiamo messo quattro anni a mettere su il progetto, prendendo anche molti schiaffi. Abbiamo passato momento difficili e momenti indimenticabili: come quando abbiamo ottenuto la selezione ufficiale a Cannes: siamo stati scelti tra i dieci progetti internazionali messi in vetrina dal festival. Ho ricevuto molta forza dagli stranieri, a cui devo molto. I miei produttori sono infatti due francesi, Jean-Denis Le Dinahet e Sebastien Msika, e la prima in assoluto a crederci è stata l’attrice Jeanne Moreau. Ricordo quando con il vocione di chi fuma mille sigarette e beve solo vodka, mi disse “Fabio, tu questo film lo devi fare!”.

     

    Che intendi per “schiaffi”?

    A un certo punto mi sono reso conto che nonostante il mio fosse l’unico progetto italiano selezionato alla Cinefondation del Festival di Cannes e al Talent Project Market di Berlino (Fabio ha ricevuto anche la menzione speciale alla regia ai nastri d’argento, ndr) nessuno dei produttori italiani presenti ai festival voleva incontrarmi. L’interesse era quasi solo esclusivamente di quelli stranieri. Gli altri miei colleghi stranieri erano sostenuti dalle strutture del proprio Paese, io ho dovuto fare quasi tutto da solo. Non capivo se fosse il mio progetto ad essere sbagliato, o io stesso. O tutti e due.

     

    Eppure Giganti ha avuto anche un ottima accoglienza in America. Nel 2009 ha vinto il Cinemaster, concorso dedicato ai giovani talenti italiani realizzato da Studio Universal e poi il Director Prize 2011, promosso dall’Istituto Italiano di Cultura di New York. Come ti spieghi questa divergenza?

    È stato emozionante, inaspettato e paradossale. Ho passato un mese dentro gli Studios di Los Angeles, ricevendo una grandissima accoglienza e disponibilità da parte da quel sistema industriale Hollywoodiano che io stesso pensavo irraggiungibile. Io, che vengo dal Gebbione, appunto, ho avuto l’opportunità di confrontarmi con tutti i creativi che collaborano alla realizzazione dei film Universal e mi hanno consigliato su come portare avanti il mio progetto, sotto tutti i punti di vista. A New York invece ho vinto un premio che consiste in una borsa di studio di due mesi presso la New York Film Accademy per scrivere la sceneggiatura di un film. Utilizzerò questo premio per scrivere il prossimo progetto. In Italia invece ho passato anni prima di riuscire ad avere un appuntamento con qualcuno e a convincerlo a credere in me. Nonostante le grandi bastonate subite, non ho mai smesso di crederci. Sono sempre andato avanti, anche facendo i lavori più umili, senza vergognarmi mai. E finalmente, dopo tanto lavoro, i risultati sono arrivati: il film ha ottenuto il riconoscimento di “Interesse culturale” da parte del Ministero della Cultura, il supporto di Rai Cinema, della Fondazione Calabria Film Commission e la distribuzione dell’Istituto Luce. Sarà una coproduzione Italia-Francia. Molte volte sono stato sul punto di abbandonare il progetto e lavorare ad altro, ma alla fine ho resistito. Credo che questa storia debba essere raccontata, anche se dovesse essere l’ultima che mi permettono di raccontare. Va raccontata per la mia terra ma soprattutto per la mia generazione e per quella che verrà dopo, per la rabbia e per la voglia di riscatto con la quale sta venendo su, voglia di riappropriarsi di una dignità che hanno provato più volte a cancellare.

     

    Che tipo di contributo ritieni di poter dare al fermento creativo nel settore del cinema in Calabria.

    Lo scorso anno sono stato in giuria al Calabria Film Festival che ha una sezione dedicata ai registi calabresi. Alcuni li conoscevo già. Mi sono emozionato nel vedere la ricchezza e la qualità del loro lavoro, ragazzi che vivono e fanno cinema qui, sul territorio. Ho deciso quindi di realizzare, per il prossimo anno, un progetto collettivo tutto di autori calabresi. Sarà un progetto a più mani da girare qui in Calabria per dare la possibilità a chi come me ha visto tutto troppo lontano, impossibile e irraggiungibile, di fare un film, raccontare più storie, unendo le forze.

     

    E adesso il sogno si realizza. A giorni il primo ciack de Il Sud è niente. E torni a girare nel tuo quartiere.

    Torniamo a Sbarre, al Gebbione, ma anche a Cannitello, sullo Stretto. Il racconto ripercorre i luoghi di Giganti, ma il film sarà diverso. È passato il tempo ed anche i desideri sono cambiati. La protagonista si chiama Grazia, e sarà interpretata da una giovanissima ragazza reggina, del quartiere Gebbione, che ha ottenuto la parte dopo oltre un anno e mezzo di casting, affascinando, con la sua interpretazione, la sua professionalità e passione, sia me che Vinicio Marchioni, che ne interpreta il padre. E’ una ragazza vera, che non ha mai avuto esperienza nel cinema e che per il suo sguardo autentico ha convinto tutti, anche la produzione, che sa bene che lavorare con una ragazza giovane alla prima esperienza attoriale è comunque un rischio.

     

    Che Calabria racconterai nella tua storia?

    Voglio raccontare una Calabria dall’immagine molto chiara, con uno sguardo dal di dentro, non alieno come spesso accade quando si racconta il Sud. Il mio sguardo sarà quello di una ragazza che si ribella, che non vuole andare via. E che, nonostante viva una realtà molto forte, mantiene uno sguardo magico. Vorrei creare una specie di neorealismo magico, rafforzato dall’autenticità della protagonista.

     

    “Il sud è niente e niente succede”. Così diceva la nonna al nipote alla fine di Giganti. E da questa frase rassegnata riparti. Cosa vuoi dirci?

    Questa frase è diventata il titolo del film, ma è una provocazione. Per anni ci hanno fatto credere che questo sud fosse niente, che non valesse niente. Che non valesse la pena lottare. Grazia ha voglia di cambiare. E questa voglia di cambiamento la sto riscontrando nelle nuovissime generazioni. Che hanno una rabbia inedita dentro, una voglia di ribellione e di dire che ci hanno preso in giro, perché non è così. Perché il sud è tutto, ed è tutto quello che può diventare.

     

    Un’ultima nota sul cast, di cui fanno parte la bellissima Valentina Lodovini, che molti ricordano per “Benvenuti al sud” e Vinicio Marchioni , il Freddo di Romanzo Criminale.

    Valentina è un’attrice bravissima che conosco dal Centro Sperimentale e che ha sposato il film sin dalle origini. Lei c’è sempre stata. Anche nei momenti difficili. L’incontro con Vinicio è stato meraviglioso. Appena ha letto la sceneggiatura se ne è completamente innamorato. Non mi aspettavo che un attore del suo calibro potesse dedicarsi così tanto al nostro progetto. Ovviamente, con me, come sempre, ci sarà la squadra con cui lavoro dagli anni del Centro Sperimentale, una troupe tutta di giovani professionisti talentuosi e instancabili alla riscossa della “fortezza” del cinema italiano. Ognuno sarà affiancato da operatori calabresi. Sarà una bella occasione formativa nata dalla condivisione d’intenti e dalla collaborazione con Calabria Film Commission, che desidera offrire questa opportunità di crescita ai nostri talenti.


     
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