• Cinquefrondi, microcriminalità e sicurezza. “Peggio che non fare bene è non fare affatto. Che fine hanno fatto i progetti per la videosorveglianza e le azioni del Pon Sicurezza?”
    11/12/2011 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    E’ INDUBBIO che si stanno ponendo seri problemi di vivibilità e convivenza pacifica se quasi quotidianamente in una comunità peraltro relativamente piccola come la nostra, si è tenuti ad esser alle prese con astiosi quanto ripetuti problemi di microcriminalità rapace che tendono a minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, e per converso, rendono più arroganti gli autori dei misfatti. Laddove tutti avvertono con inquietante circospezione gli accadimenti della vita quotidiana, alla meglio, li limitano al commento, all’imprecazione o se non ad una penitenziale rassegnazione. In tal contesto, non sarebbe inopportuno attivarsi senza riserve attraverso la richiesta della convocazione presso il Prefetto del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica Provinciale per avviare delle strategie preventive e di contrasto, per cercare di porre un argine al dilagare di una piaga sociale oramai sin da troppo tempo manifesta, che viene avvertita con sempre più costanza dalla cittadinanza come senso di insicurezza e di impotenza strisciante, oltreché frustrazione per non poter liberamente determinarsi per come fruire la socialità cittadina.

     

    Allora, pur mantenendo in premessa che nessuno detiene soluzioni preconfezionate o fulminee strategie per la istantanea risoluzione delle problematiche, più in concreto parrebbe necessario concertare con le altre autorità territoriali competenti la crime-map della cittadina, per verificare quali zone e/o punti sensibili del paese sono o possono esser a maggior rischio criticità. E potrebbe risultare felice l’iniziativa di bussare con insistenza alle quelle porte amiche della Provincia e/o della Regione per ottenere, oltreché calorose strette di mano e appuntamenti comiziali, anche impegni certi con stanziamenti di fondi per creare, così come fatto in comuni viciniori, una significativa rete di videosorveglianza e monitoraggio da mettere al servizio della collettività, che magari potrà apparire come insufficiente a risolvere del tutto i problemi, ma sicuramente utile a creare una sorta di deterrenza pre-intenzionale che potrebbe aiutare al caso di specie. Che serva un segnale indifferibile di forte discontinuità e di presa di posizione, dunque, è lapalissiano, poiché la gente non può convivere sottacendo nel timore di questi atti vili, spesso di natura predatoria e di devastazione perpetrati per noia o puro gusto di danneggiamento, anche in considerazione del fatto che gli strumenti esistono ma bisogna mobilitarsi per attivarli. Al riguardo si pensi ai fondi PON Sicurezza 2007-2013 che assolvono anche a questo scopo. Nessuna migliore occasione, quindi, per riaffermare il primato nobile della politica quale strumento indispensabile per affrontare e risolvere i problemi d’una collettività che, bisognevole qual’è la nostra, ne urge l’attenzione ora più che mai. Atteso che un altro dato è inequivocabile: la cosa peggiore del non fare bene è sicuramente non fare affatto.

     

     

     


     
  • 3 commenti

    1. antò

      nella puntata della vostra trasmissione, il sindaco aveva annunciato imminenti soluzioni. Sono passati venti giorni e di imminente c’è solo la catastrofe, se andiamo avanti così. Io gli consiglierei di portare le dimissioni (anche simboliche) sul tavolo del prefetto, e vediamo che esce. Altrimenti i dubbi ci assaliranno

    2. salvatore

      Altro che osservatorio…Le 33 associazioni del comune di cinquefrondi tutelano ognuno i loro interessi e categorie. Una sorta di sistema sociale povero di contenuti, ma apparentemente con un potenziale mai decollato; o meglio, decolla, poi plana e atterra molto spesso definitivamente. Dunque l’impegno civile è lontano anni luce dal processo di conoscenza e consapevolezza. Bisogna fare qualche passo indietro per ritrovare la memoria e ricostruire un identità. Se non sappiamo chi siamo come possiamo pretendere di riconoscerci come cinquefrondesi? Non c’è un identità cinquefrondese, o meglio, esistita sino agli inizi del dopoguerra e l’ingenuità contadina non ha subito lo sviluppo evolutivo comunitario. Ci sono singole famiglie vittime dell’individualismo inefficace ed inesorabile della solitudine.

    3. salvatore

      Rettifica. Mi scuso con i lettori. Rileggendo mi sono accorto di un errore: le 33 associazioni “NEL” non del, come fossero gestite dall’Ente comunale. Ci sono anche altri errori di punteggiatura; ho scritto senza rileggere.

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