• Berlusconi, un governo col buco intorno. Dopo il declassamento del rating serve un nuovo esecutivo, possibilmente prima di dover assistere impotenti ai titoli di coda
    21/09/2011 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    CINQUEFRONDI – Tutti erano informati che presto o tardi sarebbe arrivata da qualche parte la chiamata per l’ Italia, che Standard & Poor’s ci ha recapitato per prima se pur con preavviso. La stessa maggioranza sa bene che il governo Berlusconi è arrivato al capolinea. I dati e le stime internazionali ce lo confermano declassandoci con un lento stillicidio di numeri. In più, finanche Confindustria a cui il governo ha regalato la vergognosa quanto ignobile deroga all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori per imbonirsela, ha testè dichiarato per bocca della presidente Marcegaglia e senza mezzi termini che il governo deve andare a casa. Allora non è un lusso, è una evidente necessità. La prima e più immediata risposta che possiamo dare ai creditori, ai mercati, agli investitori ed alle stesse istituzioni è un taglio netto con l’establishment Berlusconi, un elemento di rottura ed al tempo stesso un forte segnale di discontinuità che possa farci allontanare dalle secche in cui ci siamo impantanati così pesantemente e nelle quali ci stiamo dibattendo senza riuscire a prendere il largo. Si prenda atto che questo governo ha perso la credibilità internazionale se i mercati non riescono a premiare persino una manovra che per numeri è addirittura andata al di là delle stesse richieste di Bce e Ue. Siamo di fronte ad un atteggiamento che sfiora l’autolesionismo. Qui non si tratta di partigianeria partitica. C’è in gioco il futuro del nostro sistema paese, e quando ancor’oggi il premier incolpa i media del declassamento subito da A+ (che già non era il massimo) ad A (che appare ora come la sufficienza) allora vuol dire che egli è veramente lontano dalle istanze della gente e non vive in questo paese, pur evidentemente avendo contribuito largamente a rendere davvero di merda, ed anche dall’estero ne devon aver sentito l’olezzo. A questo punto forse sarebbe il caso che il Presidente Napolitano prendesse celermente le redini dell’iniziativa avviando a stretto giro delle indispensabili consultazioni con le forze politiche e sociali partendo proprio da Berlusconi per farlo capacitare, se mai ve ne fosse modo, del disastro in cui ci troviamo e farlo desistere dal continuare questa inutile macelleria sociale e mediatica chiedendone un passo indietro per permettere anche all’interno della stessa maggioranza, qualora possibile, di trovare le risorse che sostituiscano questo non governo. E’ vero che la costituzione prevede due soli casi di cambio di compagine governativa: le dimissioni del primo ministro e la sfiducia della maggioranza parlamentare, ma è pur vero che l’incarico fiduciario per formare il governo è conferito dallo stesso Presidente della Repubblica. Siccome ci troviamo in un momento difficile, quasi drammatico ed è evidente come questo premier e questo governo non riescano a dare risposte esaustive ai problemi del paese, il primo per manifesto eccesso di conflitto d’interessi ed il secondo non godendo la fiducia né degli interlocutori interni tantomeno di quelli internazionali, tanto basta per far comprendere chiaramente a chiunque, anche al più irriducibile peone e yesman berlusconiano, che si è creato un vulnus governativo che è necessario colmare al più presto passando la mano. Per non assistere impotenti ai titoli di coda che recitino imperituri a cose fatte, noi l’avevamo detto.