• Armi chimiche al Porto di Gioia Tauro. L’associazione Libera:”Operazione necessaria ma è mancato il coinvolgimento del territorio”
    17/01/2014 | Don Pino Demasi, Referente territoriale Libera | Comunicato

    POLISTENA – Non possiamo non guardare con favore alla più grande operazione di disarmo degli ultimi anni, probabilmente dalla fine della Guerra fredda. Un’operazione, quella del disarmo chimico della Siria, che ha messo d’accordo Russia e Stai Uniti, Assad e le Nazioni Unite, le potenze Sciite e quelle Sunnite. Un’operazione che va nella direzione della costruzione della Pace, da noi sempre auspicata. Ed è positivo che l’Italia non si sia tirata indietro e che abbia scelto di schierarsi concretamente dalla parte di chi, sempre più, intende fare del Mediterraneo un mare di Pace. Registriamo anche con favore il fatto che Gioia Tauro sia stato visto come un porto di eccellenza con tutti i requisiti per ospitare l’operazione di trasbordo. Anche se non possiamo non esprimere il nostro rammarico per tutte quelle volte che il Porto di Gioia Tauro non viene tenuto in considerazione, specie quando si tratta di programmare il suo potenziamento e lo sviluppo dell’indotto. In merito all’operazione ed alla scelta di Gioia Tauro non possiamo, però, non criticare il metodo. Denunciamo con forza la mancanza di una consultazione seria e pacata con i sindaci e le istituzioni del territorio allo scopo di verificare non solo la fattibilità del Porto, su cui non abbiamo dubbi, ma anche la fattibilità, in caso di malaugurate situazioni di criticità, delle strutture sanitarie del territorio, sulle quali invece nutriamo seri dubbi. A questo punto auspichiamo che il governo centrale corra ai ripari soprattutto mettendo in atto una completa e continua informazione sulle misure di sicurezza e su tutte le fasi dell’operazione, per evitare che un’operazione di pace di portata storica, che visto uniti i Grandi della Terra, si trasformi in occasione di conflittualità tra cittadini ed istituzioni.