• Vicenda armi al Porto di Gioia, le ragioni del si della Cgil. Costantino: “Grande operazione di Pace”
    Preoccupanti le parole di Scopelliti. Al Governo richiesti interventi per il miglioramento della capacità commerciale del porto e suo sviluppo industriale per il reinserimento di 500 lavoratori in cassa integrazione
    18/01/2014 | Nino Costantino Segretario generale Filt-CGIL Calabria e Segretario Generale CGIL Gioia Tauro | Comunicato

    porto-Gioia-Tauro containerGIOIA TAURO - Ridiventa centrale, finalmente, nella discussione nazionale il porto di Gioia Tauro. Trovo, però, francamente preoccupanti e molto poco istituzionali le parole espresse dal Presidente della Giunta regionale Scopelliti. Preoccupanti per il riferimento alla guerra civile: quelle armi saranno distrutte proprio per evitare guerre civili e distruzione e morte in altre parti del mondo. E se dovessi riconoscere un solo merito al governo nazionale è proprio quello di essere stato, assieme ad altri Paesi, uno degli artefici di una operazione militare internazionale in grado di operare una imponente distruzione di armi chimiche.

     

    E’ in corso, insomma, una grande operazione internazionale per la pace ed il disarmo in linea con i principi di cooperazione internazionale e di pace che la CGIL ha da sempre propugnato. Ecco perché come CGIL, a tutti i livelli, abbiamo espresso con nettezza una posizione chiara senza farci prendere dall’irrazionalità ma chiedendo, ovviamente, che l’intera operazione si svolga con la certezza della massima sicurezza per i lavoratori e le popolazioni.

     

    E se la scelta è ricaduta su Gioia Tauro vuol dire che è uno degli hub tecnologicamente più avanzati e, probabilmente, l’unico a poter garantire il trasbordo da nave a nave senza stoccare i containers nei piazzali. Ci appare, invece, sensato e importante chiedere al Governo nazionale, per le stesse ragioni per cui ha individuato il porto di Gioia come il più adatto per questa delicata operazione, di rafforzarne la capacità commerciale e di garantirne lo sviluppo industriale. Anche perché da tempo noi chiediamo il rientro dei circa 500 lavoratori in cassa integrazione