• Una cura di fosforo per il ministro Clini. Le associazioni del No: Gravissime le sue “dimenticanze” sulla Via del rigassificatore
    16/03/2013 | Coordinamento delle associazioni contro il rigassificatore | Comunicato

    SAN FERDINANDO – Stupiscono non poco i “vuoti di memoria” del ministro Clini sulla procedura Via del rigassificatore della Piana di Gioia Tauro, apparsi in un articolo uscito sul Quotidiano della Calabria in data odierna. Ci lasciano esterrefatti anche perché Clini è stato indirettamente protagonista della vicenda dell’impianto Calabrese fin dai suoi albori, dal momento che sia ai tempi dell’emissione del parere della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale (maggio 2008), sia quando pochi mesi dopo (17 settembre 2008) è stato varato il decreto di valutazione di impatto ambientale dalla sua omologa Prestigiacomo, egli rivestiva già da anni un ruolo importante all’interno di quel dicastero (direttore generale del settore per la Ricerca Ambientale e lo Sviluppo), che sicuramente non ammetteva ignoranza rispetto alle procedure autorizzative di un’opera di rilevanza strategica nazionale.

     

    Una posizione che è divenuta ancora più “importante” nel 2012 la sua, quando il 14 febbraio, da Ministro, ha sottoscritto con Corrado Passera il Decreto Interministeriale Autorizzativo. Pertanto non capiamo come mai Clini continui a difendere un impianto che ha ottenuto nella procedura di VIA un parere positivo non pieno, bensì con prescrizioni, e che è stato doppiamente bocciato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Chiediamo al ministro di fornirci le fonti che comprovano che la valutazione dal dicastero compiuta comprenda “anche il rischio sismico, calcolato nel peggiore scenario possibile”. In primis, tali studi non spettano all’organo politico citato, ma alla società proponente, la quale, nella relazione tecnica generale, si è ben guardata dall’immaginare lo scenario peggiore, limitandosi a scrivere che “ […] sulla base delle nuove conoscenze acquisite sulle faglie, è stato scelto di associare alla ZS929 (ndr, la faglia sulla quale sorgerebbero le opere) una magnitudo massima 6.5”, e proseguendo incredibilmente nell’affermare che “poiché tali terremoti sono avvenuti in tempi relativamente recenti e pertanto le faglie si sono scaricate, la loro probabilità di occorrenza è molto bassa e quindi la loro influenza trascurabile”; inoltre, il decreto Via del 2008, tra le altre prescrizioni, richiede blandamente “uno studio della micro zonazione sismica aggiornato secondo le risultanze sperimentali delle indagini in sito”

    1. A queste gravissime lacune ha rimediato solo il Consiglio superiore dei lavori pubblici, in due occasioni: • Nel 2010, sugli stessi studi della società, dai quali poi è scaturita la Via positiva con prescrizioni del 2008, ha chiosato che “l’esame della documentazione […] evidenzia il carattere del tutto preliminare degli studi finora svolti dai progettisti […]”, spingendosi fino a sottolineare un aspetto gravissimo, ossia che i suddetti studi “sono molto generali e non sempre si basano su risultati e determinazioni sperimentali riferite propriamente al 1 Decreto di Valutazione di Impatto Ambientale n. 894 del 17/09/2008, prescrizione n. 2, pag. 3. sito di progetto”, tanto che i contenuti del progetto sono stati bollati come “incompleti e non definiti con l’estensione e l’approfondimento necessari all’espressione di un compiuto parere sulla fattibilità dell’opera”;

     

    Nel 2012, quando, il 22 giugno, a pochi mesi di distanza dalla sua emissione, ha smontato il già menzionato decreto interministeriale autorizzativo, bocciando il progetto e sottolineando che “l’assemblea è dell’avviso che sia opportuno richiamare l’attenzione sulla scelta di realizzare un impianto di questo tipo in una delle aree a maggiore rischio sismico del territorio italiano e nella quale sono particolarmente severi gli effetti del sisma nella porzione di sottosuolo interessata dalle opere”. • Peccato che in questa seconda occasione, lo stesso giorno della votazione del parere n. 149 sia intervenuto l’ormai notorio Decreto Sviluppo, che all’art. 38 contiene una norma ad aziendam per la Lng Medgas, la quale d’imperio ha messo fuori gioco il Consiglio superiore dei lavori pubblici e le sue insuperabili prescrizioni che avrebbero permesso ai cittadini della Piana di dormire sogni tranquilli, senza scellerati investimenti incombenti sulle proprie teste. Giova inoltre smascherare pure la Lng Medgas e la sua continua nenia.

     

    Il disperato tentativo di rassicurare i cittadini, paventando un nuovo passaggio del progetto al Consiglio superiore dei lavori pubblici, fallisce in partenza poiché è lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico a rivendicare con forza, in una missiva inviata all’Autorità Portuale nel gennaio scorso per invitarla a concludere celermente l’iter, che “compete a questo Ministero la valutazione del progetto definitivo”. Un organo politico sostituisce quindi una valutazione tecnica della quale avremmo avuto sicuramente più fiducia. Consigliamo pertanto a chi continua a fabbricare menzogne di tenere un atteggiamento rispettoso nei confronti della popolazione e delle associazioni che da anni s’informano e informano: nessuno dei due attori sociali citati è più disposto a sopportare soprusi e a subire megaopere utili solo alle finanze del colonizzatore di turno. Abbiamo iniziato ad affermarlo il 6 marzo, lo dimostreremo ancora il 20 davanti all’Autorità Portuale, e fin quando la Lng Medgas Terminal non avrà abbandonato per sempre i suoi propositi di distruzione di questa terra.