• Siderno. Progetto di un impianto di biodigestione anaerobica presso l’impianto TMB di San Leo Gravi rischi per la salute e ambientali espressi dall’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita con una lettera agli organi istituzionali.
    15/06/2016 | Arturo ROCCA Presidente A.P.S. Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita | Comunicato

    impianto tmbL’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, in rapporto al progetto di un impianto di biodigestione anaerobica presso l’impianto TMB di San Leo in Siderno, ritiene di sottoporre le presenti considerazioni al Decisore Politico, nonché alla Pubblica Opinione.

    Appare anzitutto molto verosimile che,a motivo di una assai probabile e anzi ovvia “economia di scala”, il gestore aggiudicatario sarebbe portato ad utilizzare una vasta gamma di rifiuti organici, qualitativamente tra loro molto “disomogenei” (la Calabria è riuscita a differenziare al 2014 solo 17,26% -dati Arpacal-, ben lungi da quel 65% previsto, entro il 2012, dal D.lgs 152/2006), allo scopo di incrementare al massimo il guadagno derivante dal funzionamento dell’impianto.

    Ci riferiamo, ad esempio, a quelli risultanti dal trattamento meccanico-biologico dei rifiuti indifferenziati, agli scarti di macellazione e ai fanghi degli impianti di depurazione, che andrebbero ad aggiungere, a quelli già presenti, ulteriori rischi sanitari e ambientali, correlati anche ad un aumento esponenziale del traffico veicolare.

    Non va infatti trascurato l’impatto ambientale e sanitario dovuto ai gas di scarico –climalteranti- dei mezzi adibiti al trasporto delle varie tipologie di rifiuti, che vanno calcolati, tra l’altro, nel bilancio generale della CO2 prodotta dagli impianti alimentati a biogas. Tale quadro complessivo, appare ancor più probabile ove si considerino, da un lato,i grossi investimenti di denaro pubblico necessari per la realizzazione di tale progetto, e, dall’altro, i sostanziosi ecoincentivi spettanti ai gestori privati per la produzione di energia “rinnovabile”.

    Altro importante aspetto da considerare, è quello relativo al calcolo di previsione delle emissioni in atmosfera, elaborato utilizzando modelli matematici, dal dottor Giuseppe Tassone.

    Nel modello adottato, si è ipotizzato un impianto cui afferisca una popolazione equivalente di 80.000 abitanti e con cogenerazione di energia elettrica, attraverso un motore a combustione interna, nel rispetto dei limiti emissivi previsti dalla vigente normativa(Allegato 1).

    Dall’esame dei risultati del modello matematico elaborato, derivano forti preoccupazioni per i livelli di emissione di sostanze dannose per l’ambiente e nocive alla salute, in quanto tossiche e cancerogene,che verrebbero liberate in atmosfera a motivo della combustione del biogas prodotto nell’impianto: ossidi di azoto, formaldeide e particolato fine ed ultrafine.

    Gravi rischi per la salute che riguarderebbero un vasto comprensorio e un elevato numero di cittadini, a cominciare dagli abitanti della contrada San Leo e delle contrade limitrofe, le cui case distano dall’attuale impianto T.M.B. anche solo 450 metri.

    Ma gravi danni non potrebbero non derivare anche al delicato ecosistema della contigua area SIC (Sito di Interesse Comunitario)- Vallata del Novito e Monte Mutolo (IT9350135), nonché alle coltivazioni di clementine a marchio IGP che si estendono a perdita d’occhio dai due argini della Fiumara, con danni economici ed occupazionali certamente non trascurabili

    Da non sottovalutare, inoltre, i rischi per l’incolumità pubblica che potrebbero derivare da eventuali incidenti causati di una cattiva gestione dell’impianto in parola – comuni a tutti gli impianti di tale natura- (così come riportato nell’allegato2).

    E’ dunque certamente evidente, a nostro avviso, che gli aspetti puramente tecnici e le tante variabili in gioco (non da ultimo il rischio sempre presente di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata) non consentono di nutrire alcuna sicurezza per una tutela certa della salute dei cittadini, “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

    Anche dal punto di vista energetico, inoltre, tali impianti non apporterebbero alcun concreto vantaggio produttivo, essendo la nostra regione forte “esportatrice” di energia elettrica, con un surplus maggiore del 55 % (dati TERNA 2014).

    L’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, per i motivi sinteticamente sopra riportati e per quelli contenuti nel Position Paper dell’Isde-Medici per l’Ambiente (Allegato nr.3), richiamando il Principio di Precauzione in base al quale“un prodotto o un processo produttivo non vanno considerati pericolosi soltanto dopo che è stato determinato quanti danni ambientali, malattie e morti producono, ma al contrario, possono essere considerati sicuri solo se siamo in grado, al di là di ogni ragionevole dubbio, di escludere che possano presentare rischi rilevanti e irreversibili per l’ambiente e per la salute”, chiede che vengano tenute presenti le considerazioni espresse sulla previsione della messa in opera a Siderno di un impianto di digestione anaerobica del tipo semy-dry RD umido, di cui alla tabella 14-1 Scenario Operativo del sistema impiantistico regionale ECN, anno 2018, del Rapporto Preliminare Ambientale del processo di Valutazione Ambientale Strategica della versione preliminare del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti della Regione Calabria.

    L’Osservatorio propone, in alternativa all’impianto di digestione anaerobica del tipo semy-dry RD umido, l’incentivazione della raccolta differenziata col metodo del porta a porta spinto, tale da consentire il compostaggio domestico.

    A tale pratica, inoltre, si propone di affiancare l’attivazione, e l’efficientamento della produzione di compost di qualità, direttamente da Digestione Aerobica, processo per il quale l’impianto T.M.B. è già idoneo.

    Il compostaggio aerobico, infatti,attraverso il recupero di materia e non di energia, è quello che meglio garantisce –a fronte della digestione anaerobica- il rispetto della gerarchia europea nel trattamento dei rifiuti, oltre ad assicurareanche un maggiore apporto di carbonio organico al suolo, svolgendo così un più efficace ruolo contro la desertificazione che minaccia anche la nostra regione.

    Vorremmo, infine, soffermarci un attimo sull’etimologia del biodigestore.

    Il termine “bio” significa vita e richiama l’idea di un’origine naturale e organica. Anche il petrolio e il carbone sono di origine naturale. Il termine “bio” viene utilizzato per attribuire una valenza positiva e “naturale” a questo tipo di impianti, in modo da poterli ascrivere al mondo della cosiddetta “green economy”.

    La mistificazione del linguaggio, in questo caso, è strumentale a una politica di proliferazione di queste tecnologie sotto l’ombrello dell’ecologia e del rispetto della natura, in modo tale da far accaparrare agli imprenditori che realizzano l’opera, i generosi incentivi statali previsti per le “fonti rinnovabili”, senza i quali, verrebbe meno la ragione economica principale di questa attività.

    E’,poi, anche opinabile definire l’energia prodotta dal biogas, un’energia rinnovabile, in quanto, citando professor Gianni Tamino, biologo dell’Università di Padova,si può parlare di fonti rinnovabili solo se esse si generano nel territorio di origine e, nel tempo di utilizzo, quanto consumato si ripristina, come ad esempio avviene col solare, l’eolico e l’idroelettrico.

    Giova, per ultimo, precisare che il Consiglio Comunale di Siderno con delibera n. 948, del 13 maggio 2016,si è anch’esso espresso contro la messa in opera di un impianto di digestione anaerobica a Siderno.