• Una “cavatina” dell’Alzira di Nicola Antonio Manfroce «cantata dalla Signora Sontag NEL TANCREDI del Maestro Rossini»
    di Carmelo Neri (*)
    | Carmelo Neri | Michele Domenico Manferoce

    Il nome di Henriette Sontag, celebre soprano della prima metà dell’Ottocento potrà anch’esso incontrarsi negli scritti biografici riguardanti Nicola Antonio Manfroce (Palmi 1791- Roma 1813), geniale compositore melodrammatico. Figlio di Domenico, valente organista di Cinquefrondi, e di Carmela Rapillo, che si dice originaria da Bagnara Calabra, è ricordato come autore di due opere, l’Alzira e l’Ecuba, che piacquero e gli procacciarono una discreta notorietà, mentre la buona sorte sembrava assecondarlo, perché fin dalla prima rappresentazione furono eseguite da interpreti di grande rinomanza, come Isabella Colbran, Adelaide Montresor Malanotte, Nicola Tacchinardi, Andrea Nozzari, Manuel Garcia (padre di Maria Malibran) e Antonio Crivelli.

    Ritratto di Manfroce, in un disegno di Edoardo Matania del 1870

    Il 10 ottobre 1810, nel Teatro Valle di Roma, debuttò con l’Alzira, con esito felicissimo comprovato dalle numerose repliche; vi si distinsero la Colbran nei panni della protagonista, e, per la sua splendida esibizione “en travesti”, il contralto Montresor Malanotte, divenuta qualche anno dopo la creatrice del ruolo di Tancredi nell’omonima opera di Rossini. Nella stagione di “primavera” del 1811 questo contralto sostenne di nuovo il ruolo di Zamoro nel Teatro Comunale di Ancona (edizione rimasta finora poco conosciuta), e in quella autunnale dello stesso anno fu ancora Zamoro a Monza, dove s’inaugurava un nuovo teatro, avendo come compagna di lavoro Maria Marchesini nel ruolo principale. Il celebre incisore Bartolomeo Pinelli (il cui cognome si legge in calce a sinistra) la raffigurò nella litografia qui riprodotta.

     Litografia di Pinelli che mostra Adelaide Montresor Malanotte nel personaggio

    di Zamoro nell’Alzira di Manfroce (Roma, Teatro Valle, ottobre 1810)

    In occasione della “prima” nella città capitolina Manfroce musicò quella che è una delle più note arie dell’opera, e si tratta della “cavatina a violino obbligato” di Alzira, Ah, che non serve il piangere; il pezzo, eseguito dalla Colbran, era appunto contraddistinto dall’uso, allora inconsueto nelle opere italiane, del violino solista che accompagnava il canto, e la novità fece sicuro effetto sugli spettatori. A tal riguardo è davvero interessare il confronto fra quest’aria e un bellissimo brano del sommo Mozart, in cui troviamo di nuovo il violino che accompagna la voce del soprano: si tratta di L’amerò, sarò costante nell’opera Il re pastore, composta dal grande salisburghese quando aveva anch’egli diciannove anni.

    Dopo la scomparsa dello sfortunato musicista, l’Alzira per circa un decennio fu rappresentata in numerosi teatri, talora abbinata nella medesima stagione al Tancredi di Rossini, dramma derivato anch’esso dalla vasta produzione di Voltaire. Tra i famosi cantanti che recitarono in quest’opera di Manfroce s’incontrano nomi abbastanza noti: Rosmunda Pisaroni, Francesca Festa Maffei, Girolama Dardanelli, Alberico Curioni, Berardo Winter, Giovanni David (figlio), Giovanni De Begnis, Michele Benedetti, Geltrude Righetti Giorgi, e altri.

    Rossini e Bellini, ancor più di Donizetti, videro in seguito valorizzate le loro musiche da soprani che potremmo definire di primo rango, come Giuditta Pasta e Maria Malibran, le quali negli anni dal 1825 al 1835 ebbero concorrenti molto affermate, e basti ricordare Henriette Meric Lalande, Fanny Tacchinardi, Giuseppina Ronzi de Begnis, Giuditta e Giulia Grisi, ma una sola fu considerata di merito pari a quello della Pasta e della Malibran, e fu Henriette Sontag (Clobenza 1806 – Città del Messico). Questa cantante, pur essendo giudicata mediocre attrice sulla scena, era molto ammirata, e non solo per l’avvenenza fisica, ma anche per il suo «squisito timbro sopranile», per una certa «grazia seduttrice», e per un metodo di canto “impeccabile”.

    Litografia ottocentesca di Henriette Sontag

    Nel 1829, scritturata dal Théâtre Italien di Parigi, ebbe occasione di cantare in varie opere del repertorio rossiniano, compreso il Tancredi, in cui sostenne il ruolo di Amenaide, mentre alla giovanissima Malibran fu assegnato quello del personaggio che dà titolo all’opera. Insoddisfatta della parte, la Sontag pretese cambiamenti da Rossini, allora dimorante in quella capitale. Volendo ben figurare, desiderava cimentarsi con un brano virtuosistico per contrapporsi con efficacia alla famosa Marietta, che immaginava applauditissima nella cavatina Di tanti palpiti; il maestro cercò di accontentarla, ma ebbe il suo bel da fare, perché «si dice che per nessun’altra cantante Rossini abbia impreziosito la parte di un precedente lavoro come per la Sontag: così per Amenaide di Tancredi che doveva interpretare a fianco di una incantatrice quale la Malibran» (cfr. Giorgio Appolonia, Le voci di Rossini, Torino, Eda, 1992, p. 366).

    Si può intendere meglio quanto accadde, ricordando che fra le due artiste non correva buon sangue (in un certo periodo entrambe furono innamorate del violinista Charles de Bériot), e si detestavano; quando erano nella necessità di esibirsi insieme, fra loro divampava inevitabile la voglia di superarsi l’un l’altra, per primeggiare negli applausi e nel favore del pubblico.

    1

    Il brano dell’Alzira,che nel 1829 fu eseguito dal celebre soprano

    Henriette Sontag nel Teatro Italiano di Parigi

     

     

    Non si può neppure escludere che, falliti alcuni tentativi di Rossini, l’inserimento del brano di Manfroce da intercalare nel Tancredi (Cfr. in rete: https://imslp.org/wiki/Alzira (Manfroce%2C_Nicola) sia stato in ultimo proposto alla Sontag dallo stesso Pesarese, in accordo con l’editore Pacini, suo ottimo amico. Ciò è verosimile, perché al famoso autore del Barbiere di Siviglia quest’aria era ben nota, e forse ancor prima di quando, trovandosi a Napoli, aveva ascoltato l’Alzira rappresentata nel Teatro San Carlo, durante il Carnevale del 1819.

    Non sorprende poi che la Sontag abbia approvato tale scelta, confidando che sarebbe stata apprezzata dal pubblico; in quel tempo i cantanti avevano spesso la cattiva abitudine di abbellire le opere in programma, e vi innestavano brani tolti da lavori dello stesso compositore o di altri maestri; erano in voga anche le cosiddette “arie di bravura”, che servivano a far esaltare le doti di agilità canora, e potevano introdursi in più opere; si servivano anche delle cosiddette “arie da baule”, che portavano con sé in ogni teatro, come una sorta di bagaglio, per eseguirle all’occorrenza e strappare l’applauso degli ascoltatori.

    Si ha motivo di credere che nel Teatro Italiano di Parigi, cantata dalla Sontag,la graziosa cavatina di Manfroce, con l’orchestra e col violino che accompagnava il canto di Alzira, sia piaciuta abbastanza, e ciò si arguisce dal fatto che l’editore decise di stampare quel brano e lo mise in commercio con accompagnamento di pianoforte come le comuni arie da salotto, che in quel tempo erano molto in voga.

    Antonio Francesco Pacini (Napoli 1778- Parigi 1886), uno dei numerosi italiani allora residenti nella capitale francese, amava privilegiare la produzione degli operisti italiani, ed era egli stesso un musicista. Aveva studiato nella città natale nel Conservatorio della Pietà dei Turchini, e nel 1804, quando vi fu ammesso Manfroce, si trasferì a Parigi, dove tentò senza fortuna la carriera di operista. Nel 1812 fondò una piccola casa editrice, che ebbe sede nel Boulevard des Italiens, al numero 11, come si legge nel frontespizio.

    _______________

    (*) Ringrazio il mio amico Michele Domenico Manferoce di Cinquefrondi, che mi ha suggerito di compilare questa nota, ritenendo utile farne conoscere il contenuto. Egli stesso, già da parecchio tempo, ha provveduto a inserire in rete la famosa cavatina Ah, che non serve il piangere, (Atto I – Scena V, nell’opera Alzira), eseguita dal soprano Rossana Pacchielle, accompagnata al pianoforte da Marcella Crudeli. Tale interpretazione, corredata da un video, può rintracciarsi in You Tube, all’indirizzo: 

     https://soclassiq.com/it/Pe/lista_delle_notizie/Nicola_Manfroce/ID/7469/flows/V/