• Si rompe la Tac di Polistena e gli ammalati finiscono a Locri
    11/08/2013 | Giuseppe Gentile, segr.gen. s.u.l.p.i. | Comunicato
    l'ospedale di polistena

    l’ospedale di polistena

    CITTANOVA – In pochi mesi è la seconda volta che la “Ferrari” si rompe. “Schumacher” riesce a vincere tutte le corse ma, quando il motore non parte si resta fermi ai box in attesa del meccanico che non arriva. La Tac di Polistena è una delle poche diagnostiche in grado di dare risposte sulle 24 ore e da anni gli ammalati ricoverati e quelli provenienti dall’esterno, ricevono prestazioni di alta qualità in tempo reale. Si è scomodato persino il grande professore Veronesi, con una lettera di encomio indirizzata la primario dell’U.O. di radiologia, per certificare (qualora ve ne fosse bisogno), il livello alto di professionalità presente a Polistena. Tuttavia non serve a nulla avere una delle poche eccellenza, al servizio vero degli ammalati e non poterla utilizzare perché non sono intervenuti gli innovamenti tecnologici. Forse sarebbe ora di comprare un’altra TAC, oppure provvedere all’acquisto di una Risonanza Magnetica Nucleare. Ordinaria amministrazione vuole innanzitutto il rispetto dei doveri istituzionali in capo a chi governa il Servizio Sanitario Provinciale. Un dovere nei confronti dell’ammalato e poi una grande convenienza per le casse aziendali. Invece, vediamo l’ingiustificabile e intollerabile lunga attesa per far partire l’ordine di riparazione. Dal 01 Agosto ad oggi, neanche il semplice iter burocratico d’intervento tecnico è stato istruito, non si trova un dirigente che firmi, si passa da uno scarica barile all’altro, per impallare la procedura davanti a una sequela di dimissioni. Forse serve un Commissario ad Acta per firmare oppure deve intervenire il Prefetto? Saremmo veramente curiosi di capire perché, a distanza di 10 giorni dal guasto, nessuno ha firmato la richiesta d’intervento tecnico della riparazione. Un aspetto questo veramente inquietante dai mille interrogativi. Al danno economico derivante dalle mancate prestazioni, si aggiunge il disagio ed il rischio per l’ammalato critico dovuto al trasferimento verso la diagnostica di Locri con utilizzo improprio dell’ambulanza del 118 dedicata all’emergenza. Sembrerebbe proprio che il buon senso, nella fase di programmazione e gestione della sanità, sia vincolato da fattori sconosciuti in contrasto con i principi dettati dai Livelli Essenziali di Assistenza e da quelli di economicità e saggezza, fattori fondanti del piano di rientro. Il problema però è molto più complesso e, solo per fare un cenno alla diagnostica strumentale, nessuno dei nostri grandi manager ha pensato di acquistare una Risonanza Magnetica Nucleare. D’altronde, continuano a circolare ambulanze simili al pulman della recente tragedia di Avellino. Tutto accade e si consuma perché, i potenti non si curano in Calabria ma soggiornano nelle cliniche d’oro persino per un’unghia incarnita, dove non solo scelgono i medici di alta professionalità, ma si contornano di quel personale, inesistente nell’ASP di Reggio Calabria, preposto all’Assistenza Socio Sanitaria. Appare evidente che, sia il Direttore Generale dell’ASP, sia il presidente Scopelliti, non possono mettere l’ammalato al centro della politica regionale. Il perché rimane alla riflessione attenta del popolo calabrese.