• Sanità. La stangata del commissario Scura sui piccoli ospedali
    13/04/2015 | Sergio Pelaia | www.corrieredellacalabria.it

    LAMEZIA TERME – Fa bene Carlo Guccione a dire che i primi provvedimenti di Massimo Scura sulla rete ospedaliera calabrese sono assimilabili a quelli, tanto criticati, dell’ex governatore Peppe Scopelliti. Ma – tralasciando il fatto che i rilievi dell’assessore regionale andrebbero indirizzati ai vertici del suo stesso partito più che all’opinione pubblica – leggendo tra le pieghe delle disposizioni del commissario ad acta nominato dal governo Renzi emergono dati che, specie in relazione ai piccoli ospedali, fanno pensare che Scura sia andato ben oltre quanto previsto da Scopelliti.

     

    GLI OSPEDALI DI MONTAGNA

    Per averne conferma basta esaminare in maniera approfondita il documento di riorganizzazione della rete ospedaliera presentato, proprio pochi giorni fa, al Tavolo “ex Massicci”, ovvero l’organismo ministeriale che vigila sul piano di rientro della sanità calabrese. Per i quattro ospedali di montagna, per esempio, la nuova struttura commissariale ha previsto una dotazione di reparti e posti letto identica a quella di Scopelliti. Anche per il nuovo commissario, dunque, i presidi di San Giovanni in Fiore, Acri, Serra San Bruno e Soveria Mannelli avranno solo 20 posti letto di Medicina generale, una «chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in day surgery o eventualmente in week surgery», e un Pronto soccorso «presidiato da organico medico dedicato all’emergenza-urgenza». Scura, dunque, conferma l’impostazione di Scopelliti, e basta recarsi in qualunque giorno della settimana in uno di questi quattro ospedali per capire quali effetti nefasti abbia avuto la “riorganizzazione” che si è già concretizzata con l’esecuzione del decreto 18 del 2010 dell’ex governatore. Un decreto contestatissimo anche dal Pd – partito che oggi è maggioranza alla Regione e al governo – perché spogliava questi ospedali di frontiera di ogni funzione non garantendo, soprattutto, nemmeno una gestione adeguata delle emergenze. Tant’è che lo stesso presidente Oliverio, poco prima che fosse resa nota la nuova rete ospedaliera targata Scura, aveva spiegato pubblicamente quanto fosse necessario invertire la rotta rispetto ai provvedimenti di Scopelliti, dando una considerazione maggiore proprio ai nosocomi di confine.

     

    I TRE NUOVI NOSOCOMI

    Oltre a ciò, però, Scura ha “superato” Scopelliti nelle disposizioni che riguardano i nuovi ospedali da costruire e le rispettive aree territoriali di riferimento. Nel documento di riorganizzazione della rete, infatti, il commissario affronta brevemente la questione dei tre nuovi nosocomi specificando che alla fine del 2017 è prevista l’attivazione di quello di Vibo Valentia e, successivamente, di quelli della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro. Nella tabella riportata nelle carte, però, partendo dalla considerazione che i nuovi ospedali avranno un numero di posti letto «superiore alla somma dei posti letto dei presidi pubblici che oggi insistono sui territori di afferenza», si arriva a specificare che tale dotazione «sostituisce totalmente l’attuale offerta pubblica dell’area interessata». Tradotto: quando saranno attivi, i tre nuovi ospedali assorbiranno completamente i posti letto presenti sul territorio. Per fare un esempio: nel momento in cui verrà aperto il nuovo ospedale di Vibo (350 posti letto) saranno azzerati i posti letto che attualmente ci sono nei presidi di Serra San Bruno e Tropea, che dunque saranno svuotati anche delle poche risorse di cui dispongono attualmente. Stesso discorso per la Piana e la Sibaritide. Se le cose rimarranno come messo nero su bianco da Scura, quindi, questi avamposti sanitari, che ancora sopravvivono in territori di frontiera drammaticamente carenti dal punto di vista infrastrutturale, saranno avviati alla sostanziale chiusura.