SAN FERDINANDO – Sono ancora forti gli echi della vicenda rigassificatore, i cittadini non hanno digerito l’ultimo ecomostro, né lo faranno, che le associazioni, le parti sociali tutte e alcuni Sindaci si trovano a dover affrontare una nuova battaglia, quella contro l’impianto di pirolisi previsto nel territorio di San Ferdinando, a 1,5 km in linea d’aria dall’inceneritore e dall’altra parte della strada (!) rispetto all’area “prescelta” per il terminale Gnl. Sembra chiaro l’intento istituzionale di ricordarci continuamente che la Piana di Gioia Tauro è stata occultamente convertita in pattumiera dell’intero Paese; una cura di fosforo della quale gli abitanti di ogni età dell’area, falcidiati giornalmente da neoplasie, non hanno affatto bisogno.
È bene intanto specificare che questo impianto altro non è che un terzo inceneritore, che si va ad aggiungere al primo già operativo e al secondo in via di ultimazione in contrada Cicerna. L’unica differenza è il metodo di combustione, che nell’impianto “tradizionale” si basa sul calore, mentre in questa nuova tipologia utilizza reazioni chimiche. Sarebbe peraltro alimentato da rifiuti speciali (non pericolosi) e ferrosi. Aggiungiamo inoltre che solo pochi mesi fa, nel novembre 2012, i cittadini valdostani in un referendum si espressero plebiscitariamente contro lo stesso tipo di impianto (94,02% di “no”), respingendolo al mittente, dopo un’appassionata campagna informativa delle associazioni locali, condotta con l’ausilio di esperti mondiali di nanopatologie come il dottor Stefano Montanari, il quale ricordava che ai fini degli effetti sulla salute, poco cambia tra la dicitura “inceneritore” e quella di “impianto di pirolisi”, dal momento che “questo è il fascino delle parole, cambiare nome alle cose serve a purificarle”.
Per questo motivo la normativa europea equipara le due tipologie di impianti. Purtroppo, per rimarcare le analogie con l’iter del rigassificatore, anche questa vicenda procedeva già sottobanco da mesi, ad insaputa dei cittadini: la nostra associazione aveva lanciato l’allarme già nell’ottobre 2012, quando ci giungevano notizie di “summit” più o meno clandestini tra l’attuale Sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, e gli industriali della TGE. Tutto a conferma del fatto che i primi artefici della devastazione del territorio sono spesso coloro che, al contrario, dovrebbero tutelarlo seguendo le disposizioni del nostro ordinamento, facendo lo stesso con la salute dei propri cittadini; invece si assiste nuovamente a un baratto tra qualche posto di lavoro illusoriamente promesso, e il futuro di un’intera area. Invitiamo pertanto il Sindaco Madafferi a dimettersi dalla sua carica, dal momento che le ultime vicende hanno dato prova della sua manifesta e irrimediabile incapacità di gestione dell’incarico istituzionale che gli è stato conferito.
A Confindustria e ai suoi “alleati” rispondiamo che la popolazione è ormai stanca del ruolo di bersaglio designato di tutti gli impianti che in altre zone vengono osteggiati per la loro nocività; e che gli unici ad esacerbare gli animi, soffiando sul fuoco e creando una pericolosa rabbia, spesso sopita solo dalle associazioni, sono proprio costoro insieme ad alcune istituzioni insensibili alla vera vocazione del territorio. Anche su questo fronte stiamo costruendo un’ampia mobilitazione, e assieme alle associazioni di San Ferdinando, cui facciamo appello, e alle altre della regione e dell’Italia intera che hanno già creato il coordinamento No rigass – Calabria, porteremo in piazza i cittadini per impedire, con tutti i mezzi che ci sono concessi, l’ennesimo mortale scempio ai loro danni.