• Reggio Calabria. Tavolo tecnico istituzionale per l’assegnazione dei beni sequestrati
    10/04/2015 | Valeria Guarniera | www.ildispaccio.it

    REGGIO CALABRIA – “E’ un fatto culturale innovativo che ridà credibilità allo Stato e speranza a questo territorio”. Così Mimmo Nasone, referente regionale per Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie, ha definito il documento presentato oggi al Tribunale di Reggio Calabria: Un protocollo diretto al superamento dei problemi della gestione dei beni sequestrati o confiscati alle organizzazioni mafiose. “Se vogliamo sconfiggere la ndrangheta – ha continuato Nasone, citando e ricordando don Italo Calabrò – dobbiamo mettere mano nelle loro tasche e nella testa della gente, eliminando la convinzione che la ndrangheta sia più forte dello Stato. I beni confiscati alle mafie – ha sottolineato – sono una risorsa da valorizzare. Il loro riutilizzo ha un valore sociale importantissimo ed è importante che siano messi a disposizione dei soggetti più poveri e svantaggiati. Gli stessi soggetti che a volte non sono neanche a conoscenza dei loro diritti”. Presenti a sottoscrivere il Protocollo d’Intesa – della durata sperimentale di due anni – il presidente del Tribunale Luciano Gerardis, il sindaco Giuseppe Falcomatà,il rappresentante dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati Riccardo Bognanni, la responsabile dell’ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale Ornella Pastore e Francesco Spanò, per Libera, insieme a Mimmo Nasone.

     

    Un tavolo tecnico istituzionale, dunque, per favorire la gestione e concessione, anche ad uso sociale, dei beni sequestrati in regime di amministrazione giudiziaria da parte del Tribunale. Tutto ciò attraverso una banca dati – in continuo aggiornamento – da cui associazioni ed Enti potranno venire a conoscenza dei beni sequestrati disponibili. Scopo del protocollo, che sarà coordinato dal Tribunale di Reggio Calabria, è “favorire l’utilizzo immediato dei beni immobili a fini istituzionali, sia delle amministrazioni statali e locali, che delle associazioni o enti che svolgono finalità sociali, compatibilmente con l’esigenza, prevista dalla legge, di messa a reddito dei beni e della rapida loro destinazione dopo la definitiva confisca; ridurre i tempi di gestione dei sequestri per massimizzarne il valore economico e contenere i costi della gestione, attraverso una razionalizzazione delle procedure”. “Un’iniziativa che ci vede assolutamente coinvolti – ha spiegato il sindaco Falcomatà – e che in un Comune che esce da due anni di commissariamento assume un valore aggiunto e diventa un segnale forte che ribadisce, ancora una volta, la direzione di legalità che abbiamo intrapreso.

     

    E’ importante che una parte dei capitali sequestrati possa rimanere sul territorio e che sia destinata alla riqualificazione di beni che molto spesso, dopo il sequestro, subiscono un processo di deterioramento”. L’obiettivo è fare in modo che i tempi che intercorrono tra il sequestro e l’assegnazione del bene vengano accorciati il più possibile: “In genere – ha spiegato Gerardis – si viene a determinare uno stacco tra il momento del sequestro e l’assegnazione che certo non aiuta ai fini di una utile gestione, implementazione del patrimonio stesso. Lo strumento dell’aggressione patrimoniale è decisivo nel contrasto alla ndrangheta – ha sottolineato Gerardis – perché li colpisce economicamente. Recuperare poi la funzione sociale del bene – ha aggiunto – è parte essenziale del progetto ed è un segnale forte per la società. Questo Protocollo – ha inoltre spiegato – è soltanto il nucleo iniziale di un’attività che vuole coinvolgere tutti ed è aperto alle adesioni di tutti i soggetti interessati.