• Pdl, Biasi di nuovo contro Scopelliti fa appello a Berlusconi: “Non si fidi di lui”
    Berlusconi non si faccia trarre in inganno da chi si muove nell'ambiguità e negli equilibrismi
    08/11/2013 | Roy Biasi, coordinatore provinciale Pdl | Comunicato

    REGGIO CALABRIA – Si può essere “berlusconiani” dalla nascita, come i tanti che, incluso il sottoscritto, nel 1994 rimasero affascinati da quel progetto e che si sono sempre riconosciuti in quelle idee e in quei valori. Può anche accadere che nel corso del proprio percorso ci si ritrovi a voler far parte di quella grande famiglia che è stata, e tornerà ad essere Forza Italia, com’è capitato a tanti che in questi anni hanno trovato nella casa dei moderati la propria identità politica. Di sicuro però non si diventa “berlusconiani”, o ancora peggio si finge di esserlo diventati, a colpi di continui tradimenti guidati dalla mera logica dell’arrivismo personale. Non si tratta di fare la gara a dire chi sia più o meno amico di Berlusconi, quanto di osservare con obiettività se veramente si condividono determinati principi che si dice di condividere e se realmente si è coerenti con i propri ideali. Se così è non credo che serva rimarcare ogni giorno il concetto sostenendo anche di essere il migliore di tutti. Evidentemente lo si fa per tentare di convincere la gente, con il collaudato sistema di propaganda, che questa sia la verità, o forse per autoconvincersi che sia così. Nessuna sorpresa comunque, conosciamo il personaggio Scopelliti, lo stesso che oggi mentre inneggia alla sovranità del leader di cui si professa principale supporter, invoca la necessità di una “tutela” reclamando lo spazio per “un vice che sia veramente all’altezza del compito”. Della serie un colpo al cerchio e uno alla botte, non proprio tipico di chi dice di sostenere convintamente un progetto. Molto più nelle corde invece di chi forse quel mondo non lo conosce affatto, che si dichiara forzista come nessuno mai, ma forse non sa che in quella Forza Italia la figura del vice, del secondo, non è prevista per Statuto. Se poi si pretende di cambiare le regole quella è un’altra storia. D’altronde spettacoli del genere sono tristemente noti. Ne sanno qualcosa i firmatari, a loro insaputa, di un documento diverso da quello realmente sottoscritto che in modo maldestro e sleale è stato anche trasmesso alle agenzie di stampa nazionali; ne sanno qualcosa i cittadini della Calabria a cui si continua a raccontare che la vita è bella e tutto va bene; ne sanno qualcosa i nostri militanti, la gente del nostro partito, mai realmente coinvolti e col tempo sempre più distanti a causa del suo modo di fare divisivo e accentratore; ne sanno qualcosa i vari Fini, La Russa e Gasparri, che solo ora si son resi conto di aver allevato una serpe in seno; ne sa qualcosa anche Berlusconi, già messo con le spalle al muro solo un mese fa, lo stesso Berlusconi mai fondamentalmente stimato anzi, più volte criticato, considerato “finito” da Scopelliti, ne ho qualche rimembranza personale, e non credo di essere il solo, relativa al periodo in cui il super leader guidava alla ribalta le truppe aennine ridicolizzando nei suoi interventi quella Forza Italia di cui ora si professa grande sostenitore. Tutti, al di la dei giri di parole, semplicemente traditi. Traditi a suon di bugie, di finte promesse, di pirotecniche giravolte, di finti attestati di stima. Tutti usati, sedotti e abbandonati, in nome di un unico principio. Quell’interesse personale camuffato con l’inganno a volte nel “pensiero condiviso da tutti”, altre volte nel “lavoro per il bene comune” o ancora “nella ricerca dell’unità di partito” o nel “trauma doloroso ma necessario” per finire con l’ultimo gettonatissimo “senso di responsabilità”. Auspico pertanto che il prossimo Consiglio nazionale porti alla vera unità del partito e mi appello al presidente Berlusconi, a quel leader che noi abbiamo sempre sostenuto senza se e senza ma, sottoscrivendo con convinzione anche il documento approvato dall’Ufficio di presidenza lo scorso 25 ottobre. Non si faccia trarre in inganno da chi si muove nell’ambiguità e negli equilibrismi, non si fidi di chi ha sempre pensato ai propri interessi e continuerà ancora a farlo. Eviterà così di fare la fine di quella rana che dopo essersi fidata dello scorpione lo caricò sul suo dorso per fargli attraversare il fiume ma, a metà tragitto, capì di essere stata punta. “Perché?”, domandò lei quando ormai era troppo tardi. “Sono uno scorpione”, rispose lui, “è la mia natura”.