• Nicola Gratteri e Vito Teti analizzano la Calabria tra presente e futuro
    Tanti i cittadini presenti al secondo caffè letterario organizzato dall'Edp
    29/12/2015 | Edicola di Pinuccio | Edicola di Pinuccio

    edpCINQUEFRONDI – Qual è la condizione della Calabria? Quali sono le prospettive di cambiamento per la regione situata alla punta dello Stivale? Queste le domande rivolte dall’associazione Edicola di Pinuccio al procuratore aggiunto della Procura distrettuale antimafia e scrittore, Nicola Gratteri, e al docente di Antropologia Culturale presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria, Vito Teti.

     

    Dopo il sentito ricordo dei cinquefrondesi Carlo Carlino e Pippo Tropeano, l’associazione culturale cinquefrondese ha voluto dedicare un secondo appuntamento alla situazione calabrese, analizzata tra presente e futuro, da due importanti figure che testimoniano un costante impegno civile e sociale per il miglioramento di questa terra.

    Tanti sono stati i cittadini di Cinquefrondi e dell’intera Piana che hanno accolto l’invito alla memoria lanciato dall’Edp. Ad aprire l’iniziativa il giornalista, Michele Albanese, il primo cittadino, Michele Conia e il già sindaco di Cinquefrondi, Luigi Carrera, che ha chiesto: «È possibile andare avanti senza un cambiamento generale? E l’antropologia quant’è importante nelle inchieste giudiziarie odierne?».

     

    Immediata a questo punto la risposta di Gratteri, che si è soffermato sull’importanza dell’istruzione, spesso precaria oggi, a causa di scuole trasformate in proiettifici e lauree ottenute «con regalie, corruttele, pistole sul tavolo». Un riferimento il procuratore l’ha anche fatto sulla ’ndrangheta, chiarendo che «spesso chi viene considerato ’ndranghetista non fa altro che portare acqua al pozzo del capo locale che non vive chiedendo mazzette ma con prestanomi grossisti. Anche la pubblica amministrazione – ha continuato – è gestita da incensurati che spesso sono figli o nipoti parenti di ’ndranghetisti pronti ad attuare modalità mafiose».

     

    Un invito ad abbandonare le immagini strereotipate della Calabria, che già nel Cinquecento la vedevano come “un paradiso abitato da diavoli”, è giunto dal docente Unical, Vito Teti, il quale, pur riconoscendo i problemi geografici del territorio, caratterizzato da frane e abbandoni, ha invitato a riscoprire il senso dell’appartenenza, convinto che la Calabria abbia bisogno di analisi lucide di coraggio e di dialogo per riprendersi.