• Mondiali di calcio. Il dossier di Altroconsumo sui palloni “Brazuca”
    06/06/2014 | Altroconsumo Calabria | Comunicato

    pallone brazuca mondiali 2014COSENZA – Pietro Vitelli responsabile ALTROCONSUMO Regione Calabria in collaborazione con la grande macchina di tutela dei cittadini consumatori-utenti indipendente e scevra da qualsivoglia condizionamento , tenta di fare il punto anche sull’imminente campionato mondiale di calcio in partenza tra una settimana. Dopo questo breve periodo rimasto, si accenderanno i fari internazionali su atleti, campi di gioco, schemi tattici, tifoserie, palloni. Un evento complesso, con un giro d’affari stimato attorno ai 4 miliardi di dollari per la sola FIFA. Nel cono d’ombra rimangono, prosegue Pietro Vitelli diversi aspetti, come il mondo della produzione dei palloni, oggetto di culto e di campagne commerciali in pressing evidente in questi giorni che precedono il fischio d’inizio del torneo.

     

    Quali sono le condizioni di produzione, quale il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, il livello d’attenzione sulle ricadute ambientali nel realizzare l’oggetto feticcio ufficiale per la Coppa del mondo FIFA 2014? Altroconsumo e le altre organizzazioni di consumatori indipendenti hanno voluto vederci più chiaro. A due livelli: con un test in laboratorio per verificare la qualità del pallone ufficiale dei mondiali, Brazuca; con un’inchiesta sulla responsabilità sociale nel settore di produzione nel sud della Cina, a Shenzhen in una delle due fabbriche che produce il pallone ufficiale per Adidas.

     

    Il test ha coinvolto sia esperti di laboratorio che calciatori brasiliani professionisti. I palloni sono stati sottoposti a una prova sofisticata realizzata all’interno di una galleria del vento per simulare le condizioni ideali di gioco. Brazuca ha superato le prove, soprattutto grazie alla buona aerodinamica che rende ben controllabile la traiettoria una volta calciato il pallone. Ma Altroconsumo vuole di più: un pallone da calcio che non sia solo buono, ma anche giusto. Il Pakistan ne è stato il più grande produttore sino a fine 1990, con la copertura del 75% dei palloni da calcio cuciti a mano sulla scena mondiale. Con lo sviluppo di nuovi materiali e innovazioni tecnologiche nel processo di produzione, la Cina è subentrata, sfidando il primato e ritagliandosi il 68% della produzione, rispetto ai Paesi tradizionali come Pakistan e India.

     

    Oltre alla Cina oggi anche la Thailandia ha un ruolo principale nel produrre palloni da calcio cuciti a macchina. L’innovazione nel processo produttivo ha portato con sé nuovi modelli organizzativi e temi etici da esplorare: l’eccesso di ore lavoro nelle fabbriche cinesi è subentrato al tema dal lavoro minorile diffuso nella cucitura a mano dei palloni. Oggi in Cina, continua Pietro Vitelli Altroconsumo Regione Calabria, permangono i problemi legati alla mancanza di libertà sindacale, e i lavoratori cominciano ad acquisire consapevolezza dei propri diritti, in un panorama dominato da grandi brand internazionali che si riforniscono nelle fabbriche locali cercando di mantenere i vantaggi derivanti dal basso costo del lavoro. Le dimensioni relativamente limitate permettono una considerazione adeguata degli aspetti sociali e ambientali legati alla produzione del pallone ufficiale dei mondiali. Rimangono però alcuni aspetti che possono essere migliorati, come l’esposizione dei lavoratori alle sostanze chimiche, la libertà di movimento durante i turni di lavoro e l’impegno per accrescere la consapevolezza dei lavoratori rispetto ai diritti fondamentali stabiliti dall’OIL, tra cui la libertà di associazione.

     

    Un tema emergente è quello dei contributi per l’assicurazione sociale, un argomento complesso che coinvolge non soltanto i fornitori dei più famosi brand diffusi a livello globale, ma anche le autorità locali cinesi. Proprio questo argomento ha scatenato la protesta di migliaia di lavoratori in una delle più grandi fabbriche cinesi di scarpe sportive. La responsabilità sociale è una visione che supera gli obblighi imposti dalle leggi nazionali, a maggior ragione in paesi come la Cina in cui spesso le norme stabilite dal governo centrale non sono implementate adeguatamente a livello locale. C’è stata una ricaduta positiva dell’inchiesta di Altroconsumo e delle altre associazioni di consumatori conclude Pietro Vitelli: sono state intraprese alcune azioni correttive nella fabbrica cinese che produce il Brazuca in seguito alla visita, un impegno concreto per garantire che il pallone dei mondiali non sia solo tecnicamente buono, ma anche rispettoso dei lavoratori e dell’ambiente.