• L’elezione di Laura Boldrini e Piero Grasso restituisce fiducia nelle istituzioni
    18/03/2013 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    CON LA MANO SUL CUORE, dallo scranno più alto della Camera, Laura Boldrini ha dato un’immagine di sé, bella, elegante e solenne. Lontana dalle brutture cui ci avevano abituato. Una ventata di freschezza nuova, un odore di pulito che si sente anche attraverso il video. Discorso applauditissimo, non da tutti, e non da tutte le donne di Montecitorio. Eppure, ha parlato dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, “la più bella del mondo”, che sono i diritti di tutti, e degli ultimi in particolare; si è parlato di dignità, di cittadinanza, di donne, di violenza “travestita d’amore”, di esodati, di precari, di giovani senza lavoro, di pensionati e di imprenditori in difficoltà, di detenuti, dei “morti per mano mafiosa” e di quelli “senza nome del Mediterraneo.” E di Papa Francesco “venuto emblematicamente dalla fine del mondo”, da quel mondo che Laura Boldrini conosce bene, avendo svolto numerose missioni in luoghi di crisi, tra cui l’Afghanistan, l’Iraq, l’Angola, per citarne solo alcuni.

     

    Comportamenti in aula, per lo più, di ascolto rispettoso, di approvazione e di ovazione, ma anche di insolenza, non manca infatti chi legge o chi armeggia con il cellulare. Commenti quasi unanimi di apprezzamento per la pacatezza, la ricchezza e la profondità del discorso, ma anche commenti senza fondamento alcuno, dettati solamente da ragioni politiche, ove l’aggettivo politiche meglio si tradurrebbe con ostruzionistiche . “Discorso deludente” per il segretario del PDL Angelino Alfano. “Discorso a tratti condivisibile, ma essenzialmente retorico e idealista” per l’ex ministro della Pubblica (Pubblica? Forse mi sbaglio, mi pare che l’avessero tolto questo aggettivo) Istruzione, Mariastella Gelmini. In particolare a quest’ultima, proprio perché donna, mi sento di chiedere se almeno i passaggi del discorso dove si riferiva alle donne, li ha condivisi.

     

    E chiedo ancora: la retorica e la sorella sempre vicina demagogia, possono albergare nell’animo di chi ha vissuto e operato con e per alleviare le sofferenze altrui? Il pragmatismo, il lavoro sul campo, il rimboccarsi le maniche, la sofferenza empatica, non lasciano né spazio, né tempo alla retorica. Quello spazio e quel tempo che, invece, l’epopea berlusconiana si è presi per intero. Ma il declino è evidente, di Berlusconi, sempre più alle prese con i legittimi impedimenti e con l’uveite, e dei suoi che continuano, con retorica (questa volta ci sta proprio) e con insolenza, a difendere l’indifendibile, anche con iniziative mai viste prima. Lo stesso discorso della Boldrini, o meglio, simile discorso (stesso proprio no, perché non ne sarebbe capace), pronunciato da un berlusconiano, avvezzo, per costituzione mentale ed ideale, alla fiction politica, sarebbe stato sì, retorico e, non idealista (che è parola dall’accezione anche positiva), ma demagogico.

     

    Anche se il prosieguo di questa fase politica sarà molto molto complicata, l’elezione di Laura Boldrini, così come l’elezione di Piero Grasso alla Presidenza del Senato, ha restituito a molti di noi un po’ di fiducia e di speranza. Ed ha restituito ai palazzi quell’aura di dignità e solennità, messa a dura prova da una passata (speriamo per sempre) e traboccante volgarità e amoralità. Speriamo tutti che le Camere diventino veramente “le case della buona politica.”