• Le riforme necessarie al paese sono il riscatto per l’avvenire. Da non confondere con l’obolo per i questuanti
    11/09/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    QUELLO DELLA PROMESSA non mantenuta par essere la regola fondante e purtroppo comune ad un considerevole numero di politici nostrani che, in questo campo, possono reclamare un palmares da fare invidia ad un fuoriclasse, rasentando  davvero l’acme. Già, perché se la politica si alimenta e vive sulla tenuta di panzane chimeriche raccontate con maestria da abili parolai, parallelamente, gli elettori – e sarà questa la fortuna dei politici – non dimostrano in materia d’avere proprio la memoria di Pico della Mirandola, e quasi sempre ci ricascano. Ed è sul terreno, rimasto infertile, delle riforme che si caratterizza tutta la sterilità dell’azione politica che stenta a produrre gli effetti benefici che invece si dovrebbero dispiegare a favorire il cambiamento, in meglio, sia sociale che economico del paese. Ma il più delle volte tutto rimane fermo, con le proposte sapientemente dormienti in chissà quale prestigioso quanto polveroso cassetto. Fare un elenco completo è come voler sottostare alle fatiche di Sisifo vista la variegata platea degli illustri promissori, ma proprio per non essere come Ercole al bivio, proponiamo un breve inventario che ritorna spesso di moda quando s’avverte l’odore di elezioni, olezzo – questo sì – percepito a gran lunga distanza dagli olfatti fini dei nostri rappresentanti. Ebbene, solenni quanto inani sono gli impegni pontificati ed offerti quasi ad olocausto per la democrazia, riesumati con strabiliante tempestività ogni qual volta rispuntano scandali o episodi clamorosi al limite della decenza che rischiano di metter fine alla cuccagna collettiva dei dinosauri parlamentari. La commedia diventa esilarante quando si assiste alla precipitosa gara al rialzo, di chi la espone meglio o di chi rischia perfino d credere alle favole che si auto-racconta. Taglio dei privilegi della casta; riduzione dei parlamentari e relativi compensi; eliminazione delle provincie; efficientamento della pubblica amministrazione; abolizione degli enti inutili; revisione delle legge sui rimborsi elettorali; emanazione di una seria legge anticorruzione; abolizione della prescrizione; legge antievasione; riforma del cuneo fiscale; avvio completo delle liberalizzazioni; nuova legge elettorale; riforma della giustizia e questione meridionale. Sono solo la parte più in vista delle riforme sbandierate da ogni formazione politica che, con la irridente scusa di farle proprie e metterle al centro della loro azione parlamentare, le confinano sistematicamente ai margini del loro operato, salvo alla bisogna, riproporle per imbonire un acquiescente elettorato. Praticamente, l’obolo per i questuanti. Con il risultato che, alla fine, ci si ritrova davanti a programmi fotocopia e sciorinate accattivanti di pure reclame elettorali. Molta pomposa forma, tanto fumo, ma scarsa sostanza. In vero, si tratta d’una mera compilation di slogan propinati ad hoc, tristemente veri nell’enfatica enunciazione ma concretamente vacui nella loro realizzazione. A noi non resta che annotare che, in fondo, la verità è che mancano volontà e coraggio per l’attuazione. Perché al di là di ciò che si chiede quotidianamente e con sacrificio a famiglie ed imprese, bisognerebbe avere la tenace determinazione di realizzare queste riforme almeno per ripagare gli sforzi escussi in una sorta di compensazione equitativa per consentire, se non altro, alle generazioni future di non subire l’onta  discriminante del passato e rimettersi in pari, per poter riprendersi con fierezza il proprio pezzo d’avvenire ed avere pariteticamente le stesse chance dei coetanei degli altri paesi dell’aerea continentale che oggi ci considerano – forse non a torto – un po’ come la nobile decaduta della corte europea.