• Le radici profonde delle bande musicali calabresi nel libro di Giovanni Russo presentato a Polistena
    24/08/2013 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    POLISTENA – La presentazione del libro “Bande musicali calabresi. Storia, cronache, uniformi e immagini di 300 antiche formazioni musicali” di Giovanni Russo, avvenuta qualche giorno fa in Piazza della Repubblica a Polistena, ha offerto al pubblico una bella ed interessante serata all’insegna della cultura e dell’arte, caratterizzata dagli interventi dell’autore e dei numerosi relatori, dalle esibizioni dell’orchestra giovanile di Bagnara Calabra e dello storico complesso bandistico di Polistena, e dal conferimento di numerosi premi e menzioni speciali a bande, maestri e musicanti. Interessanti gli spunti di riflessione emersi e tesi a sottolineare la necessità di focalizzare l’attenzione sui fenomeni culturali, anche e soprattutto in vista di un miglioramento generale della vita sociale. E la musica, che è arte tra le più nobili, è un fenomeno culturale che ha caratterizzato, da sempre, le dinamiche storico-sociali del nostro territorio e dell’intera regione. In particolar modo, attraverso la pratica e la cultura bandistica, così radicate e apprezzate, oltre che formative per tante e tante generazioni.

     

    cover libro RussoIl libro di Giovanni Russo – da sempre impegnato, sia per il bellissimo lavoro che svolge, sia per la forte passione, che è un tutt’uno con la sua persona, nella ricerca e nello studio della storia locale – è un’opera possente, per il contenuto ricco e articolato, e per la sua peculiarità di ricostruzione documentata e dettagliata della storia delle antiche bande calabresi, ben 300. Il libro, corredato da una nutritissima raccolta di fonti soprattutto giornalistiche, ma anche bibliografiche e documentarie, oltre che da moltissime foto e da una splendida collezione di figurini delle uniformi delle bande musicali calabresi, è il risultato di un lavoro di ricerca lungo, laborioso e condotto con rigore metodologico e scientifico. Lavoro dal quale emergono ambiti cronologici, attività svolte, repertori eseguiti, e quant’altro di interessante possa aver riguardato la vita delle bande calabresi, dalla loro istituzione fino, più o meno, alla prima metà del sec. XX. In un territorio come il nostro, poi, dove è fortemente sentita e partecipata la tradizione bandistica, questo libro rappresenta un validissimo contributo alla memoria storica di comunità piccole e meno piccole, che hanno trovato nella banda un motivo di identità ed orgoglio paesano, oltre ad uno dei pochi, se non l’unico, approccio all’apprendimento musicale, e non solo, se si considerano anche le innumerevoli varianti legate al mondo bandistico. Se si pensa poi al legame delle associazioni bandistiche con il mondo artigianale e con quello contadino, è ancora più chiaro il motivo per cui si può affermare che la banda ha rivestito un ruolo altamente formativo, soprattutto nell’epoca in cui era alto il tasso di analfabetismo e, nel migliore dei casi, di semianalfabetismo. Infatti, sia dal punto di vista delle conoscenze musicali che da quello della prevenzione pericolo devianze, della socializzazione, della solidarietà (si pensi alle bande degli orfanotrofi) e del rispetto di regole e direttive, la banda svolgeva un ruolo sociale di indiscusso valore. Inoltre, rappresentava e rappresenta ancora oggi, in un territorio a forte drammaticità lavorativa ed occupazionale, una fonte di guadagno, sia pur modesta.

     

    Questi ed altri aspetti emergono nelle pagine del libro, attraverso le considerazioni introduttive dell’autore, le cronache giornalistiche ed altro genere di documenti, come lo stralcio di una lettera che il podestà di Varapodio scriveva al suo collega di Gerace in occasione del Gran Concerto che la Banda di Varapodio tenne, nel 1928, a Gerace, stralcio che qui mi piace riportare in quanto lo ritengo molto significativo, proprio perché in esso viene esplicitato l’obiettivo educativo principale della banda; “…Strappare i giovani dalla strada, dalle bettole e dai locali da trivio, occuparli nelle ore libere del dopo lavoro con un’arte piacevole quale la musica che ingentilisce e conforta, avviarli nella civile convivenza in giro per città e paesi, portare avanti con orgoglio il nome della Calabria tanto disprezzata, è stato ed è l’unico intento, l’ambita aspirazione di questa Commissione…” Obiettivo attualissimo, se si pensa alle numerose formazioni bandistiche giovanili nate recentemente nel territorio, che collezionano successi e riconoscimenti, grazie anche alla forte carica emozionale e alla volontà di riscatto e cambiamento che le anima. Mancava, nel panorama della letteratura musicale calabrese, un lavoro così corposo sulle bande, anche se esistono alcune pubblicazioni che affrontano simili temi, come “Le bande musicali in Calabria 1800-1985” di Carlo Carlino e Clara Caruso per Gangemi Editore. Il merito che va riconosciuto a Giovanni Russo – oltretutto affettivamente legato, per motivi familiari, al mondo bandistico e musicale – ed anche al Centro studi polistenese, da lui diretto, ed allo storico complesso bandistico di Polistena che hanno reso possibile la realizzazione di questo libro, è quello di aver dato voce e sistematicità ad una storia settoriale, quella delle bande appunto, che è specchio e parte di una storia più ampia, quella della Calabria e dei calabresi