• Lavoratore in mobilità non ha soldi per vaccino del figlio. Un collega: “Mi sento sconfitto”
    19/02/2015 | Clara Varano | www.strill.it

    LA LORO E’ UNA STORIA di cui si è detto ormai tutto. Retroscena politici, fondi che ci sono e che poi inspiegabilmente spariscono, società partecipate chiamate in causa che poi non ottemperano a quanto chiesto. È la lunga odissea dei lavoratori in mobilità della Calabria. 30mila unità lasciate allo sbaraglio, che non hanno più un’occupazione e che in molti casi, vista l’età, non sperano nemmeno di rientrare più nel mondo del lavoro perché “fuori quota”. A scriverci un nostro lettore che ha chiesto a strill.it di aiutarlo a denunciare una situazione di degrado e di abbandono. Tutto parte da un post su Facebook pubblicato ieri sera da Mario Argondizzo, lavoratore in mobilità di Cosenza, che scrive: “Stasera sto veramente male!!! Un caro amico, un amico di tante battaglie, di tante lotte mi ha telefonato chiedendomi se c’erano novità sui pagamenti, se ne sapevo qualcosa!! Alla mia risposta purtroppo negativa, è scoppiato in una crisi di pianto”.

     

    Pianto, disperazione, umiliazione tutti sentimenti provati da chi giorno dopo giorno ha visto frantumarsi prima le certezze e poi le speranze e che oggi non può nemmeno mandare i propri figli a scuola come l’amico di Mario. “Sentire piangere una persona di 50 anni un padre di famiglia, che per 35 anni si è spaccato la schiena come lavoratore edile – spiega Mario – è stato tremendo, mi domando il perché di tutto questo!”. Mario e gli altri lavoratori in mobilità vivono, tra indennità e sussidio, con soli 400 euro al mese dai quali vengono sottratte anche le ritenute Irpef. Sono gli stessi lavoratori che per ottenere il pagamento di quanto già stanziato e loro dovuto, periodicamente salgono sulla pensilina dell’Inps di Cosenza e bloccano l’accesso alla città della autostrada. “Ieri – ci racconta al telefono – mi sono sentito uno sconfitto. Impotente davanti al suo racconto. Non ha addirittura potuto pagare il vaccino per suo figlio.

     

    Pensa al suicidio ed io temo veramente che possa fare un gesto estremo. Mi vergogno di essere italiano. Dov’è lo Stato? Dove sono i ministri in queste situazioni di crisi e gravità estrema?” Punta il dito sul Governo, dunque, ma non sulla nuova amministrazione regionale Mario. “La nuova giunta non c’entra. Anzi, appena si sono insediati sono riusciti a pagarci le ultime mensilità che ci arretrate del 2013. Vogliamo quello che ci spetta, ma soprattutto – aggiunge – siamo stanchi di vivere di elemosina e privati della nostra dignità di uomini”. “Quello che chiediamo – spiega Mario – è lavorare. Basta con i sussidi, basta con l’elemosina. Ieri non sono riuscito a trovare le parole per consolare un uomo di più di 50 anni che piangeva come un bambino pensando ai figli”. I lavoratori in mobilità, inoltre, attendono da tempo anche la retribuzione, 250 euro mensili, pochi soldi, ma sempre utili, provenienti dalle retribuzioni dei tirocini. “Tirocini del tutto inutili – spiega – perché ci fanno lavorare in settori che non sono di nostra competenza. All’epoca dell’attivazione si riempirono la bocca in Regione con l’espressione ‘boccata d’ossigeno’ e noi per una boccata d’ossigeno siamo disposti a tutto, ma che boccata d’ossigeno è se ancora dobbiamo vederli questi soldi?”.

     

    “La verità – conclude – è che ci hanno abbandonato tutti. E adesso capisco anche chi non viene alle proteste e conserva quei 20 euro da spendere tra pullman e pranzo per compare il pane alla propria famiglia”. C’è qualcosa, però, che Mario si sente di dire alle istituzioni ed ai politici: “Noi vorremmo essere solo ascoltati. C’è tanto da fare in Calabria ed il nostro supporto è ancora possibile. Si spenderebbe la metà dei soldi se si investisse nel curare il territorio piuttosto che porre rimedio ai danni provocati dall’incuria. Abbiamo tante idee, ma nessuno ci ascolta”.