• L’associazione “Il Samaritano” celebra i 25 anni di attività. Tra memoria ed impegno
    10/05/2013 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    POLISTENA – “La cultura mafiosa attecchisce dove si chiede ancora per favore ciò che invece spetterebbe di diritto”. E’ solo uno dei tanti passaggi che hanno qualificato l’intervento di mons. Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio presente in veste di relatore a celebrare il 25° anniversario della nascita dell’associazione “Il Samaritano” attiva presso la parrocchia di S.Marina Vergine in Polistena. Assieme a don Demasi nella veste anche di padrone di casa, anche il sindaco Tripodi, il vescovo diocesano mons. Milito, il caporedattore dell’Avvenire Antonio Mira col compito anche di moderatore, ed il procuratore della Repubblica di Palmi Creazzo quest’ultimo insigne sostituto del procuratore di Reggio Calabria, De Raho, impossibilitato a presenziare per problemi personali. Presenti autorità civili, quali il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi e quello di Scido Zampogna e militari con il maresciallo Ribuffo ed il commissario Amati, ma non è passata inosservata la presenza degli imprenditori vittime di mafia Nino De Masi, Mario Congiusta e Pasquale Inzitari. E poi l’intero corso universitario di Pedagogia della Resistenza dell’Unical guidato dal prof. Costabile.

     

    Don Pino ha avuto parole di ringraziamento per gli intervenuti e ricordando di coltivare la memoria ha altresì evidenziato quanto sia significativa la data del 9 Maggio che accomuna la morte di Aldo Moro, il sacrificio della vita di Peppino Impastato ma anche la grande provocazione-invettiva di papa Wojtyla scagliata contro le mafie proprio dalla Sicilia, terra del sud. E’ stata una serata di introspezione al fenomeno mafioso vissuto in rapporto all’agire della Chiesa non di certo immune alla permeazione malavitosa paradossalmente germogliata in regioni peculiarmente devote alla fede cattolica, come ha voluto ricordare nel suo incisivo intervento il procuratore Creazzo che ha fatto leva sull’aderenza della mutualità simbologica fatta di santini, riti e sacramenti profanati – che seppur evidentemente adoperati con scopi di cementare alleanze ed intese sciagurate – connette, in un deviato parallelo, l’attività criminale a quella ecclesiastica, concludendo però che fortunatamente la Chiesa contrappone anche una schiera di esempi positivi e virtuosi di cui giovarsi. Anche il sindaco Tripodi porgendo i suoi saluti ed auspicando il rinvigorirsi di iniziative simili non ha mancato di accennare a modelli non sempre positivi prodotti dalla Chiesa poiché talvolta contraddittori, ma ha riferito che le battaglie a favore dei giovani e contro la discriminazione devono essere battaglie comuni assolutamente condivise anche dalla politica.

     

    Il vescovo Milito facendo omaggio di una icona raffigurante la parabola del buon smaritano ha posto l’accento sul fatto che è nel samaritano che si raffigura Gesù stesso, augurando all’associazione di arrivare al giubileo biblico. Antonio Mira ha preso spunto dall’anno 1993 per ricordare, in un breve excursus, un periodo buio per la storia del paese che prese le mosse dall’anatema alla conversione dei mafiosi lanciato dalla Valle dei Templi di Agrigento da Giovanni Paolo II a cui seguì la risposta stragista e violentissima della criminalità organizzata che per mezzo delle bombe mostrò la reazione più brutale. Ma la reprimenda è arrivata per mezzo dell’intervento di mons. Galantino che è stato sferzante senza mezze misure, ed in una sorta di lectio magistralis brillante quanto lapidaria ha coltivato l’attenzione dell’uditorio lanciando moniti sulle sensibilità a comando “che non si inventano né tra i preti né tra i laici” e sulle ambiguità presenti nell’istituzione ecclesiastica a cui devono invece seguire azioni concrete “sporcandosi anche le mani” per condurre la lotta alla mafia che è un “impegno quotidiano di tutti i credenti” e che deve portare ad “educare alla cultura dei diritti e dei doveri” poiché – ha continuato il presule – “respirare a pieni polmoni la cultura del favore è solamente deleterio”.