• “La Fnsi In Calabria contro ogni minaccia. Lavoro e legalità per la libertà di stampa”.
    A Polistena una manifestazione dopo le minacce al giornalista Michele Albanese. Tessera ad honorem di giornalista a Nicola Gratteri
    09/08/2014 | Simona Gerace | Edicola di Pinuccio

    POLISTENA - fnsi Un momento dell'iniziativaPOLISTENA – «Ci sono giornalisti che sistematicamente si alzano la mattina per fare disinformazione. Per essere contro qualcuno. Non è questo il giornalismo che la Calabria merita. Invito i vertici del sindacato a comparare la stessa notizia su quotidiani e siti Internet per vedere come spesso venga modificata. La pelle la si salva se i giornalisti non si appiattiscono ai comunicati, ma si dedicano a ricerche e inchieste serie. O decidete di non scrivere o abbiate il coraggio di fare ricerca. Siate severi, feroci, perché vi sovraespongono e vi fanno ammazzare». Questo l’invito rivolto, nei giorni scorsi, a Polistena dal magistrato Nicola Gratteri, nel corso dell’iniziativa organizzata dalla Federazione nazionale della stampa italiana per esprimere solidarietà al giornalista cinquefrondese, sotto scorta Michele Albanese, e ai colleghi Michele Inserra e Lucio Musolino, più volte minacciati dalla ’ndrangheta.

     

    Il magistrato, insignito della tessera ad honorem “per il coraggioso impegno portato avanti con lo spirito autentico del giornalista d’inchiesta”, ha usato parole dure e toccanti, per cercare di scrollare le coscienze dei “finti” giornalisti e della società circostante, esortando anche la Chiesa ad un’inversione di tendenza che esuli dalla mera condanna di giornalisti e magistrati, additati per il fatto di fare il proprio lavoro e cercare di portare alla luce situazioni che si sono ripetute nel corso dei tempi. «Non siamo contro la Chiesa che ha potere di formazione nel sociale. – ha chiarito Gratteri – Io e Nicaso siamo stati gli unici a ricordare che nel 1862 la mafia ha ucciso due preti. I primi religiosi martiri della mafia sono infatti stati due reggini. Credo che il coraggio non lo si venda. Un prete o ce l’ha o non ce l’ha. Altrimenti chieda di essere trasferito o si chiuda in preghiera».

     

    L’iniziativa è stata moderata dal segretario regionale della Fnsi e presidente del sindacato dei giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, il quale ha lanciato l’idea di creare nella Piana e nella Locride due sale stampa da mettere a disposizione dei giornalisti, locali e non, in cui fare rete e approfondire i problemi del territorio. Prima di entrare nel vivo del dibattito, il saluto del primo cittadino di Polistena, Michele Tripodi, e del sindaco di Gerace, Pino Varacalli, i quali hanno testimoniato la propria disponibilità a favore della libertà, legalità e lavoro della stampa libera da condizionamenti. «Fare il giornalista è difficile. – ha affermato il sindaco di Polistena cui va il merito di aver, insieme a Don Pino De Masi,voluto nel proprio Comune un’iniziativa che forse, considerati i natali di Albanese, si sarebbe dovuta svolgere a Cinquefrondi – Qui in Calabria ci sono stati silenzi e complicità per molti anni. Per molti anni in questa terra la verità è stata taciuta. Il Comune può mettere a disposizione una struttura per una sala stampa libera. Noi siamo sempre a disposizione per la libertà, la legalità, il lavoro. Il nostro nemico principale è la ndrangheta».

     

    La disponibilità della sala stampa nel Palazzo confiscato alle mafie è stata anche garantita da Don De Masi, impegnato in prima persona nella realizzazione dell’evento insieme alla Fnsi. Poi la solidarietà dell’arcivescovo di Cosenza e presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Salvatore Nunnari, che ha condannato in modo deciso gli atteggiamenti di mafiosità. «La mafia non è solo quella descritta oggi. – ha detto – L’Ora della Calabria ha passato un quarto d’ora di mafiosità e oggi alcuni giornalisti sono abbandonati a se stessi. La mafia si inserisce non solo nel lavoro giornalistico e nelle processioni ma anche in chiesa. Non c’è però misericordia se non c’è pentimento e conversione. Bisogna fare rete, questa è l’unica soluzione».

     

    Sentito e commosso, anche l’intervento del cinquefrondese, Michele Albanese, che ha affermato: «Ho fatto solo il mio lavoro. Non è possibile convivere con Dio e satana, né con costumanze che compromettono il futuro della nostra terra. Questi sono territori a rischio. I giornalisti possono impantanarsi e non distinguere il male dal bene. Il primo male è la criminalità organizzata alimentata da figure che istigano ad andare contro magistratura e giornalisti. Io spero di poter continuare a fare il mio lavoro perché mi sento mancare l’aria. Il giornalista ha bisogno di vedere, sentire, di stare in mezzo alla gente, insomma di aria».

     

    Sul lavoro giornalistico e sulle iscrizioni immeritate all’ordine, si è pronunciato il presidente dell’Ordine giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, mentre il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi ha chiarito: «Devono sapere i signori della delinquenza che non ci fermano. Anche se ci provano non ce la faranno a nascondere le notizie». Infine gli interventi dal pubblico di don Pino De Masi, Angela Napoli, Luciano Regolo, Mimmo Porpiglia e Francesco Dodaro. Unico neo dell’iniziativa, la quasi totale assenza dei cinquefrondesi.