• In quale cassetto “dorme” il progetto per la provinciale Polistena-Taurianova? Si ripete la storia delle belle incompiute?
    11/06/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    CONFIDANDO DI NON ESSERCI imbattuti in un altro irrisolvibile mistero italiano, ai signori tecnici e soprattutto ai signori governatori provinciali di Reggio Calabria, assessori Pirrotta e Candido in testa, spetterebbe il compito di riferire come e perché ancor oggi il tratto della ex strada statale 536 giaccia malridotto ed in stato di costante pericolo per la circolazione, nonostante la sistemazione della strada  immediatamente successiva la c.d. curva Mirello sia stata compresa già dal 2010 finanche nel piano triennale delle opere pubbliche, impegnando allo scopo, uno  stanziamento di ben 750.000 € di risorse pubbliche. Stiamo parlando d’un percorso stradale particolarmente significativo, aduso al trasporto di persone e beni con una notevole intensità veicolare che necessiterebbe, al contrario di com’avviene, di un’attenzione straordinaria da parte degli attori della provincia visto che vengono collegati, tra gli altri, due grossi centri urbani della piana come Polistena e Taurianova e che, proprio il suo uso intensivo l’assoggetta a veloce deterioramento ed usura. Ma il caso di specie rivela ben altro. Le frane e gli smottamenti del passato hanno lasciato cicatrici indelebili, e le cure apportate, benché necessarie, si sono rivelate solo un palliativo, seppur importante, rispetto agli interventi di riassesto idro-geologico più volte sollecitati come risolutori.

    Il richiamo è all’interessamento dimostrato dalla sensibilità particolare di esponenti politici del territorio quali l’oggi sindaco di Polistena Michele Tripodi, già assessore provinciale nella giunta del Presidente Morabito, e l’attuale consigliere provinciale in quota Rifondazione, Giuseppe Longo, i cui sforzi attuativi da una parte e solleciti ad intervenire alla giunta Raffa dall’altra non sono certo mancati. Il tratto collocato dopo la curva ancor’oggi appare in tutta la sua triste evidenza come bisognevole di intervento, e quel che è peggio, con una segnaletica che ne evidenzi il pericolo del tutto assente. Lo smottamento a margine della carreggiata poi, si presenta come insolitamente circoscritto da improbabili reti di cantiere ed il tratto, che restringe di parecchio la carreggiata, crea non pochi disagi alla circolazione con continui ingorghi defluiti solamente dall’opportuno buon senso dei conducenti, attraverso l’uso spontaneo di un senso unico alternato evidentemente senza scelta. Ma i fondi per l’intervento stanziati in bilancio, che fine hanno fatto? Ed il progetto esecutivo che pareva approvato? Ed il relativo appalto che sembrava di imminente cantierizzazione ? Quanto tempo dovranno ancora aspettare i cittadini per vedersi sottratti ad un altro potenziale pericolo su strada ? Ed ancora, in questo particolare periodo storico di crisi, non sarebbe forse necessario creare nuove vitali opportunità di lavoro impiegando le risorse disponibili e già tesaurizzate per il compimento di quelle opere pubbliche, peraltro indifferibili per il territorio quanto di pronta realizzazione? Per finire, altre due dubbiose questioni.

    La prima attiene all’ampiezza delle carreggiate che vanno dall’incrocio di Via Campagna Nuova sino all’impianto semaforico del quadrivio Bombino. Perché mai il tratto successivo che porta a Taurianova è stato, in illo tempore, opportunamente considerato degno d’esser allargato mentre il tratto in questione è rimasto pericoloso per la circolazione in quanto inadeguatamente  insufficiente? La portata del flusso veicolare non è forse sempre la medesima, per ogni senso di marcia ? E la seconda concerne proprio l’impianto semaforico del quadrivio. Una direttiva europea suggerisce la progressiva sostituzione degli impianti semaforici regolatori del traffico con l’impiego di rotatorie di moderazione, snellimento e deflusso del traffico, tanto per una questione di sicurezza che di risparmio energetico ma anche perché si son rivelate più funzionali. Ebbene sarebbe bello, pagando dazio all’ignoranza, sapere quali mai possano essere i reali insuperabili impedimenti ostativi all’adeguamento (piuttosto a basso costo) di questo piccolo, quanto pur per noi non significativamente illuminato, lembo di Europa.