• La conservazione della memoria popolare nei canti tradizionali del maestro Valentino Santagati
    23/12/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    POLISTENA – Fino alla vigilia di Natale è facile incontrarlo per le vie di Polistena mentre, con indosso la sua chitarra battente, si adopera a regalare nenie e canti popolari chiamate “Ninnareddi du Santu Bambinu” che, oltre ad allietare l’atmosfera natalizia, fanno riscoprire il gusto delle filastrocche caratteristiche perse nel tempo dei ricordi. E’ il tipico canto bucolico quello del maestro Valentino Santagati da San Lorenzo di Melito Porto Salvo, ma di paterne origini cinquefrondesi, basato su consuetudini e tradizioni che rimandano ad una vita modesta e semplice, quale quella dei pastori da cui trae spunto ed ispirazione.

     

    Amabilmente accompagnato dalla dolce voce di Elena Gallo sua partner canora ma anche di vita, egli in questo periodo avventizio è intento a raccontare – nelle brevi ma intense partiture -  scene di preghiera devozionale verso il Messia, bambinello regale che nell’assumere le umane sembianze ha voluto ritagliarsi un ruolo apparentemente da escluso per compiere appieno il mistero divino insito nel progetto di salvezza per gli uomini partendo dal basso. L’arte di Santagati è racchiusa interamente in un viaggio comunicativo semiotico che assieme alla sua musica di chiara estrazione cultural-popolare calabrese, fucina dalla quale attinge a piene mani, fonda il principio per assemblare magistralmente il resoconto musicale nella forma di stornelli dialettali orecchiabili e di piacevole godimento.

     

    Ma il suo virtuosismo è frutto di un lungo lavoro di ricerca e dedizione in lungo ed in largo per l’intera regione , strettamente legato alla storia, agli usi ed ai costumi della società calabrese di cui egli tutt’ora è desideroso di conoscere visceralmente i segreti per compiere un’opera non solo di raccolta ma anche e soprattutto di tramando orale alle generazioni venture affinché non venga disperso l’immenso patrimonio narrativo che già abbastanza travagliatamente è arrivato sino a noi e che rischia l’oblio. “Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro” scrive il poeta palestinese Mahmud Darwish, e le fatiche artistiche di Valentino Santagati, autentico mecenate del vernacolo dialettale, sono canalizzate proprio nella direzione di preservare e custodire gelosamente queste radici irrinunciabili che affondano profondamente nell’humus della nostra terra millenaria, connubio specialissimo di quelle culture e stili di vita che nel corso del tempo hanno abitato la Calabria.

     

    Un artista-ricercatore ricco di passione ed intelligenza, che sconta il peccato della scarsa notorietà e della rada visibilità legata alla indisponibilità di mezzi,  ma che vale assolutamente la pena di ascoltare ogni qual vota se ne abbia l’occasione, giacché dispensatore competente di emozioni rare ed artigianali, irripetibili nella sua esecuzione.